Il Napoli a Como conferma dati e trend allarmanti, il problema non è mentale
L'analisi di Como-Napoli, le metriche della partita evidenziano alcuni dati inappellabili. Il problema non è solo mentale così come riferito da Antonio Conte.

La sconfitta del Napoli a Como conferma purtroppo quanto emerso nelle ultime quattro gare di campionato dalle metriche e dalla analisi di parametri oggettivi che fotografano in maniera inequivocabile il momento difficile della compagine partenopea. Vediamo insieme la lettura della sconfitta contro i terribili ragazzi di Fabregas.
LE METRICHE INAPPELLABILI. Abbiamo voluto focalizzare la nostra attenzione su taluni parametri atti a confermare la tesi che da tempo sosteniamo in merito ad un evidente calo di brillantezza fisica da parte del Napoli, flessione che si palesa ormai dalla partita dell’Olimpico contro la Roma e che ha portato il Napoli a farsi rimontare in ben 3 occasioni, con secondi tempi sempre in calo, e ha condotto alla resa in quel di Como con conseguente certificazione del sorpasso da parte dell’Inter.
La prima metrica che evidenziamo è relativa al numero di possessi persi nella propria metà campo che nel primo tempo recitava 21 per il Como e 11 per il Napoli, ma che nella ripresa evidenziava 18 per i padroni di casa e ben 30 per gli ospiti, primo segnale di calo alla distanza. Tendenza confermata dal dato relativo alla percentuale di duelli vinti nel primo tempo dal Napoli – 52% - divenuto nella ripresa 42%.
La seconda metrica che vogliamo evidenziare riguarda dinamiche di passaggio e di conduzione della palla. I passaggi effettuati nella metà campo avversaria che nel primo tempo erano stati 114 a 82 a favore del Napoli con il 77% di precisione, nella ripresa sono diventati 97 a 82 per i lariani con la percentuale di precisione scesa al 68%. I passaggi nell’ultimo terzo di campo, che nella prima frazione di gioco avevano fatto registrare 66 a 40 per il Napoli con il 67% di precisione, nel secondo tempo hanno evidenziato un 64 a 43 per il Como e una percentuale di precisione degli azzurri scesa al 63%. Inoltre i passaggi in verticale – primo tempo 153 a 109 per il Napoli – nella ripresa hanno visto un 133 a 113 per il Como. Infine, mentre nel primo tempo gli ingressi in area di rigore avversaria erano stati 29 a 18 per il Napoli, nella ripresa anche questo dato ha fatto registrare una decisa inversione di tendenza con un 29 a 17 a favore dei padroni di casa.
SISTEMA DI GIOCO MAL DIGERITO
Alla base delle ultime prestazioni incolore del Napoli, oltre ad una evidente perdita di smalto e brillantezza in molti degli interpreti fondamentali, sembra tuttavia esserci anche una criticità nella interpretazione di un sistema a 3 che in chiave difensiva non pare essere ottimale e che finisce per sacrificare anche la parte offensiva, segnatamente nella lateralità destra del fronte di attacco partenopeo. Se infatti Conte ci ha trovato assolutamente d’accordo nella sua volontà di non voler snaturare le caratteristiche migliori dei suoi calciatori, ci meraviglia aver visto poi in campo Di Lorenzo abbassato sulla linea difensiva nel ruolo di centrale di destra, opposto ad un elemento come Diao, la cui esuberanza fisica e tecnica era ben conosciuta e temuta. Se a questo aggiungiamo poi che Politano, proprio per dare assistenza al compagno di fascia in fase difensiva ha pagato lo sforzo in chiave offensiva e che a quella catena mancava Anguissa per scelta, anche questa opinabile, non ci si può certamente stupire delle difficoltà patite dai partenopei e dal capitano proprio su quella fascia. Sia charo, la prestazione di un Billing ai primi minuti in stagione va giudicata positivamente. Ma ci trova poco d’accordo l’impiego poi successivo di Anguissa, per il quale era sembrata evidente la volontà di non rischiarne la squalifica in caso di giallo. E ci si chiede poi, al contempo, come mai un elemento come Gilmour, fortemente voluto dallo stesso Conte, non trovi praticamente più spazio nelle rotazioni o anche nelle scelte iniziali del tecnico salentino. A tal proposito, uno studio che abbiamo condotto a livello dei top 5 campionati europei ha portato a due conferme importanti in merito all’impiego dei calciatori del Napoli. In primis la grafica mostra come essere un non titolare di Conte porti i rincalzi ad avere il minor minutaggio in assoluto a livello europeo, con 13 minuti di media partita.
Inoltre abbiamo riportato una seconda grafica in cui si evidenzia come, di contro, i titolari di Conte giochino in media 85 minuti a gara, dato in cui il Napoli è primatista insieme a Manchester City e St. Pauli.
In buona sostanza dati che confermano come Conte sia vittima della sua stessa volontà di voler coinvolgere un numero ristretto di calciatori i quali, per i dati evidenziati, risultano decisamente a riserva di energie. E se da un lato è cronaca il fatto che a gennaio gli azzurri si siano indeboliti a causa della cessione di Kvaratskhelia non sostituito e a causa del mancato acquisto di innesti validi come un difensore o di un laterale di gamba, è pur vero che risultano per certi versi incomprensibili i minutaggi effimeri concessi a elementi che forse, dato lo stato di flessione dei cosiddetti titolari, in questo momento potrebbero fare meglio dei compagni e far recuperare loro energie preziose per il finale di stagione.
LA QUESTIONE LUKAKU
Infine abbiamo ritenuto opportuno dedicare un capitolo a parte alla questione Lukaku. Del belga si è detto in questi mesi di tutto e di più. Si aspettava di vederlo recuperare la migliore condizione, qualcuno osservava come storicamente avesse reso meglio quando impiegato in coppia con un altro attaccante. Tuttavia, al netto dei 9 gol e dei 7 assist che rappresentano comunque un bottino di riguardo, nelle ultime settimane la sua quota di partecipazione al gioco e al rendimento della squadra è andata nuovamente a scemare. Big Rom, assistito da due gare in qua da un positivo Raspadori, ma quasi sempre stabilmente posizionato spalle alla porta, anche ieri, al cospetto di un elemento non certo di primo livello come l’esperto Goldaniga, si è reso protagonista di una prestazione impalpabile e incolore, a momenti anche dannosa per la squadra. Abbiamo riassunto la sua gara nella grafica di seguito che mostra come il belga, nei 62 minuti in cui è stato in campo, sia stato coinvolto in 11 occasioni dai compagni, andando in ben 3 occasioni in fuorigioco, provando a passare la palla in 6 occasioni – 5 con successo – di cui due volte con sponde laterali, due in avanti e due indietro, commettendo un fallo e provando una sola volta la conclusione ribattuta dalla difesa avversaria.
A ulteriore, preoccupante conferma dello stato di apatia tecnico-tattica del belga, mostriamo la grafica con la Pass Map del Napoli. Si tratta della mappa dei passaggi che certifica il livello di connessione tra i vari elementi del sistema-squadra. Ricordiamo che a maggiori connessioni – legate ad una alta frequenza di scambi di passaggi tra i vari elementi – corrispondono delle linee maggiormente spesse, e viceversa. Ciò che salta all’occhio in maniera davvero singolare e comunque negativa, è la totale assenza di connessione di Lukaku, che è rappresentato in grafica del tutto isolato e abulico rispetto al sistema.
CONCLUSIONI
In conclusione, fermo restando il fatto che nulla è perduto e che lungi da noi la volontà di negativizzare un cammino fin qui davvero rimarchevole da parte degli azzurri, va certamente evidenziato come il Napoli, anche per il probabile rientro di Olivera, debba necessariamente e con effetto immediato, ritornare ad un sistema a 4, tornando per davvero a cercare di esaltare le caratteristiche dei singoli. Tanto Di Lorenzo, quanto Politano, al netto delle gare talvolta portate a casa di misura e con atteggiamento maggiormente attendista, hanno dimostrato di poter dare il meglio quando utilizzati in catena con atteggiamento fortemente propositivo e aggressivo. Il Napoli tutto ha dimostrato di saper difendere meglio attaccando e tenendo gli esterni alti. Se ciò non è al momento possibile per motivi legati alla condizione fisica non è dato saperlo. Ma se così fosse, perché magari si sta effettuando un lavoro atletico particolare volto a dare il meglio nelle ultime 11 gare, il tecnico non può raccontare che si tratta di un problema mentale. I dati e la logica suggeriscono altro, e d’altronde lo stesso Conte ha costruito una carriera intera sui principi del lavoro e della tigna mostrata quasi in ogni gara fino alla netta affermazione in casa contro la Juventus. La fame dunque, laddove fosse d’improvviso scomparsa come fatto intendere dal tecnico stesso nelle dichiarazioni post partita, deve tornare ad essere un mast. Ma soprattutto viene da chiedersi il perché possa essere scomparsa. Viene da chiedersi se l’atteggiamento dello stesso tecnico, parso ultimamente più spento e arrendevole anche nelle conferenze, sia mutato solo per coincidenza dopo la fine del mercato – deludente – di gennaio. Ma questa è un’altra storia.






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