Conte vince moralmente contro Inzaghi, controllo tattico ed emotivo della gara
L'analisi dettagliata di quanto avvenuto in Napoli-Inter. Le metriche e le situazioni di gioco della gara dello stadio Maradona. Conte molto meglio di Inzaghi.

Se c’era una risposta che, più di altre, Conte attendeva dai suoi ragazzi, essa riguardava l’atteggiamento mentale e la fame che, a dire del tecnico salentino, erano atipicamente mancati nel secondo tempo di Como. Ebbene, come certificato anche da talune metriche, la risposta è stata chiara e forte e inequivocabilmente positiva.
PIANO GARA. Contrariamente a quanto ci si potesse attendere, al cospetto di una Inter abilissima nelle uscite dal basso e nell’eludere la pressione avversaria e di contro molto più in difficoltà quando chiamata a fare la partita contro blocchi difensivi compatti e bassi, il Napoli si è presentato in campo con l’intenzione di aggredire alto e di fare la partita. Un atteggiamento tangibile fin dall’inizio della gara, affrontata con un palleggiatore in più in mezzo al campo, Gilmour, che si alzava a pressare su Bastoni sulla impostazione dal basso dei nerazzurri. Un Napoli con un sistema di gioco 1-4-3-2-1, così come avevamo auspicato alla vigilia, in cui Politano da un lato e Raspadori dall’altro, agivano nei mezzi spazi ai lati di Lukaku. In chiave difensiva il Napoli teneva molto bloccato a destra Spinazzola a arginare le potenziali arrembanti incursioni di Dumfries, mentre dall’altro lato Politano doveva tenere d’occhio Dimarco che tendeva spesso a tagliargli alle spalle. Inzaghi infatti, da par suo, aveva preparato la gara proprio su quel lato, consapevole della tendenza di Politano a difendere da attaccante. La grafica che proponiamo di seguito mostra la forte asimmetricità delle due squadre, con il Napoli che ha sviluppato per il 49% sulla catena di destra e solo per il 24% su quella di sinistra, mentre i nerazzurri hanno attaccato per il 37% sul lato mancino e solo per il 26% sul lato destro.
LUKAKU NUOVAMENTE COINVOLTO. Altra chiave fondamentale della gara, il rinnovato coinvolgimento di Lukaku nel sistema di gioco del Napoli, di importanza capitale dopo la totale sconnessione dalla squadra palesata dal belga in quel di Como. Nella mappa delle connessioni che mostriamo è palesemente visibile la fortissima connessione tra i due Play Lobotka e Gilmour, ma anche lo svuotamento cui accennavamo della fascia sinistra degli azzurri. Lukaku si è reso autore a nostro avviso di una prestazione, forse tra le migliori da quando è a Napoli, in cui oltre a ingaggiare duello con Acerbi e fare spazio ai compagni con il suo consueto lavoro di sponda, ha provato anche ad allargarsi con un movimento di preparazione alla profondità. Il passaggio chiave di Gilmour che nel primo tempo lo ha pescato in posizione larga con tiro al volo terminato sul fondo, certifica questa volontà.
NAPOLI AGGRESSIVO
Fin dalla impostazione dal basso dell’Inter il Napoli ha dimostrato di voler aggredire la partita, atteggiamento certamente coraggioso e lodevole ma che nel primo tempo ha creato una qualche criticità quasi fisiologica. La lavagna dimostra come la dinamica di uscita nerazzurra sul lato sinistro ha, almeno in un paio di occasioni, messo i partenopei in situazione difficoltà. Il meccanismo di pressione in fase di non possesso vedeva infatti le coppie ben definite, con Raspadori a chiudere l’uscita su Bisseck, Lukaku quella su Acerbi e Gilmour che, per chiudere l’uscita su Bastoni, aveva da percorrere un bel po' di metri. Lo scozzese era infatti deputato a questa azione dal fatto che Di Lorenzo teneva Mkhitaryan e Politano controllava Dimarco. Quando però lo scozzese non riusciva ad accorciare in tempo sul centrale nerazzurro, ecco che questi, dotato di capacità balistiche da centrocampista più che da difensore, andava a scavalcare il centrocampo premiando il movimento nello spazio alle spalle di Politano da parte di Dimarco. Proprio da questa dinamica è nata l’azione che poi ha portato al calcio di punizione magistralmente realizzato con traiettoria mancina imparabile dal laterale di Inzaghi.
Quando però Dimarco ha dovuto abbandonare il campo cedendo il posto a Pavard, Inzaghi ha spostato Dumfries sulla sinistra per inserire il francese a destra, mossa che di fatto ha liberato il Napoli dalla unica minaccia sofferta fino a quel punto. E infatti da quel momento la superiorità partenopea e l’inerzia emotiva della gara si sono ancor più orientate dalla parte degli azzurri. Con Politano e Di Lorenzo a imperversare sulla catena di destra e con Gilmour che sapientemente copriva le incursioni palla al piede del compagno Lobotka, il Napoli sferrava un autentico assalto portando 6 e talvolta 7 uomini in zona di attacco. Va evidenziata la codifica che ha visto spesso Lobotka provare a condurre la sfera prendendo di sorpresa la retroguardia interista e creando una superiorità numerica che già nel primo tempo aveva portato a conclusioni pericolose in zona gol.
La stessa rete del pareggio si origina e si concretizza in una giocata del genere. Nella fattispecie, non possiamo non evidenziare come l’abilità dello slovacco nella conduzione della palla e il perfetto inserimento del neo entrato Billing, abbiano comunque beneficiato di una gravissima distrazione di Barella, che nel seguire l’azione di percussione di Lobo, di fatto si perdeva il danese, lasciandolo indisturbato in area di rigore. Nella lavagna che riproduce l’azione descritta abbiamo evidenziato in rosso tanto Barella, quanto Billing, che attacca lo spazio evidenziato in azzurro con i tempi giusti.
LE METRICHE DEL DOMINIO
In una gara in cui pressocché tutte le metriche e i parametri hanno certificato la superiorità degli azzurri, abbiamo voluto evidenziarne in grafica quelle forse più significative.
In un periodo in cui, da quattro gare, specie nei secondi tempi il Napoli perdeva la maggior parte dei duelli, è importante notare l’inversione di tendenza registrata contro i nerazzurri, con il 57% di duelli vinti. Anche il dato sul possesso palla totale registra un valore inaspettato, con il 62,1% a favore dei partenopei, che hanno lasciato alla squadra leader in questo parametro – 60,07% prima di questa gara – soltanto il 37,9%. Inoltre il dato sugli ingressi in area di rigore avversaria racconta di un 40 a 15 a favore dei padroni di casa, che anche nei recuperi di palla nell’ultimo terzo di campo hanno prevalso con 5 contro 1. Infine, ma non meno importante, il dato sulla percentuale di palle recuperate nella metà campo avversaria, che mostra un 12,5% per i partenopei, a fronte di un effimero 2,6% per i nerazzurri.
CONCLUSIONI E QUESITI FINALI
A valle della nostra analisi, se da un lato addiveniamo a delle conclusioni, dall’altro solleviamo qualche lecito quesito. La certezza è che questo Napoli, specie dopo aver recuperato quasi tutti i suoi infortunati, ha la consapevolezza di potersi giocare tutto fino alla fine e soprattutto di poter contare anche su elementi alternativi che possono comunque dare un valore aggiunto. Altra certezza è quella della ritrovata fame – ma poi viene però da chiedersi perché la si fosse persa -. Dunque un Napoli nuovamente tosto e resiliente, come il suo allenatore. Non possiamo però fare a meno di farci qualche domanda. Una su tutte: il Napoli è parso nuovamente brillante e reattivo sui palloni vaganti e sulle seconde palle: è indice di una ripresa atletica programmata? E poi non possiamo non chiederci come mai un Gilmour così sia stato accantonato a lungo senza entrare da tempo nelle rotazioni che potevano salvaguardare anche da taluni infortuni – il riferimento a quello di Anguissa è evidente -.







![]() | 6 |
![]() | 6 |
![]() | 6 |
![]() | 6 |
![]() | 4 |
![]() | 3 |
![]() | 3 |
![]() | 3 |
![]() | 3 |
![]() | 3 |
![]() | 2 |
![]() | 2 |
![]() | 1 |
![]() | 1 |
![]() | 1 |
![]() | 1 |
![]() | 1 |
![]() | 1 |
![]() | 1 |
![]() | 0 |