Ma Conte ha davvero ragione? Cinque considerazioni dopo Napoli-Lazio
L'analisi post gara di Napoli-Lazio, azzurri ancora sconfitti. Vediamo cosa dicono i numeri, lati positivi e negativi della partita.

Che la Lazio potesse essere ostacolo molto serio lo si sapeva e in fase di presentazione della squadra di Baroni avevamo evidenziato come i bianco-celesti per rendimento e per metriche fossero tra le rivelazioni di questo inizio di stagione. Ciò che invece non ci si poteva aspettare è il rendimento qualitativamente sottotono del Napoli, come collettivo e anche nei singoli, che pure nelle ultime gare avevano dato confortanti segnali di ripresa.
Prima di addentrarci nella lettura della gara, ricordiamo che nella analisi post partita esiste un quanto e un come. Spesso, come accaduto anche ieri sera, una squadra può mostrare fondamentali numerici (quantitativi) anche migliori dell’avversario, ma al tempo stesso però tradire modalità e modo di stare in campo (elementi qualitativi) peggiori rispetto all’opponente. Vediamo dunque ciò che è accaduto nella contesa persa, a nostro avviso meritatamente, dal Napoli contro la Lazio.
ANALISI QUANTITATIVA DELLA GARA: I NUMERI DALLA PARTE DI CONTE.
Se ci limitassimo, cosa sbagliata e spesso fuorviante, alla mera analisi dei dati metrici della gara dovremmo concludere che il Napoli non meritava di soccombere. La grafica che proponiamo raggruppa dati che sono evidentemente a favore dei partenopei e avallano la tesi di Conte, che nel post partita parlava di statistiche dalla sua parte.
In verde abbiamo evidenziato le metriche in cui ciascuna delle due squadre ha prevalso sull’altra e, come è evidente quasi in tutti i parametri, il Napoli risulta aver fatto meglio della Lazio. Persino il parametro di merito xPoints, che condensa in un numero la vittoria ai punti (come accade nel pugilato) mostra come il Napoli avrebbe dovuto, stando alle metriche quantitative, vincere la contesa ai punti (2,22 contro 0,49). E invece in campo le sensazioni lasciate e anche il risultato hanno detto altro.
ANALISI QUALITATIVA: COME SI FANNO LE COSE IN CAMPO
Come quasi sempre facciamo, dopo avere visto la gara e avere esaminato la stessa nei numeri, abbiamo riguardato la gara, per avere un quadro preciso, né troppo influenzato da meri dati statistici comunque oggettivi, né dalle impressioni visive talvolta fallaci. Il quadro che ne viene fuori risulta abbastanza chiaro. Se infatti la squadra di Conte ha in campo fatto tutto sommato quello che il tecnico ha detto di fare, con risultati numerici anche soddisfacenti, altrettanto non possiamo dire dell’aspetto qualitativo delle esecuzioni, spesso imprecise, errate ed inefficaci. Che il Napoli di Conte sia una macchina capace di neutralizzare l’avversario ed essere difficilmente penetrabile quando si mette lì in blocco medio-basso è aspetto noto e acclarato e tutto sommato potrebbe essere un punto di partenza. Allo stesso modo però risulta alquanto chiara la difficoltà palesata praticamente da sempre in questa stagione, allorquando bisogna fare la partita, soprattutto al cospetto di compagini che dispongono di identità, personalità, organizzazione di gioco, mentalità e qualità. Quando, in altri termini, il livello delle avversarie si alza, come nel caso di Atalanta e Lazio, e specie tra le mura amiche, la compagine di Conte va in palesi difficoltà, acuite se poi va in svantaggio. Queste difficoltà vanno ascritte ad una incapacità di proporre gioco e alternative di gioco che non siano facilmente codificabili come quelle finora adottate, in cui, una volta imbavagliato il terminale Lukaku, tutto il resto si esaurisce in una catena, quella di destra, che alla lunga avversari di buon livello non fanno difficoltà a leggere e decodificare. Se riflettiamo, non è un caso che il Napoli proprio nelle gare in cui ha provato a prendere in mano la gara, ossia con Atalanta e Lazio, non demeritando dal punto di vista del volume di gioco prodotto, abbia finito per soccombere. Paradossalmente il Napoli ha finito spesso per portare a casa i tre punti proprio a corredo di prestazioni tutt’altro che positive. Se a tutto questo aggiungiamo le valutazioni sul livello delle prestazioni individuali, ecco che anche il risultato di ieri viene spiegato ancor più facilmente. Tutti sotto tono, un Lukaku mai coinvolto (14 tocchi alla fine con 5 possessi persi e ancora una volta nessun tiro verso la porta), un Kvaratskhelia che, anima in pena, finisce per essere leggibile nelle giocate, un Olivera che stavolta stecca commettendo il duplice errore di non andar in anticipo sulla palla e di concedere poi a Isaksen il mancino anziché mandarlo sul piede destro; un Anguissa impalpabile e sovrastato dal giovane Dele-Beshiru e un Lobotka spesso francobollato da Guendouzi. In generale mai il Napoli ha dato la sensazione di poter essere pericoloso sia prima dello svantaggio che, ancor meno, dopo. E anzi, come spesso accaduto in questa stagione, una volta sotto, il Napoli è parso andare in confusione e mancare di quella scintilla reattiva che ti consente di accendere la rimonta.
DOPO 5 MESI SENZA UNA VERA IDEA DI GIOCO E SENZA ALTERNATIVE TATTICHE
Il fatto che si venga da una stagione fallimentare che fa male anche solo ricordare e che il Napoli lo scorso anno abbia subito 48 reti terminando decimo, pur rappresentando cronaca fedele di quanto accaduto e pur essendo un refrain suonato a mò di promemoria dal tecnico salentino e ormai venuto a noia alla stregua del famigerato “stavate senza palloni” di matrice presidenziale, non ci può e non ci deve precludere l’onestà intellettuale di poter criticare, in maniera sempre costruttiva, questa gestione. Lo facciamo, da sempre, con lo stesso spirito con il quale un genitore può catechizzare un figlio, e cioè per il suo bene. E’ dunque proprio per il bene del Napoli che non possiamo non evidenziare quanto segue:
1. Il Napoli questa estate ha speso in campagna acquisti 149 mln di euro, vale a dire, dopo la Juventus, più di tutti, e Conte, con il suo ingaggio di 6,5 mln più bonus netti a stagione risulta, con Inzaghi, il tecnico più pagato in Serie A.
2. In ragione di questo budget impiegato, Conte non può affermare o lasciare intendere che la rosa a sua disposizione non sia all’altezza, a meno che invece non si voglia a questo punto considerare non all’altezza il lavoro fatto da Manna, lavoro comunque in larga parte condiviso con il tecnico. Folorunsho (34 minuti in campionato) e lo stesso Zerbin (un minuto in campionato) sono stati trattenuti dal tecnico e il primo è pur sempre un ragazzo nel giro della Nazionale. Gilmour (404 minuti), voluto dallo stesso Conte, nazionale scozzese, stimato da tutti non possiamo quindi pensare che non sia all’altezza. Caprile è stato uno dei migliori portieri per rendimento nella ultima stagione ad Empoli. Raspadori (256 minuti in campionato), sempre difeso e fatto oggetto di parole di stima dal tecnico, nazionale italiano in pianta stabile, eppure poco e male impiegato. Ngonge (96 minuti), di recente convocato nella nazionale belga, e lo stesso Simeone (204 minuti) non sembrano propriamente degli scarti. Spinazzola (267 minuti per lui in campionato), voluto dallo stesso Conte, ha avuto punte di rendimento in passato notevoli e tutto sommato non parrebbe una alternativa così scarsa, e allo stesso modo Mazzocchi (394 minuti). A conti fatti, considerando gli elementi mensionati, siamo a quota 20 unità. Dunque ci sentiamo di poter affermare che questa rosa, fatta eccezione per i centrali difensivi, abbia una profondità più che sufficiente per affrontare una sola competizione. Eppure Conte attinge poco e male dal roster a sua disposizione.
3. Senza chiamare in causa squadre che vanno per la maggiore come Inter, Juventus e Atalanta, altre squadre che, come il Napoli, hanno affrontato un cambio di guida tecnica pochi mesi orsono, vale a dire la Fiorentina e la Lazio, stanno producendo gioco e risultati notevoli, pur non disponendo probabilmente di una rosa all’altezza di quella dei partenopei. I viola hanno speso 67 Mln di euro in campagna acquisti, ossia poco meno della metà del Napoli, e Palladino costa a Commisso “appena” 1,6 Mln di euro netti l’anno. Eppure la Viola in campo diverte, ha già una sua impronta riconoscibile e un coinvolgimento totale della rosa. La Lazio, dopo aver affrontato 3 cambi di guida tecnica a cavallo tra la scorsa stagione e questa, avendo ceduto un totem come Immobile, altri elementi di qualità come Cataldi, Milinkovic-Savic e Luis Alberto, e aver salutato Tare che così bene aveva fatto in tanti anni, ha speso questa estate per la campagna acquisti appena 32,8 Mln di euro, ossia poco più di un quinto di quanto investito da De Laurentiis. Lotito riconosce a Marco Baroni un ingaggio di 1,5 Mln di euro netti a stagione, eppure la sua Lazio produce risultati e gioco e si permette di alternare, nelle due sfide al Napoli, ben 20 giocatori, portando a casa due vittorie e una qualificazione ai quarti di Coppa Italia, senza considerare il percorso da record finora mostrato in Europa.
4. Dati alla mano dunque possiamo affermare che, data la qualità della rosa messa a sua disposizione, dopo 5 mesi di lavoro, non 5 settimane, ci si poteva aspettare di più dal lavoro di Conte, non tanto in termini di posizione in classifica, che spesso ha abbagliato il giudizio di tanti, quanto in termini di coinvolgimento di tutta la rosa e soprattutto in termini di qualità di gioco, di identità tattica e di alternative tattiche e tecniche, che invece in campo ad oggi non si sono viste.
5. Infine, ma non per importanza, la sensazione netta di una mancanza di progettualità atta a far intravedere una prospettiva futura e duratura di un Napoli ai vertici stabilmente in Italia ed in Europa. Lo stesso Conte ha più volte ribadito il concetto di voler portare risultati non fugaci, ma duraturi nel tempo e di volerlo fare con una programmazione. Ma la programmazione non può essere, a nostro avviso, soltanto economico-finanziaria, e cioè basata sugli acquisti di giocatori costosi e sulle cessioni di altri. Quello che preoccupa, allo stato attuale, quando oramai ci accingiamo al giro di boa della stagione, è la mancanza di un progetto tecnico basato su mentalità e leadership tecnico-tattica, sulla inclusività e sul coinvolgimento di più elementi della rosa, e sulla coesistenza di più identità tattiche. Troppo facile per gli avversari, in epoca di Football Intelligence, decodificare questo Napoli a dir poco prevedibile e leggibile, sempre monotonamente lo stesso, negli interpreti, nei cambi, nelle tempistiche. In sintesi, troppo brutto e noioso questo Napoli di Conte, troppo poco questo Conte per questo Napoli, da uno come lui, pagato quanto lui, assecondato come mai storicamente dalla Presidenza, è lecito aspettarsi di più in termini di valore aggiunto, tanto quanto a letture tattiche pre gara e in corso di gara, quanto anche in tema di comunicazione, ultimamente parsa talvolta nervosa e oltremodo e gratuitamente piccata.





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