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Napoli poco "cattivo" contro il Venezia: emerge un dato. Politano un po' spento

Riflessioni e analisi a freddo di quanto avvenuto in Venezia-Napoli, gli azzurri hanno perso la grande occasione di restare agganciati all'Inter.


Alessandro D'AriaAlessandro D'AriaMatch Analyst

18/03/2025 20:34 - Campionato
Napoli poco cattivo contro il Venezia: emerge un dato. Politano un po' spento

Sono trascorsi alcuni giorni da Venezia-Napoli, ed è tempo di alcune riflessioni a freddo. Al termine di una gara tirata e combattuta, esattamente quello che c’era da attendersi contro una compagine lagunare che aveva già da tempo dato chiari segnali di ripresa, il Napoli di Conte torna a casa con un punto che ha il sapore del passo falso e con la conferma che in questa stagione il Campionato italiano sa riservare trappole anche nelle partite apparentemente e teoricamente più semplici. Abbiamo voluto analizzare quanto Conte si porta a casa da Venezia in termini di risposte tecniche ricevute dai suoi, ma anche evidenziare qualche riflessione quanto mai necessaria in questo periodo di sosta per le nazionali, nella speranza che per una volta al Napoli vengano restituiti i propri tesserati nelle medesime condizioni di salute di partenza.


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Non vi è alcun dubbio che il Napoli abbia provato e, segnatamente nella prima frazione di gioco, sia riuscito a fare la partita. Le azioni principali lo dimostrano, con le conclusioni sfortunate come quelle di Raspadori sul palo interno, di Lukaku e McTominay, sui quali Radu, premiato al termine della gara come MVP, ha fatto il fenomeno; ma lo dimostrano anche alcune metriche come il possesso palla – 55,7% nel primo tempo – il tasso di duelli a terra vinti – 63% contro il 34,6% - e quello dei duelli aerei vinti – 73,7% contro il 26,3% -. E le stesse metriche relative al solo secondo tempo confermano questa volontà, con il 60% di possesso palla, il 61,5% di duelli a terra vinti contro il 35,8% e il 91,7% di duelli aerei vinti contro un 8,3% dei lagunari. Ulteriore dato che testimonia la volontà di riaggredire l’avversario è stato quello del PPDA – indice che misura quanti passaggi in media si concedono all’avversario prima di intervenire con una azione di pressing mirata alla riconquista del possesso -. Ebbene il valore fatto registrare dal Napoli a Venezia è stato pari a 7,31, vale a dire tra i più bassi fatti registrare quest’anno in Serie A. 


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UN POLITANO NON AL MEGLIO

Elemento da evidenziare, in una catena di destra chiamata a supplire alla minore capacità offensiva della mancina orfana di un interprete importante come Neres, la prestazione incolore di Matteo Politano, fresco di convocazione in Nazionale, ha finito per determinare una scarsa incisività proprio sul lato dove il Napoli poteva e ama fare la differenza. Impreciso, poco propenso all’iniziativa e a tratti parso chiaramente stanco, dall’esterno azzurro il tecnico si aspetterebbe un contributo diverso in termini di partecipazione attiva al fatturato offensivo della compagine partenopea – ad oggi due reti e due assist -.

IL REBUS TERRENO DI GIOCO

Agli addetti ai lavori è parso subito anomalo il rimbalzo della sfera, irregolare e palesemente lento il terreno di gioco, che pure era stato irrorato dagli idranti dell’impianto nell’ante gara. Tuttavia la superficie del terreno di gioco del Penzo, sintetico di ultima generazione della fitta MAST sport – la stessa del campo del Cesena -, in concomitanza della giornata di sole straordinaria in laguna, ha palesato evidenti segni di secchezza. La palla, come opportunamente sottolineato da Conte nel post gara, tendeva a rallentare la propria corsa e a non scorrere abbastanza, dinamica che ha portato a non pochi errori di misura e di calcolo delle distanze soprattutto agli ospiti, a mal partito con un terreno del genere. 

CAMBIO ANGUISSA, PERCHE’ NON BILLING?

Opinabile e comunque sempre un po' tardiva la gestione dei cambi da parte di Conte. Per un Politano parso, e auto denunciatosi stanco, ci si chiede come mai il tecnico salentino non abbia pensato di inserire un Billing che, oltre ad essere particolarmente tonico e caldo, è elemento in grado di calciare bene i calci da fermo. La scelta di Anguissa, entrato con un mood svagato e presentatosi con una improvvida rouleta al limite della propria area di rigore, lascia ancor più perplessi se pensiamo che il camerunese era reduce da un infortunio di natura muscolare da trattare con particolare delicatezza. Lo stesso Okafor, inserito al minuto 77, potrebbe forse incidere diversamente se impiegato con un minutaggio più adeguato rispetto a quello finora realizzato.

RISPETTO PER CHI PAGA IL BIGLIETTO

Abbiamo altre volte posto l’accento sulla questione del tempo realmente giocato nelle partite del nostro campionato. Abbiamo da queste colonne ricordato come, a seguito di direttive date dalla FIFA nel post mondiale Qatar – ricordiamo che nell’estate del 2023 il tema fu oggetto di un raduno arbitrale tenuto a Cascia a due settimane dall’inizio del campionato – direttive che invitavano la classe arbitrale ad aumentare il tempo di recupero da 10 a 13 minuti in più per ogni singola partita, per un certo numero di gare furono dati recuperi molto congrui. Dobbiamo altresì rimarcare come l’attuazione di queste linee guida sia poi scemata dopo poche giornate, tant’è che oggi gli spettatori che pagano per assistere ad uno spettacolo di 100 minuti, debbano invece accontentarsi di una esibizione reale di 48 minuti – ieri segnatamente il secondo tempo è durato poco più di 22 minuti -. Immaginate di pagare il biglietto per andare a teatro a vedere una rappresentazione in due atti, ma che possiate assistere soltanto al primo atto. In tutta onestà le perdite di tempo cui ci capita di assistere ormai sistematicamente, che pure saranno diffuse anche in altri campionati, oltre a falsare le gare, costituiscono esempio di mal costume e di pessima educazione ai valori dello sport.

CORRETTEZZA E FAIR PLAY NON PAGANO

Per l’ennesima volta dobbiamo sottolineare come il comportamento irreprensibile degli atleti in maglia azzurra venga mortificato da conduzioni quanto meno opinabili nella direzione di gara. Anche a Venezia il Napoli, squadra più corretta del campionato e meno ammonita ed espulsa di tutte, ha terminato il primo tempo con 13 falli subiti e uno solo commesso. Eppure le ammonizioni tardano sempre ad arrivare e spesso non vengono comminate con puntualità rispetto ad un Regolamento che pure su talune casistiche parla chiaro. Nello specifico, nel primo tempo, due step on foot, interventi da giallo a norma di regolamento, sono passati sotto silenzio e né i giocatori partenopei hanno protestato. Oltretutto si continua a tollerare il gioco di tira e molla della maglia di Lukaku e anzi a capovolgere il fallo fischiandolo al danno del belga, che paradossalmente paga la sua esuberanza fisica in maniera perversa. Forse sarebbe il caso di farsi sentire di più anche in campo, a costo di prendersi qualche ammonizione in più visto che questo genere di correttezza non paga, mai!

IL VALORE DI UN PARI E LA GESTIONE DELLA ROSA

Chiudiamo questa nostra disanima con una riflessione in merito alle contraddizioni di Conte. In particolare non abbiamo ben compreso se, come secondo noi correttamente affermato una decina di giorni orsono, il pari sia una mezza sconfitta, oppure, come dichiarato nel post gara di Venezia, quando non puoi vincere non devi perdere. E ancora, per certi versi indecifrabile la gestione delle rotazioni dei calciatori cosiddetti di rincalzo. Al netto della bocciatura acclarata di Rafa Marin – per lui tre minuti in campionato -, non si comprende come alcuni elementi sembrerebbero essere entrati nelle rotazioni, ma poi vengano accantonati scomparendo quasi dai radar del tecnico. Gilmour, impiegato appena arrivato per l’infortunio di Lobotka, accantonato per molte gare, ricomparso solo dopo l’infortunio di Anguissa. Billing, dopo un periodo di 45 giorni definito di atletizzazione, impiegato a Como con profitto, rendimento confermato nella gara successiva con l’Inter con tanto di gol decisivo e con la Fiorentina per pochi minuti, ieri accantonato per Anguissa. Lo stesso Raspadori, prima dell’infortunio di Neres, aveva visto il campo per pochissimi minuti, al punto che se ne paventava la cessione a gennaio. Per continuare con Simeone - 314 minuti con 24 presenze, media 13 minuti a partita – mai realmente preso in considerazione, e per finire a Okafor, giunto a Napoli ormai 45 giorni orsono, eppure avendo inanellato al momento in 4 apparizioni, la miseria di 27 minuti – poco meno di 7 minuti di media a partita. Ecco, difficile individuare un filo conduttore nelle scelte di rotazione del tecnico, per cui l’incertezza sembra talvolta regnare sovrana.


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Alessandro D'AriaAlessandro D'Aria
Match Analyst e Football Data Analyst certificato ed abilitato alla professione. A fine anni '90 ha seguito da vicino prima la Primavera e la prima squadra del Napoli. Si occupa per AreaNapoli.it, tra l'altro, dell'analisi dell'avversario.

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