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Lazio-Napoli: tutti i dati della partita. L'analisi di cosa è accaduto in campo

L'analisi di Lazio-Napoli, una partita preparata magistralmente dai due allenatori per quanto riguarda la tattica. Vi presentiamo tutti i dati del match.


Alessandro D'AriaAlessandro D'AriaMatch Analyst

17/02/2025 15:30 - Campionato
Lazio-Napoli: tutti i dati della partita. L'analisi di cosa è accaduto in campo

Le partite come Lazio-Napoli, spesso lasciano agli spettatori, anche addetti ai lavori, impressioni per certi versi sconfessate dai dati di analisi. Al netto degli errori che abbiamo visto materializzarsi in campo da entrambe le parti, si è trattato di una gara molto ben studiata a tavolino dai due staff tecnici, che ben si conoscevano, atteso che in questa stagione si erano incrociati già in altre due gare, appannaggio dei biancocelesti.  Ma andiamo a vedere cosa ha realmente detto la gara dal punto di vista analitico e tattico.


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ANALISI TATTICA. Baroni ha evidentemente preparato la gara facendo leva sulla consueta aggressività e pressione che hanno fatto della Lazio una delle squadre più abili in riaggressione della lega, ma, stante le importanti assenze sul lato mancino del Napoli, ha impostato una maggiore frequenza di attacchi sul proprio lato destro, quello di Isaksen per intenderci, il lato sinistro del Napoli, presidiato da Mazzocchi e da Juan Jesus. La grafica relativa alle zone di attacco delle due squadre evidenzia quanto sottolineiamo.


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Dal suo canto Antonio Conte ha perpetrato ancora l’idea, che ha portato i partenopei a vincere 7 gare di seguito convincendo oltre che vincendo, di andare a pressare uomo su uomo a tutto campo, stile Gasperini, formando quindi delle coppie che vediamo in grafica.

Di questa situazione la Lazio cercava di approfittare, portando spesso i due mediani Guendouzi e Rovella a inserirsi nei mezzi spazi in trequarti a turno. Mentre uno si inseriva l’altro si abbassava, portando entrambi fuori zona i rispettivi francobollatori McTominay e Anguissa. Questa strategia portava allo svuotamento della parte centrale del campo, dinamica alla base di entrambi i primi due gol. In un quadro del genere infatti l’unico elemento non soggetto a marcatura e che poteva agire a palla scoperta era il portiere Provedel, dai piedi del quale infatti è partito il lancio malamente respinto nello spazio svuotato dai mediani della Lazio, evidenziato in grafica, laddove Isaksen, portato spesso per propria natura ad accentrarsi anziché cercare l’ampiezza, una volta presa la palla erroneamente respinta per vie centrali da Rrahmani, poteva condurla senza ostacoli fino alla trequarti, dove un tiro teso ed inatteso e la complicità di un Meret troppo molle facevano il resto.

La stessa dinamica si ripeteva qualche minuto dopo, quando Provedel stavolta sbagliava grossolanamente il lancio regalandolo a McTominay e assicurando uno spazio vuoto al Napoli in cui Raspadori era bravo poi a destreggiarsi dialogando con Lukaku e finalizzando magistralmente, il tutto partendo dalla mattonella che più gli appartiene, per usare un gergo cestistico. 

In generale, in fase di possesso la squadra partenopea non riusciva quasi mai ad effettuare con tempestività dei cambi di gioco da sinistra verso destra ad attivare l’uno contro uno che spesso si veniva a creare tra Di Lorenzo e Nuno Tavares quando si creava questo overload sul lato mancino del Napoli. Mentre, in fase di non possesso, coraggioso era l’atteggiamento del Napoli nel portare i propri quinti, Di Lorenzo e Mazzocchi, sui due terzini della Lazio Tavares e Marusic, scelta che in un sistema 3-5-2 che si contrappone ad un 4-2-3-1, equivaleva a consegnare ai due braccetti Rrhamani e Juan Jesus, un uno contro uno con le due ali laziali, Zaccagni e Isaksen, entrambi portati ad invadere i mezzi spazi all’interno del campo per portarsi sul piede forte. Dinamica questa, molto ben controllata dal Napoli dopo il pari, da entrambi i lati del campo, fino al momento dell’emergenza, quando Mazzocchi, che nel corso della gara era via via salito di rendimento, esausto chiedeva il cambio, costringendo Conte ad adattare Politano in posizione di quinto di sinistra, ruolo e funzioni non consone al bravo mancino partenopeo. E non è un caso infatti, che da lì si siano originate tanto la rete del pari di Dia, quanto l’azione successiva di Noslin con parata di Meret, che poteva portare al successo i biancocelesti.

ANALISI DI ALCUNI DATI 

La analisi di alcune metriche relative al match mostra dati per certi versi sorprendenti e in controtendenza rispetto a talune teorie relative alla fase atletica che attraversa il Napoli di Conte. Vediamone alcune particolarmente significative.

Il Napoli ha corso più della Lazio: in totale 121,236 km, contro i circa 117 dei biancocelesti. Su livelli di eccellenza si conferma McTominay (12,473) seguito da un sorprendente Raspadori (12,346), quest’ultimo a nostro avviso migliore in campo, non solo per il gol importante ma per tutto il lavoro di raccordo e di rifinitura svolto per l’intera gara, girando attorno a Lukaku ma anche abbassandosi a legare il gioco.

 

La evoluzione della produzione offensiva che misuriamo con gli xG – expected goals, ossia gol attesi – mostra come a partire dal minuto 50, il Napoli abbia smesso di produrre azioni offensive degne di nota, mentre la Lazio sia cresciuta da questo punto di vista.

Anche la metrica relativa ai duelli vinti ci conferma il calo che ormai si verifica dal secondo tempo della partita contro la Roma, che, visto il dato sui km percorsi, evidenzia come piuttosto che di un calo atletico, per i partenopei si possa parlare di un calo di brillantezza che si palesa mano a mano che la gara si approssima all’epilogo. In particolare la gara si è conclusa con un 54,8% di duelli vinti dalla Lazio contro il 44,7% del Napoli. Ma se nel primo tempo i partenopei hanno prevalso in questa metrica - 55,3% contro 44,7% della Lazio - il dato relativo alla sola ripresa mostra un 63% pro Lazio contro un 37% pro Napoli. 

Interessante e sintomatico anche il dato relativo ad un indice di pressione chiamato PPDA – Passes per defensive action -. Esso misura la quantità media di passaggi che, in fase di non possesso, vengono concessi agli avversari prima di intervenire con una azione di pressing mirata alla riconquista della palla. In sostanza, più basso è questo valore, più vuol dire che la squadra cerca la riaggressione con migliore efficacia. In questa metrica la Lazio è tra le migliori in campionato - quinta con 10,63 di media -. Eppure, è singolare notare come il Napoli con PPDA pari a 7,68 in questa gara sia stato molto più aggressivo della Lazio con 16,18 di media. Questa dinamica è confermata anche dal dato relativo ai possessi persi nella propria metà campo. La squadra di Baroni ha chiuso con 39 possessi persi, quella di Conte con 24. Tuttavia, se isoliamo il dato del primo tempo rispetto a quello della ripresa, otteniamo la conferma del calo evidente dei partenopei. Se infatti nella prima frazione di gioco i possessi persi nella propria metà campo erano 26 per la Lazio e 11 per il Napoli, nella ripresa il dato è stato equilibrato, 13 per parte.

CONCLUSIONI

In conclusione possiamo trarre dalla gara dell’Olimpico alcune riflessioni:

Il Napoli pare, più che in crisi atletica, logoro, specie in taluni elementi.  Conte dovrà trovare il modo di coinvolgere altri giocatori che possano assicurare se non altro energie fresche e dare la possibilità a quelli usurati di rifiatare e di recuperare livelli di intensità e brillantezza smarriti.

Raspadori, finalmente messo nelle condizioni ideali per le sue caratteristiche, è un elemento su cui puntare in questo momento di difficoltà, pensando anche semmai ad un cambio di sistema momentaneo.

Saranno fondamentali i recuperi di Olivera e Spinazzola per un Napoli parso troppo sotto standard di livello e particolarmente vulnerabile su quel lato.

La pressione uomo su uomo, che era stata il punto di forza della striscia di 7 sette vittorie convincenti consecutive, risulta altamente dispendiosa in questo momento di difficoltà numerica della rosa ed espone oltremodo il Napoli che sta subendo molto di più dei propri standard. 

Il Napoli si è fatto rimontare da situazione di vantaggio nelle ultime 3 gare pareggiate. Si è evidenziata la incapacità di gestire palla e risultato, e in generale di palleggiare e tenere il possesso facendo camminare palla e cronometro. Ci si chiede se, una volta in vantaggio, nell’ultimo quarto d’ora non si possa inserire un mediano in più – pensiamo a Gilmour abile nel palleggio – in luogo anche di un incursore, per poter tenere possesso e controllo della gara.

Infine, una considerazione positiva: in un Campionato in cui anche una corazzata come l’Inter, a dispetto della rosa, ha palesato difficoltà nella continuità di rendimento nelle ultime gare, bisogna rimarcare la straordinaria capacità di resilienza dei ragazzi di Conte, che a dispetto di assenze e recuperi lunghi e difficili nella condizione dei rientranti, è riuscito comunque a prolungare la propria striscia di risultati positivi consecutivi, portandola a 10 e nel contempo, pur rallentando per i 3 pareggi consecutivi due dei quali in gare trasferte molto insidiose contro le due romane, è riuscito nell’impresa di non farsi agganciare o superare dai nerazzurri, ma addirittura di allungare. 


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Alessandro D'AriaAlessandro D'Aria
Match Analyst e Football Data Analyst certificato ed abilitato alla professione. A fine anni '90 ha seguito da vicino prima la Primavera e la prima squadra del Napoli. Si occupa per AreaNapoli.it, tra l'altro, dell'analisi dell'avversario.

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