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Acerbi in lacrime: "La malattia mia e quella di mio padre, l'alcol, Gattuso e la verità su Spalletti"

Francesco Acerbi, difensore dell'Inter, è intervenuto è stato ospite della trasmissione Verissimo ai microfoni di Silvia Toffanin.


Luca CirilloLuca CirilloGiornalista

22/09/2025 18:06 - Interviste
Acerbi in lacrime: La malattia mia e quella di mio padre, l'alcol, Gattuso e la verità su Spalletti

Un Francesco Acerbi commosso e in lacrime si è raccontato nello studio di Verissimo. Ospite di Silvia Toffanin, il calciatore dell’Inter ha svelato tanti aspetti della sua lunga carriera, ma non solo, ha toccato anche momenti di vita privata, come il rapporto con il padre.


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Il classe 1988 ha iniziato però con il famoso "no" a Spalletti: "Non ho mai rifiutato la Nazionale, ho rifiutato la convocazione per la partita con la Norvegia. Ma da lì a dire che non voglio più la Nazionale, è impossibile. Se Gattuso non mi vuole, non è un problema. Il mister viene pagato per scegliere e se non mi sceglie non farò mai polemica. Spalletti non mi ha chiamato per un anno, dopo quello che ha detto non mi sembrava giusto rispondere alla convocazione. Se mi ha fatto sentire vecchio? Chi se ne frega, sarò vecchio per gli altri, non per me. Se dovessi ascoltare tutto quello che dicono avrei smesso a 21 anni, o forse non avrei nemmeno iniziato".


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Sul padre"Lo devo sempre ringraziare perché ci teneva molto a me, anche troppo. Lui non sapeva neanche cosa fosse il calcio. Voleva che facessi il calciatore, da bambino la passione la devi lasciare crescere. Lui era molto protettivo, esigeva molto. Se non facevo bene non andava bene. Ho perso anche la voglia di giocare e pensavo ad altro. Lui non voleva arrendersi e quindi mi ha portato a non arrendermi. Mi ha portato fino a dove sono oggi. Non gli ho mai detto ti voglio bene. Con il senno di poi è un rimpianto. Sapevo che aveva una malattia al cuore, che dopo i 40 avrebbe avuto difficoltà. Poi quando accade non sei mai pronto. Lì è stata dura più nel tempo. Più dopo. Una volta ho fatto un sogno dove c’era lui, era molto bello, prima di una partita ho pianto due ore. Poi mi sono liberato, è stata una bella emozione”.

Sull'alcol: "No, non ero un alcolizzato. Mi piaceva divertirmi e il calcio passava in secondo piano. Avevo deciso di smettere due volte di giocare. Non ero depresso, volevo smettere. Non ci stavo più dentro, non riuscivo più a dare quello che potevo dare. Facevo serata con tanti giovani. Poi il calcio ci andavo perché dovevo, per scacciare i pensieri".

Sulla malattia: "Prima della seconda malattia, era questo periodo. L’ho presa abbastanza male, la prima volta. Non avevo sintomi, ma esami del sangue con valori sballati. Al San Raffaele mi hanno rassicurato, mi hanno tolto un testicolo e mi hanno detto che in 4 settimane sarei tornato in campo. E poi la recidiva, dopo qualche mese. Facevo l’antidoping. Da lì non me lo aspettavo, iniziai le chemio il 7 gennaio fino al 14 marzo. Tutto è venuto dopo la fine del campionato”.

Da quella esperienza è nato un cambiamento radicale: “Finito il campionato vado in vacanza, da lì senza un perché mi sveglio e decido di togliere i superalcolici. Avevo voglia di allenarmi, non sembravo più io. Nel giro di tre settimane non l’ho più toccato”.


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Luca CirilloLuca Cirillo
Giornalista dal 2010, ha lavorato per Il Roma. Da vicedirettore ed inviato di giornali online, ha seguito il Napoli in giro per l'Europa. È autore e conduttore di programmi su Radio Amore e collabora con alcune riviste.

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