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Napoli, nessun dramma. Ma non è una sconfitta salutare. Analizziamo i dati

L'analisi della gara persa dal Napoli contro l'Atalanta, metriche e dati ci aiutano meglio a capire quanto accaduto. L'analisi di Alessandro D'Aria, match analyst.


Alessandro D'AriaAlessandro D'AriaMatch Analyst

04/11/2024 20:49 - Campionato
Napoli, nessun dramma. Ma non è una sconfitta salutare. Analizziamo i dati

Analizzare la sconfitta casalinga del Napoli al cospetto di una Atalanta parsa concreta più che bella e soprattutto straordinariamente cinica nella zona di finalizzazione, è esercizio arduo dal punto di vista della giusta lettura e interpretazione dei numeri rispetto a quanto visto sul terreno di gioco e all’impressione lasciata dalle due compagini. Che la squadra di Gasperini fosse in uno stato di grazie soprattutto in zona di concretizzazione, che avesse una notevole capacità di conversione in gol del volume di occasioni create, che fosse dotata di individualità di livello specie in zona trequarti, erano aspetti conosciuti, insieme alla notevole consapevolezza e maturità di un gruppo capace lo scorso anno di aggiudicarsi dominando un trofeo importante come la Europa League.


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A dispetto di quanto dice il punteggio finale, la analisi delle metriche racconta di una gara equilibrata per molti aspetti, decisa probabilmente, più che dalla incapacità di decodificare una formazione che sorprendentemente Gasperini ha schierato senza un centravanti di ruolo (e che centravanti, Retegui capocannoniere), dalla sensazione di impotenza e di scarsa prolificità di un attacco che in tempi non sospetti avevamo definito troppo Lukaku-centrico, e quindi prevedibile, ma anche troppo poco capitalizzato nelle valide alternative a disposizione del tecnico salentino. Ma vediamo insieme i due aspetti, quello tattico e quello dei dati, che ci aiutano e decifrare cosa è accaduto e anche perché.


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LETTURA TATTICA. La genesi della vittoria della Dea risiede probabilmente in larga parte nella scelta, assolutamente inattesa, di lasciare l’attaccante più prolifico del campionato italiano e tra i più in forma d’Europa in panca, schierando una squadra con Pasalic a basculare tra mediana e trequarti, De Ketelaere a tirare fuori Buongiorno, e Lookman in zona trequarti sinistra con licenza di svariare sul tutto il fronte d’attacco. Uno schieramento che in fase di non possesso consentiva a Gasp di utilizzare Pasalic in marcatura e schermatura di Gilmour, praticamente annullato ieri, e in fase di ripartenza di godere del fattore sorpresa disponendo di giocatori che di fatto non davano punti di riferimento ai difensori di casa. Gli orobici inoltre hanno tenuto in massima ampiezza tanto Zappacosta a destra, quanto Ruggeri a sinistra, come vediamo nella grafica relativa alla Pass Map dei bergamaschi.

Dopo un inizio nemmeno tanto negativo da parte del Napoli, la svolta è giunta al minuto 10, quando su una incursione proprio di Ruggeri a sinistra con cross alto, Olivera respingeva palla in maniera non proprio corretta indirizzandola verso il centro del limite della propria area di rigore. L’Atalanta vinceva la seconda palla con un colpo di testa indirizzato in area che, casualmente toccato di testa anche da Di Lorenzo, finiva per raggiungere in maniera totalmente casuale Lookman davanti a Meret. L’attaccante non sbagliava e dopo la reazione immediata che ha portato al clamoroso palo di McTominay, il Napoli commetteva l’errore di perdere distanze ed equilibrio, probabilmente per ansia, generosità e desuetudine allo svantaggio, prestando in questo modo il fianco alle ripartenze mortifere degli orobici, concretizzatesi alla mezzora con il raddoppio di Lookman. Tiro dal limite tutt’altro che irresistibile che batteva un non incolpevole Meret, mal posizionato e poco esplosivo su una conclusione nemmeno troppo angolata. La gara sostanzialmente finiva con questo episodio, dal momento che il Napoli mostrava una sostanziale impotenza e incapacità di reazione, non tanto emotiva, quanto tecnico-tattica. Conte al ritorno dagli spogliatoi ripresentava di fatto la stessa squadra che alla stregua del primo tempo produceva poco o nulla. I primi cambi dopo un’ora di gioco, con Gilmour e Politano sostituiti da Raspadori e Ngonge, apportando come unico correttivo quello di  arretrare in posizione più bloccata McTominay, in una sorta di 4-2-3-1 in cui Raspadori agiva da sottopunta e Ngonge partiva da destra per accentrarsi ed entrare verso un centro del campo sempre più intasato. Il risultato è stato quello di andare ad addensare ulteriormente una zona, quella centrale, già volutamente sovraccaricata da Gasperini per chiudere le linee di passaggio verso Lukaku. Il belga, già poco servito, è stato letteralmente sovrastato da Hien, finendo per chiudere la propria gara durata 76 minuti (troppi), con 29 tocchi, 10 possessi persi, 5 contrasti su 5 persi, 2 falli commessi e nessuno subito, e senza mai tirare in porta. L’inserimento successivo di Neres al minuto 71 ancora una volta per un Kvaratskhelia nemmeno tanto male ieri, e quindi ancora una volta in una posizione non ottimale per sfruttare le capacità del brasiliano, e quelle ancor più tardive al minuto 76 di Spinazzola per Olivera e di Simeone per Lukaku, non hanno sortito effetto alcuno. La rete dello 0-3, anche sfortunata con il tiro del subentrato Retegui passato rocambolescamente tra le ginocchia di Di Lorenzo, certifica un risultato forse eccessivo, seppure assolutamente legittimo a favore di una squadra, quella bergamasca, parsa comunque chiaramente superiore. Una sconfitta che ci lascia con alcuni interrogativi anche tattici. Intanto sta passando sempre più l’idea che Neres e Kavartskhelia non possano giocare insieme e ognuno nelle posizioni che gli sono più consone, ed il motivo è francamente poco comprensibile specie in una gara in cui sei sotto di due reti e devi provare a dare una scossa. Perché ad esempio, anziché inserire un Raspadori parso ancora una volta ininfluente, non provare per una volta a tenere Ngonge come sottopunta, con Neres a destra, Kvara a sinistra e Simeone davanti? Uno schieramento del genere sarebbe stato forse più consono al allargare un gioco che invece, come mostra la Pass Map dei partenopei, è sempre stato troppo orientato per vie centrali, e con Lukaku perennemente spalle alla porta, che mai è riuscito a girarsi oppure a trovare la profondità nello spazio alle spalle della linea difensiva orobica.

 

L’inserimento del “cholito”, che doveva essere concomitante con quello di Neres, ma poi ulteriormente rimandato da Conte per tenere ancora in campo il suo totem Lukaku, è parso davvero troppo tardivo. Era evidente già dopo un’ora di gioco che il belga era nullo, un po' per la prevedibilità delle sue giocate e un po' per la bravura del suo francobollatore. Ostinarsi a tenerlo in campo in queste condizioni è certamente stato un errore.

COSA RACCONTANO I DATI. Eppure, se andiamo a leggere i dati, la partita è stata molto in equilibrio. Possesso palla praticamente identico, duelli vinti 84 a 83 per il Napoli, addirittura possessi persi nella propria metà difensiva 39 per gli ospiti e solo 20 per i padroni di casa, dato avvalorato ancor più dalla metrica PPDA che ha fatto registrare un valore di 12,62 per gli azzurri a fronte del 15,67 dei nerazzurri, evidenziando quindi una riaggressione più spinta per i ragazzi di Conte. Anche le metriche che misurano la distribuzione del gioco, ossia i dati relativi a tipologia ed efficacia dei passaggi, mostrano dati equilibrati. I passaggi nell’ultimo terzo di campo sono stati 136 a 129 per gli ospiti, con una percentuale identica di precisione nei passaggi pari al 76%. Addirittura gli azzurri sono entrati 27 volte in area di rigore avversaria contro le 19 degli ospiti, sviluppando maggiormente con passaggi in verticale con il 62,8% contro il 60,6% della Dea. Inoltre i passaggi negli ultimi 18 metri avversari sono stati 10 a 5 per i partenopei. Per quanto riguarda le metriche della fase offensiva, a fronte di un equilibrio sostanziale, la discriminante è nella efficacia degli orobici, i quali, come rimarcato in fase di presentazione del match, vantano una percentuale di conversione delle occasioni da gol tra le migliori d’Europa, e la migliore in assoluto in Serie A. I tiri totali verso la porta sono stati 13 a 12 per il Napoli; quelli nello specchio della porta in parità 3 per parte, ma hanno fruttato 3 reti a 0 per gli ospiti, con un dato di xG pari a 0.61 per il Napoli e 1,51 per l’Atalanta.

CONCLUSIONI. In conclusione, matchando le considerazioni di carattere tattico con quelle relative ai dati oggettivi analizzati, possiamo leggere la partita in maniera anche coerente per certi versi con quanto dichiarato in conferenza post partita da Conte. Quando il tecnico salentino infatti afferma che la squadra ha performato bene, dice qualcosa di oggettivo traendo tale conclusione dalle informazioni che il suo Match Analyst gli ha fornito al termine della gara. Tuttavia ciò che non convince da tempo, e lo stiamo sostenendo in maniera talvolta impopolare da diverse settimane, è la difficoltà nel fare gol e soprattutto la mancanza di soluzioni alternative al Lukaku-centrismo. In tempi non sospetti avevamo sollecitato l’utilizzo più frequente e tempestivo delle alternative, che pure ci sono. Avevamo sottolineato come, vincere di corto muso anche gare contro squadre palesemente inferiori, accrescesse autostima e bottino in classifica, ma che al tempo stesso rischiava di far passare in maniera miope sotto silenzio il problema di base: il Napoli davanti dispone di tanta qualità troppo spesso a nostro avviso sacrificata e non capitalizzata. Se la cosa non aveva finora prodotto danni perché si era stati al cospetto di avversari alla portata, ecco che di fronte ad una delle squadre più forti d’Europa, i nodi sono venuti tutti al pettine. Il Napoli è stato incapace di impensierire la difesa e il portiere ospiti. Fatta eccezione per un colpo di testa di Buongiorno, su azione da calcio d’angolo, l’attacco partenopeo è stato sostanzialmente nullo. Al netto del palo di McTominay che forse avrebbe potuto far cambiare l’inerzia della gara, e della sfortuna sul primo e sul terzo gol, è vero ciò che afferma Conte: l’Atalanta è in questo momento avanti al Napoli ed è più forte degli azzurri. Ciò che però realmente preoccupa è che questo Napoli debba gestire al meglio questa cocente sconfitta, che di fatto è la prima, escludendo quella di Verona in cui era un altro Napoli con assenze e mancanze di innesti dal mercato. Fatto sta che il Napoli quando perde, perde male. Ecco, se proprio sconfitta doveva essere, sarebbe stato importante perdere “bene”. Altra riflessione va fatta su un altro tema: questo Napoli, laddove si eccettui la gara casalinga contro il Parma, non era mai andato in svantaggio e nell’unica occasione a Verona si era sgretolato. Anche ieri, dopo il vantaggio degli ospiti e la reazione immediata di McTominay, gli azzurri sono parsi ansiosi e poco equilibrati sia tatticamente che anche nervosamente. Questo aspetto preoccupa non poco, anche in considerazione delle dichiarazioni di Conte a fine gara, il quale, dopo aver affermato che l’Atalanta ha dimostrato di essere più forte del Napoli, ha aggiunto che l’Inter è anche più forte dei bergamaschi. Per proprietà transitiva dunque il messaggio recapitato a tutti è che l’Inter è molto più forte del suo Napoli. E questo, dopo una gara persa in malo modo davanti al proprio pubblico che ancora si è dimostrato straordinario nell’applaudire i suoi beniamini al termine nonostante la sconfitta, potrebbe deprimere la squadra.

Dunque fondamentale sarà una gestione ottimale ed equilibrata di questa sconfitta, specie in ottica trasferta di Milano, con l’Inter a un punto che già gusta il sorpasso. Una sconfitta ci può stare contro un avversario molto forte come l’Atalanta, tuttavia non parlateci per cortesia di sconfitta salutare, perché davvero di salutare in questa sconfitta netta si fa fatica a capire cosa possa esserci, se non la consapevolezza che c’è ancora tanto da lavorare, da migliorare e soprattutto che Conte e il suo staff dovranno studiare nuove soluzioni alternative per un attacco parso asfittico e non da ieri. 


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Alessandro D'AriaAlessandro D'Aria
Match Analyst e Football Data Analyst certificato ed abilitato alla professione. A fine anni '90 ha seguito da vicino prima la Primavera e la prima squadra del Napoli. Si occupa per AreaNapoli.it, tra l'altro, dell'analisi dell'avversario.

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