Motta a Napoli con una Juventus diversa: l'analisi dei bianconeri
Thiago Motta cambia pelle per la gara di campionato contro il Napoli. L'analisi della squadra bianconera. Numeri, tattica e punti di forza e di debolezza della compagine piemontese.

Al Maradona una sfida che per tradizione ha un sapore e un valore molto particolari. La contesa assume ancor di più peso specifico se consideriamo la situazione di classifica molto particolare, col Napoli capolista lanciato dopo la pesante vittoria di Bergamo e una Juventus, regina del mercato estivo e anche protagonista in quello di riparazione, malata di “pareggite” e per questo molto staccato in classifica (-13 dal Napoli) seppure ancora unica formazione imbattuta in Serie A e in Europa, primato che condivide con il Psg. Cerchiamo di conoscere meglio la formazione di Thiago Motta.
MOTTA CAMBIA PELLE. Cristiano Giuntoli questa estate, godendo della piena libertà di azione da parte dell’azionista di maggioranza, pur allocando in uscita diverse risorse della Next Gen e risparmiando importanti cifre da ingaggi che zavorravano il bilancio, ha comunque investito una cifra superiore ai 200 milioni di euro, una enormità per una azienda che lo scorso 30 giugno ha chiuso con un rosso pari più o meno alla stessa somma spesa e che veniva da tre precedenti bilanci da -572 milioni di euro. Il nuovo direttore tecnico ha voluto fare all-in sul nuovo tecnico e sulle sue idee innovative che lo avevano posto all’attenzione degli addetti ai lavori come allenatore del futuro tra i più ambiti sul mercato. Tuttavia, pur disponendo di un roster di livello assoluto, le sue idee hanno fatto non poca fatica ad essere metabolizzate da alcuni giocatori, talvolta rigettate dagli elementi storici della rosa (Danilo e Vlahovic) al punto da creare una spaccatura e in alcuni casi esclusioni dal progetto, come nel caso del capitano Danilo. Il suo Bologna, che viveva di relazioni codificate tra tutti gli elementi che si muovevano in rotazioni armoniche in un simbiotico mix di tecnica e atletismo, poteva contare su elementi con caratteristiche molto particolari sui quali il tecnico italo-brasiliano aveva basato la struttura portante del suo sorprendente Bologna. Calafiori incursore/guastatore e Zirkzee, autentico regista offensivo piuttosto che semplice centravanti, erano stati i due elementi iconici di quel progetto. Ma se Motta è riuscito a riciclare l’ottimo Cambiaso nel ruolo e nelle funzionalità di Calafiori, è mancato e manca tuttora un elemento capace di interpretare movimenti e caratteristiche che furono di Zirkzee.
Il nuovo tecnico ha provato ad utilizzare Vlahovic con alterne fortune, ma tra il centravanti croato e Thiago non è mai scoppiato l’amore dal punto di vista professionale, al punto che spesso gli è stato preferito addirittura Weah in un ruolo che non è più il suo da tanto. Scelte talvolta anche incomprensibili figlie di una volontà di portare avanti una propria idea di gioco che a momenti è parsa diventare una questione personale, una volontà di affermare con protervia il proprio credo tecnico-tattico, a discapito anche del bene della squadra. Nel nome del suo credo calcistico, a dispetto di un mercato sontuoso con acquisti top, abbiamo visto spesso in campo elementi come Mbangula (ottimo) e Savona, forse più aperti e disposti, in virtù della giovane età, ad assecondare e metabolizzare le idee del nuovo tecnico.
Le assenze numerose, anche gravi, hanno fatto il resto, tant’è che ad oggi anche i nuovi innesti del mercato di gennaio, Alberto Costa e soprattutto Kolo Muani, avvalorano la tesi che vedrebbe Motta pronto ormai ad un cambiamento di rotta tattico. L’ attaccante transalpino per caratteristiche garantisce una profondità che al momento manca ai bianconeri un po' per caratteristiche dei giocatori e molto per una scelta tattica del tecnico, che ha sempre amato giocare con un centravanti finto che si abbassasse per legare e distribuire il gioco relazionandosi con i compagni e lasciando lo spazio e la profondità alle proprie spalle per l’inserimento delle mezze ali e delle ali.
Per tradurre anche dal punto di vista visivo questo cambio di rotta, ci avvarremo di due lavagne tattiche. Vediamo la prima, in cui spieghiamo che Juventus è stata finora.
Vediamo l’idea di gioco originale di Motta, portata avanti finora con alterne fortune dal tecnico bianconero, con la mancanza di un centravanti vero di ruolo, sostituito spesso e volentieri da Nico Gonzalez, da Yildiz e da Koopmeiners, quando non da Weah, come ricordavamo. Notiamo una grande densità di giocatori - ben 7 elementi in circa 19 metri di campo - con un sistema di relazioni forti in mezzo al campo e tra i due difensori centrali Kalulu e Gatti, che tuttavia ha quasi sempre prodotto, accanto ad una tangibile solidità difensiva, un possesso palla elevato ma sterile e pochissima profondità. A seconda degli interpreti, un sistema asimmetrico teso a isolare in uno contro uno una delle ali, in questo esempio Mbangula, ma potrebbe essere dall’altro lato Conceicao. Proprio per questa asimmetricità è difficile vedere in campo entrambi per una questione di equilibrio. Per amor di verità va ricordato che anche il Bologna lo scorso anno non aveva nella capacità realizzativa il suo punto di forza – ottavo attacco della lega – ma era molto solido in difesa – la terza del campionato -. La stiticità offensiva dei bianconeri quindi, pur con una cifra tecnica considerevole, non è un inedito se rapportata all’esperienza di Motta con i felsinei.
Nella seconda lavagna vediamo il cambio di rotta di Motta.
Da qualche partita Thiago Motta ha scelto un sistema diverso. Pur continuando ad escludere per scelta tecnica Vlahovic, il recupero di quasi tutti i giocatori infortunati eccetto i lungodegenti Bremer, Cabal e Milik, gli fornisce nuove possibilità e alternative tattiche. La prima novità, che vediamo anche in lavagna, è rappresentata dalla ritrovata centralità di un elemento come Locatelli. Il centrale di centrocampo si abbassa notevolmente in fase di costruzione con i due centrocampisti che diventano Thuram e Koopmeiners che favoriscono l’alzata delle due mezze ali Cambiaso e un rispolverato McKennie, i quali si aggiungono alle ali Yidiz e Mbangula e al falso nueve di turno, in questo caso Nico Gonzalez. La posizione di Locatelli è assolutamente strategica anche in fase di non possesso, fungendo da vero e proprio centrale di difesa con Kalulu e Gatti che assumono le posizioni tipiche di un sistema difensivo a tre, vale a dire centro-sinistra e centro-destra. Probabile che questa sarà la Juventus che vedremo al Maradona. Tuttavia, il mercato di gennaio con l’arrivo di Alberto Costa e soprattutto di Kolo Muani, lascia presagire un cambiamento ben più radicale da parte del tecnico, anche nel sistema di base che potrebbe diventare un 1-3-4-2-1, come mostriamo nell’ultima lavagna. Un sistema in cui Koopmeiners agirà in posizione più bassa e con maggiori compiti di copertura e in cui a Conceicao sarà richiesto un sacrificio importante in chiave tattica nella fase di non possesso. Sarà difficile vedere già a Napoli un cambio tattico così importante.
INTERPRETI
PORTIERI
N.29 Di Gregorio (piede forte destro)
N.1 Perin (piede forte destro)
N. 23 Pinsoglio (piede forte sinistro)
COMPITI TATTICI
Il portiere partecipa alla costruzione bassa della squadra con passaggi vicini e sicuri, tuttavia, se ciò non è possibile, ricerca una costruzione diretta mediante lanci sulla punta che viene in contro, protegge palla e gioca a muro.
DIFENSORI CENTRALI
N.3 Bremer (piede forte destro) - INFORTUNATO
N.4 Gatti (piede forte destro)
N.15 Kalulu (piede forte destro)
N. 2 Alberto Costa (piede forte destro)
N. 32 Cabal (piede forte sinistro) – INFORTUNATO
COMPITI TATTICI
I difensori centrali, in fase di possesso, partecipano attivamente alla costruzione, in quella bassa si aprono ai lati del portiere e cercano di superare la prima linea di pressione avversaria, in quella alta si dispongono a 3 con uno dei due esterni bassi, solitamente quello di sinistra. In entrambe le costruzioni cercano di giocare in sicurezza e raramente forzano la giocata. In fase di non possesso solo molto abili nelle marcature.
La fase difensiva dei bianconeri è di assoluta eccellenza. La squadra di Motta condivide con quella di Conte numeri da primato – prima per expected goals subiti, seconda per media reti subite, per media tiri in porta subiti e per numero di clean sheets -.
ESTERNI BASSI
N.27 Cambiaso (piede forte sinistro)
N.37 Savona (piede forte destro)
N.40 Rouhi (piede forte sinistro)
COMPITI TATTICI
I due esterni bassi hanno compiti tattici diversi, uno, solitamente quello di destra ha più libertà movimento e di spinta, l’altro è più “bloccato”. Nella prima costruzione entrambi si allargano formando una linea a 4 (costruzione 4+2 o 2+4), quando costruiscono nella metà campo avversaria, uno degli esterni bassi si alza e l’altro stringe formando una linea a 3. Talvolta uno dei due mediani si abbassa lateralmente per ricevere palla e l’esterno basso o si alza o stringe in mezzo al campo. Cambiaso risulta essere quello con più libertà di movimento, infatti può interscambiarsi con il mediano di parte, può alzarsi facendo stringere l’esterno alto o può andare ad occupare una zona più centrale permettendo all’esterno di rimanere largo.
La fase di non possesso ha qualche lacuna nelle palle recuperate – dodicesimi con 37,52 recuperi di media - a dispetto di una discreta capacità di contro pressare sintetizzata dal PPDA a 10,63, il quarto della lega.
CENTROCAMPISTI
N.5 Locatelli (piede forte destro)
N.8 Koopmeiners (piede forte sinistro)
N.16 Mckennie (piede forte destro)
N.19 Thuram (piede forte destro)
N.21 Fagioli (piede forte destro)
N.26 Douglas Luiz (piede forte destro)
COMPITI TATTICI
In fase di possesso si abbassano per costruire dal basso formando coi quattro difensori un 4+2, possono anche decidere di abbassarsi lateralmente sulla linea dei difensori per giocare una palla scoperta, scambiandosi o facendo alzare il terzino di parte. In fase di non possesso nella costruzione bassa avversaria si alzano andando a marcare gli appoggi vicini al portatore, mentre quando difendono nella propria metà campo formano una linea a 4 con gli esterni e coprono, cercando di proteggere il reparto difensivo.
La fase di possesso certifica una capacità elevata di tenere il possesso – seconda col 59,40% - tuttavia in maniera piuttosto sterile e nelle zone del campo ininfluenti, come evidenziano l’ultima posizione in quanto a passaggi in avanti e la penultima per passaggi all’indietro.
TREQUARTISTI/ALI
N.7 Conceinҫao (piede forte sinistro)
N.10 Yildiz (piede forte destro)
N.11 N.Gonzalez (piede forte sinistro)
N.17 Adzic (piede forte destro)
N.22 Weah (piede forte destro)
N.51 Mbangula (piede forte destro)
COMPITI TATTICI
Il trequartista, Yildiz, in fase di possesso cerca di ricevere palla in zona di rifinitura, tuttavia, in assenza di spazio, si muove su tutto il fronte, prediligendo lo spostamento laterale verso sinistra, dove crea superiorità con l’esterno offensivo, inserendosi anche senza palla alle spalle dell’esterno basso avversario. Gli esterni in fase di possesso ricevono palla principalmente larghi e sfruttano il movimento del proprio compagno alle spalle del terzino avversario, servendolo o sfruttandolo per rimanere 1 vs 1 con l’avversario e andare al tiro o al cross. In fase di non possesso, nella costruzione bassa avversaria aggrediscono in avanti, altrimenti si abbassano sulla linea dei due centrocampisti centrali creando una linea a 4 e aiutando il terzino a non subire dei 2 vs 1.
ATTACCANTI
N.9 Vlahović (piede forte sinistro)
N.14 Milik (piede forte sinistro) - INFORTUNATO
N.23 Kolo Muani (piede forte destro)
COMPITI TATTICI
L’attaccante nella fase di possesso ha il compito di proteggere palla e far salire la squadra quando quest’ultima adotta una costruzione diretta e, inoltre, ha il compito di attaccare la zona di finalizzazione con movimenti senza palla o concludere in porta sfruttando le proprie doti aeree su cross o traversoni.
La fase offensiva, pur in moderato miglioramento nelle ultime gare, non risulta ancora all’altezza del volume di gioco e di possesso sviluppato dalla squadra, ottava per minacce portate – xThreats – e per tiri totali verso la porta, quinta per media reti realizzate con 1,33 a partita.
Infine abbiamo sintetizzato nella grafica seguente i punti di forza e di debolezza dei bianconeri che riassumiamo nella consueta analisi SWOT - Strengths, Weaknesses, Opportunities, e Threats (forze, debolezze, opportunità e minacce)
PUNTI DI FORZA
-Fase di non possesso sia nella trequarti avversaria sia nella propria metà campo
-Transizioni positive e contropiedi immediati
-Fluidità e interscambiabilità dei centrocampisti
PUNTI DI DEBOLEZZA
-Difensori che raramente trovano verticalizzazioni e passaggi chiave
-Linea di centrocampo che si abbassa molto quando difende nella propria trequarti concedendo tiri da fuori area





![]() | 6 |
![]() | 6 |
![]() | 6 |
![]() | 6 |
![]() | 4 |
![]() | 3 |
![]() | 3 |
![]() | 3 |
![]() | 3 |
![]() | 3 |
![]() | 2 |
![]() | 2 |
![]() | 1 |
![]() | 1 |
![]() | 1 |
![]() | 1 |
![]() | 1 |
![]() | 1 |
![]() | 1 |
![]() | 0 |