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Napoli-Parma, focus tattico: vittoria di nervi e di cuore. Cosa funziona e non

L'analisi tattica di Napoli-Parma, vittoria degli azzurri in rimonta. Lavori in corso in casa partenopea, Lobotka non brilla nel centrocampo a due.


Alessandro D'AriaAlessandro D'AriaMatch Analyst

01/09/2024 14:39 - Campionato
Napoli-Parma, focus tattico: vittoria di nervi e di cuore. Cosa funziona e non

Napoli-Parma, più che una partita, un film di quelli del genere Kolossal, ricco di colpi di scena, di capovolgimenti di fronte e del pathos che mai deve mancare per gli appassionati di questo tipo di visione. Tante partite in una, tanti episodi che ne hanno condizionato in  maniera anche importante l'evoluzione, ma soprattutto numerose indicazioni per gli addetti ai lavori. Per Pecchia solo piacevoli conferme in merito alla evoluzione e alla qualità del lavoro di questi ultimi anni che hanno reso i ducali una realtà del nostro calcio, giovane, talentuosa e moderna esemplificazione di una programmazione lungimirante che oggi porta al proscenio elementi di  sicuro avvenire come Bernanè e Sohm, che  hanno dominato in mezzo al campo per qualità, quantità e letture segnatamente nel primo tempo, come Mann e Mihaila, frecce velocissime, ma anche elementi di gamba e di capacità in uno contro uno, come lo stesso Kowalski, ragazzino polacco di 197 cm esordiente ieri al Maradona con tanto di traversa e dalla straripante personalità. Una compagine che con molta probabilità sarà la sorpresa del torneo. Per Conte ancora, e per tanto tempo crediamo, lavori in corso, squadra in costruzione e con limiti evidenti che si sono evidenziati tutti specie nel primo tempo, ma anche nella ripresa. Di buono la scossa elettrica a mò di defibrillatore azionato già all'indomani della disfatta di Verona e la dose di adrenalina portata dai nuovi arrivi Lukaku e Neres. Ma vediamo il Focus completo delle letture tattiche del match dei partenopei.


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COSA NON FUNZIONA. Nella prima frazione di gioco è stato un Napoli sovente a disagio in mezzo al campo, con distanze spesso inopportune nella fase di transizione negativa non solo tra Anguissa e Lobotka, ma anche nelle catene laterali che hanno mostrato poca qualità non solo in fase propositiva in cui sia Mazzocchi che Olivera hanno deluso, e in cui dal subentrato Spinazzola ci si aspetterebbe qualcosa in più, ma anche nella fase di ripiego, in cui il raccordo in particolare a destra tra Mazzocchi e Politano, ieri meno accorto del solito nella fase  di copertura, è stata inadeguata e ha finito per mettere spesso fuori tempo e fuori posizione l'azione dello stesso Anguissa. Proviamo a spiegare questo disagio, riportando la lavagna tattica che riproduce la situazione di gioco che nel primo tempo si è spesso verificata nella fase di non possesso del Napoli,  disposto in un 5-4-1 in cui tra i cinque invasori e la linea dei cinque difendenti si creava uno spazio enorme che abbiamo evidenziato con l'area celeste.  In questa situazione tattica spesso Anguissa è stato eluso dal movimento di Sohm alle sue spalle che  riceveva spesso indisturbato e aveva molti metri di  campo a disposizione, come nella azione che ha poi  generato il rigore per gli ospiti. Ma tante altre volte nel primo tempo questo sfilacciamento ha condotto a situazioni di pericolo per la difesa, come in occasione della traversa colpita dal giovane Kowalski a Meret ampiamente battuto.


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In generale, nostra opinione, continuiamo a pensare che questo sistema di gioco a due in mezzo al campo poco si addica a Lobotka, costretto a  coprire porzioni di campo in ripiegamento spesso enormi e ad allunghi che sarebbero più congegnali ad un elemento di passo. Questa dinamica finisce per sottrarre inevitabilmente qualità anche alla fase di possesso dello slovacco.  Un Napoli oltretutto spuntato, in cui Raspadori probabilmente ha disputato la sua ultima gara da centravanti; ci auguriamo di vederlo in seguito in una posizione decisamente più adeguata alle sue caratteristiche anche fisiche. Fatto è che però il Napoli per larghi tratti del primo tempo ha sviluppato come se al centro dell'attacco ci fosse un terminale di peso, tant'è che al minuto sessantuno in cui ha fatto ingresso in campo Lukaku, i cross in mezzo all'area di rigore erano ben venti, quasi tutti dalla destra. Altro elemento negativo che si è evidenziato anche in questa gara come già accaduto con il Bologna, è relativo alla conduzione della palla. Molti  elementi, ma segnatamente Politano, tendono a portar troppo la palla, comportamento che oltre ad evidenziare problematiche di carattere tattico, spesso ritarda lo sviluppo dell'azione, specie nella transizione positiva. Al tempo stesso genera un enorme dispendio di energie che spesso si paga in  fase conclusiva (vedi pallone alle stelle di Politano su invito di Olivera al limite dell'area nel primo tempo). Altro aspetto negativo che si è evidenziato è la scarsa aggressività palesata dalla squadra specie nel primo tempo, in cui i ducali hanno vinto la maggior parte dei duelli e dei contrasti. Ma se dovessimo indicare l'elemento su cui  maggiormente lavorare per Conte, emerso in varie fasi della gara ma soprattutto nel finale, è il tema della gestione della palla. Dopo aver rimontato la gara, con un uomo in più e con l'inerzia totale della gara a proprio favore, il Napoli non è stato in grado di addormentare il gioco, di fare possesso sterile per far passare i minuti, rischiando nell'orgasmico finale dei ducali di farsi sanguinosamente raggiungere se non fosse stato Meret ad evitare, con un intervento finalmente decisivo, la beffa.

COSA FUNZIONA. In primis l'alchimia che si sta generando sempre più tra squadra e ambiente, elemento da non  sottovalutare vista l'annata disastrosa da cui si è reduci. Un legame quasi chimico che si cementa giorno dopo giorno, aiutato senza ombra di dubbio dalla nuova linfa energetica portata dal fresco vento scozzese, ma anche e soprattutto dalla verve brasiliana di Neres e dal Totem di Conte, Big Rom. In secondo luogo si inizia a vedere una squadra  che sul lungo regge più degli avversari; anche ieri 111.600 km percorsi dagli uomini di Conte contro i 104.900 dei ducali. Un dato importante che partita dopo partita diventa tendenza. Nell'analisi degli aspetti positivi staremo molto attenti a tarare le considerazioni in relazione all'episodio della espulsione del bravo Suzuki che di certo ha condizionato risultato finale e  atteggiamento tattico in campo negli ultimi venticinque minuti effettivi di gioco. In questa ottica i dati risultano evidentemente dopati da questa duplice difficoltà del Parma in inferiorità numerica e senza portiere, piccola ingenuità di Pecchia che aveva già esaurito i cinque cambi dopo settanta minuti di gioco. Citeremo comunque qualche dato che evidenzia il cambio di aggressività che Conte ha saputo instillare nei suoi nel secondo tempo, il baricentro altissimo di 64,27 metri con squadra rimasta corta, 21,02 metri, e i sessanta passaggi vincenti nell'ultimo terzo del campo. Questa pressione ha portato il Napoli a concludere solo nella ripresa per ben diciannove volta verso la porta degli ospiti, di cui cinque volte nello specchio e undici volte dall'interno dell'area di rigore. Con un approccio di questo tipo, lo  stesso Anguissa è sembrato un altro giocatore e non solo per l'inserimento in area che nell' arrembaggio finale ha condotto al gol vittoria, ma anche per l'aiuto maggiore garantito da una linea difensiva più coraggiosa e più alta. In conclusione non possiamo dire che il Napoli non abbia meritato il risultato, giunto al termine di una gara in cui quasi tutte le metriche hanno mostrato dati favorevoli ai partenopei, che per esempio hanno chiuso la contesa con un xG senza penalty pari a 2.19 rispetto a 0.90 degli ospiti. Ma che ci sia ancora tanto lavoro da fare, quello si, ma farlo con sei punti in classifica e con dieci  giorni di lavoro pieno, al netto dei nazionali, aiuta a farlo meglio e con maggiore convinzione.

IL QUESITO. Un focus a parte lo abbiamo riservato a Kvaratskhelia e alla sua posizione in campo vista ieri a confronto con quella della gara di Bologna. Ma vorremmo dire anche a confronto con quelle che erano state le dichiarazioni di Conte nell'ultima conferenza stampa, in cui il tecnico salentino aveva spiegato che al georgiano era stata data ampia libertà di movimento nel suo raggio di azione offensiva. A dispetto di questo, come mostrano le due heatmap a confronto, il talentuoso asso georgiano ha spaziato molto meno sul fronte di attacco rispetto a quanto visto nella gara contro i felsinei, restando spesso relegato  nella posizione larga a sinistra, in cui, citando lo stesso tecnico partenopeo, "finisce per essere gioco forza più prevedibile". Disegno tattico oppure scelta estemporanea del giocatore che non ha visto spazi altrove che lo ispirassero?


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Alessandro D'AriaAlessandro D'Aria
Match Analyst e Football Data Analyst certificato ed abilitato alla professione. A fine anni '90 ha seguito da vicino prima la Primavera e la prima squadra del Napoli. Si occupa per AreaNapoli.it, tra l'altro, dell'analisi dell'avversario.

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