Chi è McTominay, lo scozzese che può cambiare il Napoli. Qualità e quantità
Alla scoperta di Scott Francis McTominay, il centrocampista che Antonio Conte vorrebbe per cambiare volto al Napoli. Carriera, caratteristiche e posizione dello scozzese.

Ultimi giorni febbrili per il calcio mercato del Napoli che sta provando a concretizzare diverse trattative importanti per consegnare ad Antonio Conte una rosa adeguata al suo disegno tattico. E se per Lukaku sembrerebbe fatta, un importante snodo per l'assetto tattico del Napoli potrebbe essere legato alla trattativa calda che Manna ha messo in piedi per portare all'ombra del Vesuvio il centrocampista scozzese McTominay. Scopriamone insieme caratteristiche e soprattutto perché si tratterebbe di un acquisto-chiave per la squadra partenopea
CARRIERA, CARATTERISITICHE E POSIZIONE. Scott Francis McTominay, centrocampista di piede destro nato in Scozia a Lancaster l' otto dicembre del 1996, ha trascorso l'intera sua carriera al Manchester United, iniziando fin dalle giovanili a farsi notare per le sue qualità soprattutto sul piano fisico. Nel corso delle stagioni ha avuto importanti allenatori che ne hanno apprezzato le caratteristiche, da Mourinho e Solskjaer a Ten Hag. A livello di nazionali, da sempre ignorato dal commissario tecnico inglese Southgate, è divenuto un leader assoluto della Scozia grazie al Ct Steve Clarke, che ne ha fatto un autentico totem. Alto 191 centimetri per un peso forma di 88 kg, struttura importante, grande corsa, notevole capacità aerobica e di resistenza, ha avuto nel corso degli anni un costante miglioramento in quelle che erano le sue skills iniziali. Considerando che, per tutta la sua carriera, McTominay è stato inquadrato come un giocatore allergico al gol, tuttavia negli ultimi anni, specie in nazionale, è riuscito a segnare con una continuità anche sorprendente. L'idea che questa possa essere una semplice casualità ha un suo fondamento ma è fuori di dubbio che il suo ruolo è stato costruito con grande cura sia da ten Hag che dal CT scozzese. McTominay si è preso il posto da titolare nello United sfruttando le assenze dei suoi compagni – Mount, van de Beek, Eriksen, Sancho e Antony, oltre la cessione di Fred – ma lo ha fatto in modo profondamente diverso rispetto agli anni scorsi. Se infatti nell'ultima stagione con Solskjær, lo scozzese era spesso inserito in un centrocampo a due con Fred, in cui i suoi compiti in termini di circolazione del pallone erano eccessivi – soprattutto in conduzione, in cui soffre la mancanza di sensibilità tecnica in spazi stretti – e inseriti in una squadra disfunzionale in possesso, aggrappata alle risoluzioni individuali di giocatori come Bruno Fernandes e non a un impianto di gioco organico, nella stagione successiva, quando lo United 2023/24 ha acquisito un’identità più chiara, il ruolo di McTominay è stato ridimensionato, sia come presenza in campo che come compiti. In particolare la novità rispetto alla prassi delle scorse stagioni è rappresentata proprio dalla sua posizione in campo: complici le assenze di Mount e Amrabat, lo scozzese ha infatti giocato insieme a Casemiro e non al suo posto, avendo un ruolo più libero in verticale, uscendo spesso in pressione sul terzino, anziché andare alla cieca in zona palla. Insomma un McTominay nuovo, che in possesso asseconda il flusso del gioco e cerca di essere sempre all'altezza in cui si trova il pallone, che sia nella propria metà campo o in quella avversaria. I mezzi tecnici rispetto a due anni fa non sono mai veramente migliorati ma questo contesto non può che aiutarlo, semplificandogli le giocate con il pallone ed esaltandone il dinamismo. Il risultato è meno tocchi del pallone e più movimenti senza di esso; il suo apporto, pur essendo statisticamente peggiorato rispetto a due anni fa – effettua un terzo dei tocchi palla e ha meno passaggi riusciti, meno intercetti e meno duelli vinti – è migliorato nella funzionalità e nel modo in cui esalta quello che sa fare.
La prima qualità che è stata esaltata è quella degli inserimenti senza palla: McTominay non solo si muove tanto, ma spesso lo fa anche bene; in tutte le occasioni costruite con il Manchester United non solo si è trovato spesso in area sui cross o sui cutback dei compagni, ma si è trovato anche a leggere bene traiettorie sporcate da compagni e avversari. Ma quello che nel Manchester United si è solo intravisto per alcune settimane, nella Scozia è una realtà consolidata da tempo e ha portato lo scozzese a segnare nelle qualificazioni a Euro2024 6 volte in 6 partite – curiosamente, 4 di queste con il suo piede debole – con una media di un gol ogni 79' giocati e 2.3 tiri tentati. Numeri inconcepibili finoa qualche tempo fa, specie considerando che, prima di queste partite, McTominay è stato persino schierato diverse volte come centrale di difesa. La narrazione associata al gioco di McTominay è quella dello spirito operaio british, tipico di chi si butterebbe nel fuoco per i compagni e che correrebbe chilometri anche sui carboni ardenti. Tutti i suoi allenatori, da Mourinho in poi, ne hanno apprezzato l’abnegazione, il modo in cui si allena e in cui si mette sempre a disposizione. Dietro al suo exploit va colto il lavoro fatto da Clarke e Ten Hag per metterlo a suo agio in campo ma molto meno immediato è cogliere le sue qualità: se i movimenti con cui McTominay arriva a concludere in area sono studiati e preparati in allenamento, il modo in cui si costruisce ed esegue i tiri sembra essere una sua qualità e nient'altro.
Per capire la sua universalità di impiego basta prestare attenzione alla lavagna di seguito che ne riassume gli impieghi e le relative frequenze per ogni ruolo che è capace di ricoprire. Impiegato per la maggior parte delle gare come mediano davanti alla linea di difesa ( 136 volte ), come centrocampista centrale ( 93 volte ), come punta centrale ( 20 volte ), come trequartista e come difensore centrale ( 3 volte ), da seconda punta ( 2 volte ) e persino, in una sola occasione, come centrocampista di destra.
E' evidente che un elemento di tale portata e caratteristiche consentirebbe a Conte di mutare pelle, anche in corso di gara, e di poter utilizzare lo scozzese, come descritto qualche giorno orsono, come schermo a protezione della linea di difesa o in alternativa, tenendo Lobotka basso, come invasore per sfruttarne le capacità di inserimento e di conclusione dalla distanza.







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