Pecci: "Simulatori? Se tiravi la maglia a Riva e Bonimba ti arrivava una gomitata nei denti"
"Ai simulatori darei tre mesi di squalifica e 10.000 euro di multa al suo allenatore", ha spiegato l'ex calciatore.

Eraldo Pecci, ex calciatore di Napoli, Torino e Bologna, ha rilasciato un'intervista ad Alberto Polverosi per il Corriere dello Sport ed ha fatto il punto sul mondo del calcio che è totalmente diverso da quello in cui lui era in campo, soprattutto sul versante delle simulazioni.
Queste le sue parole: "Non vorrei passare per nostalgico, ma un tempo il giocatore che perdeva un contrasto cercava di rialzarsi subito perché non gli piaceva sentirsi meno forte del suo avversario. Se è questione di dignità? Si, ed anche di serietà, aggiungerei. Prima ci conoscevamo meglio, fra i giocatori c’era un rapporto diverso. Se uno si buttava e qualche mese dopo lo incontravi di nuovo andavi da lui e gli dicevi: “Oh, ma che ti butti? Ma sei una m...”.
Sulle novità del regolamento: "Le regole ora puniscono i giocatori seri e danno vantaggi ai meno seri. Responsabilità? Cominciamo dagli arbitri, molti non conoscono le dinamiche del calcio. Come dice Gasperini, è impossibile saltare come pinguini, ma bisogna aggiungere che nessuno dà loro un aiuto. (...) Un arbitro deve fischiare quello che vede, non quello che immagina. Agnolin era uno di questi, se vedeva un rigore al 90' lo fischiava. Ci sono anche altre responsabilità, anche da parte nostra, intendo di chi commenta le partite, parla in tv o scrive sui giornali. A volte sento e leggo: “Si è guadagnato il rigore”. No! Lo ha rubato il rigore. Oppure: “Il contatto c’è”, ma con quel contatto non sarebbe caduto nemmeno un topolino".
Sui rimedi: "Ti becco a tuffarti? Tre mesi di squalifica e 10.000 euro di multa al tuo allenatore. Vedi che poi la smettono. Punire anche i tecnici perché l’allenatore gode se gli danno un rigorino o una punizioncina a favore. Invece dovrebbe dire ai suoi che non è il caso di buttarsi. Sui non tuffatori, se parliamo di quelli di oggi, dico Salah: prende un sacco di pedate, ma tante, però non si butta mai".
Su quelli dei sui tempi: "Tanti erano così. Faccio due esempi, Gigi Riva e Bonimba (Boninsegna, ndr): quando li prendevano per la maglia non si fermavano a chiedere una punizione, ma ti rifilavano una gomitata nei denti".
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