Napoli, due verità e una bugia dopo la sconfitta contro il Torino
La sconfitta del Napoli, contro il Torino, ha lasciato molti dubbi e perplessità. Sono emerse due verità e una bugia.

Lascia molti dubbi la sconfitta del Napoli contro il Torino, soprattutto per come è maturata. La squadra di Antonio Conte è apparsa macchinosa, spenta, priva di quella cattiveria agonistica che da sempre rappresenta il marchio di fabbrica del tecnico leccese.
E il destino, beffardo come spesso accade nel calcio, ha voluto che a punirla fosse proprio Giovanni Simeone, l'uomo che forse non si sarebbe dovuto lasciar partire con troppa leggerezza. Siamo solo alle prime battute della stagione, è vero, ma il rischio di perdere il primato in classifica - qualora il Milan dovesse superare la Fiorentina - non è il tema più preoccupante in casa azzurra. Ciò che inquieta davvero è quanto emerso da questa sconfitta: due verità e una bugia.
Napoli, due verità e una bugia
La prima verità è che Lucca non vale 35 milioni. Conte lo ha sempre indicato come una scommessa, un attaccante da far crescere alle spalle di Lukaku. Nessuno ne mette in dubbio il potenziale, ma appare evidente quanto sia ancora acerbo sul piano tecnico e tattico. Forse, quella cifra poteva essere investita altrove - per rinforzare, ad esempio, le alternative di Anguissa o Di Lorenzo, reparti che avrebbero beneficiato di maggiore profondità - oppure andava pagato a un prezzo inferiore.
La seconda verità riguarda Kevin De Bruyne. Il belga non può giocare così lontano dalla porta: il suo calcio vive di tempi, spazi e rifiniture, non di interdizione e coperture. Nel sistema attuale, è costretto ad arretrare troppo, perdendo la sua naturale inclinazione all'ultimo passaggio o alla conclusione da fuori. E il risultato è sotto gli occhi di tutti: il Napoli fatica a portare uomini in area, a creare densità offensiva, a dare continuità alla manovra. Si guarda alle vittorie, ma raramente si analizza come esse arrivino.
E poi c'è la bugia. Quella che racconta che il Napoli sia già finito, che il mercato sia stato un fallimento e che tutto sia da rifondare. È la solita reazione isterica post-sconfitta, la stessa che si era già vista lo scorso anno dopo i primi inciampi. Antonio Conte non è né Garcia, né Mazzarri, né Calzona, mettiamo le cose in chiaro: è un tecnico che conosce la sofferenza, che vive il calcio come costruzione e disciplina.
Sa bene che il suo sistema di gioco, oggi, mostra delle crepe, ma altrettanto sa come intervenire. La storia dei suoi spogliatoi parla chiaro: le sue squadre cadono, sì, ma si rialzano sempre. E lo fanno con orgoglio, lavoro e carattere. È proprio per questo che, nonostante la sconfitta di Torino, il Napoli non deve temere l'apocalisse. Le cadute servono solo a ricordare quanto è importante rialzarsi e Conte, da sempre, di questo ne ha fatto un'arte.
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