Cagliari-Napoli, vittoria "provinciale". Dati positivi e punti su cui lavorare
L'analisi di Cagliari-Napoli, vittoria importante degli azzurri. La chiave tattica, i dati, cosa sta funzionando e su cosa invece devono ancora lavorare gli azzurri di Antonio Conte.

Il Napoli torna dalla trasferta di Cagliari con nuove certezze e con uno spirito da squadra grande nei valori tecnici e provinciale nell'approccio tecnico-tattico nonché nell'atteggiamento in campo. Una squadra che si sporca le mani in una contesa che, come preannunciato, sarebbe stata messa dai sardi sul terreno della verve agonistica e della "garra". Su un terreno di gioco davvero osceno per questi palcoscenici, in condizioni atmosferiche di vento a folate e in un catino che eufemisticamente definiremmo ostile, si è finalmente vista una squadra che, coltello tra i denti, combatte su ogni pallone e alla fine vince più duelli dell'avversario (14 a 11 a fine gara ). Non è stata una bella partita, dopo 22 minuti sul cronometro il Cagliari aveva commesso già 11 falli. Ma vediamo più in profondità che squadra è stata ieri il Napoli e soprattutto a quale tipo di gioco dovremo imparare ad abituarci.
CHIAVE TATTICA DELLA GARA. Conte aveva preparato il piano gara con l'intento preciso e chiaro di andare a giocare da subito in fase di possesso con palloni a Lukaku in posizione di centravanti-boa, marcato in un duello estremamente fisico dal gigante Mina, con il belga a fare il consueto lavoro di protezione palla e smistamento sui compagni in inserimento da dietro. La lavagna mostra chiaramente come, volutamente, Conte abbia svuotato il centrocampo in fase di possesso, per aiutare, specie nel primo tempo, gli inserimenti in zona centrale Lobotka quando ad abbassarsi era Anguissa e viceversa, entrambi in versione inedita di incursori, e dei due fiorettisti Politano e Kvaratskhelia. La dimostrazione che siamo al cospetto di un Napoli che non palleggia e non fraseggia più come in passato sta proprio nella posizione dei due centrocampisti, che difficilmente si dispongono allineati orizzontalmente, ma che piuttosto si posizionano in verticale in modo dinamico e mutevole a seconda delle fasi di gioco.
In fase di non possesso la scelta di Conte, che in realtà sta diventando sempre più tendenziale, è stata quella di portare una pressione non alta e abbastanza guardinga nella metà campo avversaria. Questo atteggiamento ha dato la possibilità ai difensori sardi di trovare spesso l'imbucata diretta verso gli attaccanti che però hanno spesso e volentieri perduto i duelli con i difensori partenopei. Smentiamo quanto ai più è parso relativamente ad una presunta squadra troppo lunga. Il Napoli è invece stato mediamente molto corto, nello specifico 22,08 metri nel primo tempo e 25,34 nella ripresa, e al tempo stesso con un baricentro medio tra i 48 e i 49 metri, dunque nemmeno possiamo dire che la squadra abbia assunto una posizione troppo bassa. Ma il tutto con una linea di difesa mai troppo alta.
CHE NAPOLI E'. Premesso che ogni partita ovviamente fa storia a sé e che propone di volta in volta un canovaccio diverso, la sensazione, confermata dalle metriche di analisi, è che gli azzurri abbiano completamente cambiato pelle rispetto al recentissimo passato, e non solo nel sistema di gioco che in realtà costituisce solo la punta dell'iceberg. Quella nascente, che partita dopo partita assume i contorni sempre più marcati di una identità che il suo allenatore sta plasmando, è una squadra che sta imparando, anche velocemente, a mettere da parte narcisismi e vanesie individualità, nel nome del sacrificio e del collettivo. Un Napoli sempre più di sciabola, ma anche di fioretto quando serve. Il cholito Simeone, che al minuto ottanta entra in scivolata al limite della propria area di rigore per murare una pericolosa conclusione di Makoumbou sul punteggio di tre reti a zero, costituisce esempio ampiamente esemplificativo della nuova mentalità di squadra che sta assumendo il gruppo. Anche se stiamo analizzando solo quattro gare, tuttavia i numeri parlano chiaro, li riassumiamo in grafica cercando di spiegarne il senso.
E' un Napoli che corre tantissimo - anche ieri 114,5 km percorsi contro i 108,2 dei sardi - che palleggia poco - 485 passaggi completati a gara contro i 603 dello scorso anno - e con minor precisione rispetto a quanto eravamo abituati. Col 52,8% di possesso palla è ottavo nella lega contro il 61% della scorsa stagione in cui era primo, mentre nella precisione dei passaggi ha un 80% contro l'85% dello scorso anno. E' certamente un Napoli che difende più basso; la metrica che misura la distanza media con cui ci si difende evidenzia il secondo miglior dato della lega con 19 metri di distanza dalla propria rete contro i 22 del Milan primatista (ricordiamo che lo scorso anno il Napoli aveva un dato pari a 35 metri, il migliore di gran lunga del campionato). A fronte di ciò però è una squadra decisamente più verticale come testimoniano diverse metriche. In primis il dato dei passaggi filtranti in cui il Napoli con una media di 3,25 a gara è primo, molto meglio dello scorso anno in cui si attestava su media 1,15 a partita. Ma anche la metrica che misura i passaggi completati negli ultimi 18 metri di campo segna un dato da primato con quasi dieci a partita. Altro dato sintomatico sulla verticalità acquisita dalla cura Conte riguarda il numero di passaggi progressivi, ossia quella tipologia di passaggi in grado di spostare il pallone verso la linea di porta, effettuati nella metà campo avversaria: ebbene con 202, cioè oltre 50 a gara, il Napoli è primatista anche in questo caso. Così come primi gli azzurri si piazzano nella classifica dei passaggi fondamentali, ossi quelli che portano direttamente a un tiro, con una media di 14,5 a partita. Dato ulteriormente rinforzato da quello relativo alla SCA, ossia le due azioni che portano direttamente ad un tiro, in cui gli uomini di Conte primeggiano con 32,5 di media a gara. Relativamente alla parte difensiva, con un Meret sempre più in versione saracinesca, che ha inanellato il suo secondo clean sheet della stagione e che al momento fa registrare il 76,9% di parate contro il pessimo 61% della scorsa stagione, va evidenziato il dato relativo ai contrasti vinti - il Napoli è quarto in netto miglioramento rispetto al quindicesimo gradino della scorsa annata - e soprattutto quello delle palle recuperate. Il Napoli con 43,25 di media è secondo mentre lo scorso anno era undicesimo. Il coefficiente xGA, che misura la pericolosità delle azioni subite, recita un 4,37 che, pur ponendo il Napoli al quinto posto, risulta ancora troppo alto. Per quanto riguarda l'atteggiamento che gli azzurri assumono in non possesso, l'impressione data a occhio di una squadra che non pressa subito forte è confermata dal PPDA, che ricordiamo misura il numero di passaggi concessi agli avversari prima di azionare un meccanismo di aggressione mirato alla riconquista della palla. Il dato evidenzia un 11,74, decimo in classifica, mentre lo scorso anno era di 9,85, meglio di tutti. Migliore attacco con nove reti alla pari delle milanesi che però hanno entrambe beneficiato di un rigore, maggior numero di assist (9), miglior coefficiente di xGnP, ossia gol attesi senza rigori con 7,5, sono ulteriori dati che certificano la direzione giusta che ha preso il lavoro di Conte.
COSA NON FUNZIONA. In una macchina che inizia a mostrare i primi segni di buona carburazione emergono comunque alcuni pezzi che fanno difficoltà a ingranare. In primis le catene laterali. In questo modo di giocare sono poco sfruttate al momento e vedono interpreti che finora hanno lasciato non poco a desiderare. Né Mazzocchi a destra, né a sinistra Spinazzola hanno convinto. E lo stesso Olivera non pare da meno. Molte sbavature e imprecisioni al momento mettono il Napoli in condizioni di dare il meglio dentro il campo e non sulle fasce. Inoltre per quanto concerne la fase difensiva in talune occasioni è concesso troppo campo alle spalle dei due centrocampisti e se a Cagliari hai trovato interpreti come Gaetano, Luvumbo e Piccoli, con tutto il rispetto, già tra sei giorni ti troverai al cospetto di Koopmeiners, Vlahovic e Nico Gonzalez, e questo lusso certamente non potrai concedertelo. Infine, continuiamo a registrare in taluni elementi, segnatamente Politano, la tendenza a portare troppo palla e a tardare le transizioni positive che quindi da primarie diventano spesso secondarie.
IL QUESITO. In molti addetti ai lavori, e noi tra quelli, si chiedono: questo assetto tattico che rischia di diventare a tratti troppo Lukaku-centrico, con fasce laterali molto scariche e gioco molto accentrato, costituirà il DNA di questo nuovo Napoli oppure con l'arrivo dei nuovi acquisti assisteremo a varianti nella dinamica di sviluppo delle azioni? E poi, il Napoli che al momento non pressa alto e non va in immediata riaggressione lo fa perché Conte lo ritiene non ancora pronto per questi principi oppure per scelta? Infine, un elemento come Neres, 3 assist in 3 spezzoni di partita, può essere integrato con minutaggio maggiore nella squadra oppure è destinato ad essere sacrificato in virtù di una sua evidentemente scarsa propensione alla copertura rispetto a Politano? Staremo a vedere.
(C) Riproduzione riservata.





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