Conte, scacco matto a Gasperini. Una mossa tattica ha confuso l'Atalanta
Antonio Conte stavolta dà scacco a Gasperini. Dea confusa da una mossa tattica e sfiancata alla distanza da un Napoli atleticamente superiore.

La importante vittoria del Napoli a Bergamo ha un nome e un cognome, quello di Antonio Conte. Con il suo staff e con i suoi ragazzi, l’allenatore salentino ha dato scacco a Gasperini, prendendosi una sontuosa rivincita sul collega che non più tardi di due mesi orsono aveva maramaldeggiato al Maradona in una gara dominata prima tatticamente e poi sul campo dagli orobici. Ma vediamo, con l’aiuto dei contributi visivi, quali sono state le armi tattiche che hanno permesso ai partenopei di imporsi in terra bergamasca e di confermare il primato in classifica.
LA SVOLTA ATLETICA – DEA SOPRAFFATTA FISICAMENTE. Quello che non ti aspetti, una vittoria figlia di una arroganza atletica e fisica proprio contro i maestri di questo genere di approccio. Abbiamo visto nella analisi pubblicata ieri, come i partenopei abbiano mostrato numeri di eccellenza assoluta per quanto riguarda la distanza percorsa di squadra - ricordiamo ben 124 km a fronte dei 116 dei padroni di casa – con punte di livello straordinario toccate dai centrocampisti - McTominay 13, Lobotka 12,5 e Anguissa 12,2 – e da quelle che, come vedremo, risultano due mezze ali aggiunte come Olivera con 12 e Di Lorenzo con 11,9. A questi dati vanno poi aggiunti quelli relativi alla percentuale di duelli vinti - 51,9% contro 45,7% a favore degli azzurri - e il dato relativo ai falli commessi - 18 degli orobici contro 9 dei partenopei - che risulta sintomatico di come i ragazzi di Gasp arrivassero spesso in ritardo sulle seconde palle o sulle cosiddette “mezze palle” ossia le palle vaganti. Questa stupefacente condizione atletica ha permesso al Napoli di essere aggressivo e, come accade da ormai sei gare, di andare a pressare spesso alto nella trequarti avversaria, atteggiamento evidenziato anche dal numero di possessi persi nella propria metà campo difensiva - 32 per i bergamaschi contro i 30 dei partenopei – dagli ingressi nell’ultimo terzo di campo – 40 per il Napoli contro 33 dell’Atalanta – dalle palle recuperate nell’ultimo terzo di campo – 7 a 6 per gli ospiti -, e infine dalla percentuale di palle recuperate nella metà campo offensiva – 14,9% per gli azzurri contro 11,3% per la Dea -. E’ evidente che, se a questi dati aggiungiamo anche una straordinaria capacità di concretizzazione che finora era mancata -, comprendiamo appieno i motivi dell’esito della contesa. Da smentire anche il falso storico che, nel dopo gara, ha visto protagonisti della gara e commentatori definire quella di Bergamo come vittoria cinica e non del tutto meritata de parte degli azzurri. In realtà tanto il dato sugli expected goals – 1,25 a 0,71 a favore degli ospiti – quanto quello relativo agli expected points – 1,89 a 0,83 a favore degli azzurri – dimostrano come la vittoria sia stata del tutto legittima e meritata.
LA CHIAVE TATTICA – ANGUISSA GUASTATORE GRAZIE A DI LORENZO
Contro il classico 4-3-3 del Napoli la chiave tattica è ancora una volta Di Lorenzo e vediamo perché con l’ausilio della prima lavagna tattica di seguito:
L’Atalanta come noto gioca uomo su uomo, con Lookman e Retegui sui due centrali Rrahmani e Juan Jesus, Samardzic prende Lobotka, e dei due centrocampisti del Napoli, De Roon prende McTominay ed Ederson non va su Anguissa, ma va a prendere Di Lorenzo, vale a dire uno degli elementi che Conte utilizza maggiormente come invasore dell’area - secondo per tocchi nella trequarti offensiva con 381 dopo Politano con 421 e quinto per tocchi in area con 40, ossia cinque in meno di McTominay, gli stessi di Anguissa -. Il capitano è praticamente un centrocampista aggiunto, Gasp ne è consapevole e ha bisogno di qualcuno pronto a seguirlo per tutto il campo. Non può essere Lookman, poco propenso al sacrificio, né Ruggeri impegnato a sua volta a seguire le evoluzioni di Politano, e quindi quello più adatto è proprio Ederson. A questo punto però rimarrebbe libero Anguissa che diventa di Scalvini, uno dei tre centrali, con Hien a francobollare Lukaku e Djimsiti su Neres. Sarà proprio questa la chiave della vittoria prima tattica e poi sul campo da parte di Conte. L’ invasione dello spazio opposto a quello deputato è chiaramente visibile in tutte le tre reti del Napoli. Nella prima è Politano che, non seguito da Ruggeri, va a prendere l’halfspace di sinistra, non seguito da Ruggeri, movimento che causa il gol del pareggio. La rete del momentaneo sorpasso poi è figlia dell’atteggiamento di aggressione alta di cui parlavamo prima, con pressione forte portata da Neres, Olivera e Anguissa in zona palla sulla estrema sinistra, con il camerunese che ancora una volta invade uno spazio, quello di sinistra, che teoricamente non gli apparterrebbe. Ma la crepa tattica creata da Conte nel sistema di Gasp è inequivocabilmente dimostrata dalla dinamica che porta alla rete del successo. Vediamola in lavagna:
In questo caso, rispetto al rigido 4-3-3, adottato dal Napoli per larghi tratti della gara, Anguissa decide ancora una volta di esplorare l’altro lato del campo (abbiamo evidenziato il movimento con una freccia continua azzurra), ma Scalvini fin lì non lo segue e quindi si rende necessario un cambio di marcatura. A uscire su di lui è Hien (linea tratteggiata gialla) e Lukaku, che nel frattempo ha attaccato l’area (linea tratteggiata azzurra), si trova per la prima volta senza Hien alle spalle, ma contro Scalvini (linea tratteggiata gialla) di cui si libera agevolmente trovando uno dei gol più importanti della stagione. In conclusione, oltre ad essere stata sfiancata fisicamente, la Dea è stata messa in stato di confusione tattica da Conte che ne ha sfruttato appieno le crepe tattiche con la precisione straordinaria e la spietatezza tipica di una grande squadra, che ha evidenziato un livello di crescita esponenziale rispetto alla partita dell’andata in cui fu Gasperini a vincere la gara tatticamente sul tecnico partenopeo, schierando una squadra senza punta di ruolo e quindi senza riferimento e tenendo Lookman e De Ketelaere che portavano a spasso i centrali di difesa del Napoli favorendo gli inserimenti in quel caso di Pasalic.





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