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La storia di Napolitano e Bizzaro, i due talenti del Napoli meno "fortunati" di Ferrara

La storia di due talenti della Primavera del Napoli raccontata da Esteban Aureliano Buendia sul gruppo Facebook "La poesia del calcio".


RedazioneRedazioneTestata giornalistica

19/10/2024 09:09 - Altre notizie
La storia di Napolitano e Bizzaro, i due talenti del Napoli meno fortunati di Ferrara

Ugo Napolitano, era un promettentissimo difensore delle giovanili del Napoli. Stopper il suo ruolo. Un marcantonio di ragazzo che pareva un piccolo armadio dalle spalle larghe.  In Primavera giocava in una difesa comandata dal libero Giuseppe Bizzarro, visione di gioco e piedi buoni che di quella squadra era capitano.  L'altro marcatore, con la maglia numero 2 era un ragazzino più mingherlino, uno che veniva dalla Napoli bene di Posillipo, Ciro Ferrara. Era in verità della squadra Allievi ma tanto promettente da essere spesso aggregato alla Primavera.  C'era poi Patrizio Chiaiese, interno bravo tecnicamente, altro talento in rampa di lancio. In porta invece Enrico Zazzaro, per qualcuno destinato a diventare portiere titolare del Napoli. 


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È l'estate 1984. Maradona arriva al San Paolo e tra le prime cose che fa c'è quella di premiare i ragazzi degli Allievi azzurri che hanno vinto il campionato di categoria. Il capitano è Ciro Ferrara che riceve una medaglia direttamente dalle mani di Diego. Chiaiese, Napolitano, Bizzarro e Zazzaro sono a bordo campo.  Sono tutti arruolati per il ritiro di Castel del Piano. Per loro cinque è una bella soddisfazione. 


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Inizieranno una meravigliosa avventura. Allenarsi e vivere con quelli della prima squadra. Capitan Bruscolotti, il giaguaro Castellini, Moreno Ferrario, Costanzo Celestini, i nuovi arrivati Bagni, Bertoni, Penzo e De Vecchi. E soprattutto Maradona. 

Correre, mangiare, allenarsi con lui, il quale con quei giovani ragazzi si dimostra sempre scherzoso e disponibile, è fantastico. Sapeva comportarsi in un certo modo, specialmente con i più giovani. Non ponendosi come "Maradona", bensí come un compagno qualsiasi. 

Ferrara gli dà sempre del lei. "Ehi io non sono il signor Maradona, sono Diego, dammi del tu". Nacque una meravigliosa amicizia tra un campione e quei ragazzini. 

Napolitano in ritiro riceve la visita del papà che ovviamente stravede per Maradona. "Non lo disturbare, mi raccomando". Dopo avergli chiesto autografo e foto, papà Napolitano lo invita a cena a Napoli. Diego dice si. Sembra tanto per dire. Invece quando tornarono città, Diego davvero andò a casa Napolitano e si trattenne fino alle tre di notte, mangiando e chiacchierando. 

Inizia il campionato. Con Sormani, in Primavera, i ragazzi lavorano tantissimo, sia fisicamente che tecnicamente, e giocano bene. 

Vengono spesso convocati in ritiro con la prima squadra dove tra l'altro ci sono Di Fusco, Celestini, Marino, Carannante, Favo e Caffarelli anche loro provenienti da un settore giovanile ricchissimo. 

Ferrara marca Diego nelle partitelle. Zazzaro invece fa gli straordinari perché a fine allenamento a Maradona piace tirare rigori e punizioni tanto che probabilmente lui è il portiere che Maradona ha castigato più volte in assoluto. 

Napolitano sembra quello più avanti di tutti. Va spesso in panchina. Tocca a lui al minuto 80' contro il Torino esordire entrando al posto di Carannante con il Napoli però già sotto 3-0. Deve contenere Schachner per evitare che si vada completamente in barca. 

Anche Ferrara e Zazzaro - che prende il 12 quando Di Fusco sostituisce in porta l'infortunato Castellini - sono spesso nella lista dei 5 a disposizione. 

Marchesi aveva grande considerazione di quei ragazzi che spesso mandava a riscaldare inutilmente. Non era uno che si fidava di dare tante responsabilità ai giovani.

È il 5 maggio. Al San Paolo c'è la Juventus. In panchina dovrebbe andare Bizzarro ma il giorno prima si rompe il ginocchio giocando con la Primavera. Al suo posto si siede Ferrara. Al minuto 29 si fa male Ferrario. Entra lui ed annulla Boniek senza fargli toccare palla. Andrà meno bene la domenica successiva ad Udine contro Montesanto, ma sarà l'inizio di una carriera meravigliosa che partirà la stagione seguente quando di fatto diverrà la prima alternativa ai marcatori centrali e terminerà con 322 presenze totali. 

Napolitano invece si fermó a quella sola contro il Torino. Venne mandato in prestito in C, al Campania che allora giocava al “Collana”, nel cuore del Vomero, con Giovanni Vavassori in panchina.

Da stopper irruento, lo educó tatticamente. Del resto, la C1 dell’epoca era un campionato assai competitivo, estremamente formativo per chi proveniva da un vivaio importante, e doveva acquisire esperienza.

L’anno dopo, a Prato, fece la conoscenza di Corrado Orrico. Marcava le migliori punte della categoria, tipo Cornacchini, Fermanelli, la coppia Madonna e Simonetta. Oppure giovani leoni in rampa di lancio, su tutti, Marco Simone, Igor Protti e Pierluigi Casiraghi, leader nella classifica dei cannonieri del Girone A 1987/88.

In Calabria, finalmente in B, fa il salto di categoria. Prima al Cosenza, poi alla Reggina, ben 300 presenze in totale. 

I giovani Bobo Vieri e Pippo Inzaghi ricorderanno ancora a fine carriera le sue attenzioni. 

Napolitano ha dato un senso alla sua carriera, scegliendo di battersi nei campi di battaglia della cadetteria. La necessità quasi fisica di competere con avversari altrettanto duri è stata la caratteristica della sua carriera. 

Zazzaro, dopo che Di Fusco andò al Catanzaro, divenne il secondo di Garella per la stagione 1985-86. Poi un girovagare tra Salernitana, Campania Puteolana e Torres. Non ha mai debuttato in prima squadra, come Chiaiese, tornato dopo vari prestiti a Napoli nel 1988. Mai utilizzato ripartí dal Licata cui venne ceduto definitivamente, girovagando poi in vari campi della C. 

E nessuna presenza anche per Bizzarro il quale addirittura, per via dell'infortunio subíto quando era pronto al debutto, terminó la carriera nel 1986 a soli 20 anni. Finí con l'andare a lavorare nella merceria di famiglia dove faceva bella mostra la maglia azzurra "Cirio, quella targata 1984-85", la numero 10 regalatagli da Diego.

Fonte: Esteban Aureliano Buendia sul gruppo Facebook "La poesia del calcio".


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