Napoli, qualità in netto miglioramento. Cosa emerge dalla gara con il Venezia
L'analisi post gara di Napoli-Venezia, vittoria meritata da parte della squadra azzurra cha ha dimostrato grande forza mentale e maturità.

Il Napoli vince e ancora una volta, la terza di fila, convince per atteggiamento e spirito di squadra, chiudendo l’anno in testa alla classifica in compagnia dell’Atalanta e davanti all’Inter, che però, ricordiamolo, ha da recuperare una gara che potrebbe portarla virtualmente in vetta solitaria in caso di vittoria a Firenze. Una gara che probabilmente verrà recuperata non prima di febbraio 2025 e che renderà quindi virtuale il titolo di Campione d’Inverno. Quello che stiamo analizzando di partita in partita, si sta rivelando sempre più il Napoli di Conte, ma con una vera e propria metamorfosi che si sta concretizzando in una manovra più convincente dal punto di vista anche tecnico-tattico, con maggiore qualità e con interpreti che sembrano crescere di condizione. Vediamo i punti salienti alla base di questa evoluzione del Napoli 2.0 di matrice “contiana”.
I NUMERI CHE FANNO LA DIFFERENZA. Quella con il Venezia è stata l’ennesima affermazione di misura di questa stagione, eppure così diversa dalla altre che avevano fatto storcere il naso per il senso di sofferenza e di fatica impiegate dai partenopei per avere la meglio sugli avversari, talvolta per il rotto della cuffia e a seguito di prestazioni tutt’altro che convincenti e soprattutto poco esaltanti dal punto di vista tecnico. Ma quella di ieri al Maradona è parsa una superiorità a tratti schiacciante, in una contesa dal dominio imbarazzante del Napoli sui lagunari che, al netto di una stupefacente prodezza di Meret su Yeboah – azione tra l’altro viziata da un evidente fuorigioco di Zampano – si sono limitati ad una gara esclusivamente difensiva, con un ordine tattico anche apprezzabile. In una gara terminata con il 67% di possesso, 25 conclusioni verso la porta ( 18 dall’interno dell’area di rigore ), di cui 8 nello specchio, 17 passaggi chiave, un rigore parato, un palo colpito, il 75% di contrasti vinti, ed un xG di 2,56, il pari sarebbe stato davvero mortificante per una squadra che ha mostrato solidità in tutti i reparti e in pressocchè tutte le fasi della contesa. Una squadra che, come da qualche gara in qua stiamo segnalando, anche nella gara vittoriosa contro i nero-verdi a mostrato di volere molto di più dei semplici tre punti, che pure erano fondamentali. E nella gara contro i lagunari, a ben vedere, c’è stato molto di più. C’è stato lo spirito famelico degli azzurri di volere a tutti i costi, anche contro la casualità e la sfortuna, finire il 2024 con una vittoria di capitale importanza. C’è stata, netta, la sensazione di un Lukaku ritrovato, che, a dispetto del rigore neutralizzato da un ottimo Stankovic, è parso in evidente miglioramento sia nei movimenti che nella condizione, e che avrebbe meritato il gol al termine di quella che a nostro modesto avviso è sembrata la sua migliore prestazione in maglia azzurra, per lui trenta tocchi, 2 conclusioni, di cui una deviata sul palo, due passaggi chiave per i compagni, in generale molto più coinvolto nella manovra e spesso non soltanto spalle alla porta. Ma nella gara vittoriosa contro i lagunari c’è stato anche un elemento che, sottolineato anche in conferenza stampa dal tecnico salentino, sta emergendo man mano sempre di più, vale a dire il diverso atteggiamento della squadra quando è in fase di non possesso.
Avevamo evidenziato e talvolta stigmatizzato la volontà del Napoli di quest’anno di essere più guardingo e in blocco medio-basso quando era in una fase di non possesso, atteggiamento questo certificato dalla metrica del PPDA – passaggi concessi agli avversari che sono in possesso palla prima di intervenire con una azione di disturbo mirata alla riconquista del possesso. Un indice che quindi più basso è e più evidenzia una volontà maggiore nella riconquista e quindi nella riaggressione mirata alla riconquista del pallone. Ebbene questo indice, che ieri si è attestato a 6,55, e che fino alla quattordicesima giornata era stato pari a 13,46 – quattordicesimo in graduatoria – a testimonianza di un atteggiamento maggiormente passivo dei ragazzi di Conte – oggi, dopo diciotto gare, è sceso a 12,24 – decimo in graduatoria – ma soprattutto risulta nelle ultime quattro gare, quelle della svolta, pari a 8,40 – secondo soltanto a quello del Bologna di Italiano -, a certificare l’inversione di tendenza anche abbastanza violenta nell’atteggiamento di squadra e quella volontà di difendere finalmente attaccando, andando in avanti alla riconquista immediata del pallone.
Uno spirito che tanto piace anche al pubblico partenopeo, una voglia e una fame che incarnano la filosofia ma anche il carattere del tecnico pugliese, che in questi sei mesi di lavoro ha saputo portare nella testa di calciatori e anche dell’ambiente tutto, una nuova mentalità e ritrovati stimoli. In proposito, due nomi su tutti: Di Lorenzo, protagonista di una calda estate in cui per testa e per quello che oggi chiamano “mood” era parso già un ex calciatore del Napoli e Anguissa, anch’egli dato per partente e per ormai estraneo al progetto-Napoli, dopo una stagione a tratti imbarazzante. Entrambi incarnano la rinascita di questo Napoli di Conte, tornati agli antichi fasti di spallettiana memoria e protagonisti di una squadra pugnace sì, ma da qualche giornata anche arrembante e qualitativa finalmente non solo nella fase difensiva, dove ad oggi i partenopei dopo il decimo clean sheet di stagione e con sole 12 reti al passivo vantano la migliore difesa a livello top cinque campionati europei al pari dell’Atletico Madrid e il primato della graduatoria proprio delle gare con rete inviolata in comproprietà con Juventus e Real Sociedad ( tutte con dieci ) ma anche in quella offensiva.





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