Atalanta, l'analisi tattica: attacco da paura, ma in difesa è perforabile
Analisi tattica e metriche dell'Atalanta. Gli orobici sono i prossimi avversari del Napoli per quanto riguarda l'undicesima giornata del campionato di Serie A.

Nel lunch match dell'undicesima giornata del campionato di Serie A al Maradona il Napoli riceve l’Atalanta, probabilmente insieme a Fiorentina e Lazio la squadra più in forma del momento. Come nostra consuetudine abbiamo analizzato principi di gioco e metriche relative alle varie fasi di gioco della DEA, vediamole di seguito.
SISTEMA DI GIOCO DI BASE. L’Atalanta di Gian Piero Gasperini si schiera a livello di tattica collettiva con un sistema di gioco base 3-4-3, con i 2 centrocampisti laterali, Ruggeri e Zappacosta, pronti a ripiegare sulla linea difensiva portandola a 5 uomini. I 3 della linea difensiva giocano in marcatura sugli attaccanti avversari, non facendoli girare verso la porta e mantenendo una linea difensiva abbastanza alta.
Tuttavia le metriche che abbiamo analizzato e che proponiamo, mostrano come la fase difensiva non sia certo il punto di forza. Sedicesimi per media reti subite con 1,63, sedicesimo Carnesecchi per percentuale di parate con il 63,2%, undicesimi per tiri in porta subiti con una media di 4,25. Dati che certificano la attaccabilità della linea difensiva orobica.
FASE DI POSSESSO. In fase di impostazione cercano sempre di costruire dal basso, difficile vedere lanci lunghi, anche sotto pressione. Ottima la gestione del pallone, con qualche rischio, ma uscendo quasi sempre palla al piede e sugli esterni, zona meno pericolosa del campo qualora si dovesse perdere il pallone. I 2 difensori esterni si allargano molto, facendo scorrere più avanti i centrocampisti di destra e di sinistra. Si distribuiscono molto bene in ampiezza, personalità anche da parte dei difensori di portare palla senza paura quando possibile. Interessante è il classico movimento del difensore centrale, Djimsiti, che abbandonando la sua posizione di difensore va a giocare da play in mezzo al campo, portando un giocatore in più sulla linea dei centrocampisti e lasciando quella postazione libera al portiere che partecipa attivamente alla fase di possesso. I ragazzi di Gasp sono poi molto abili a creare densità su un lato del campo per attrarre giocatori avversari, sorprendendoli con un cambio gioco improvviso per l’esterno opposto, rimasto largo per poi puntare la porta. La manovra viene sviluppata usando tutta la larghezza del campo, dando precedenza come detto alle corsie esterne. Manovra ed attacco ragionato e non casuale, portano molti uomini in zona offensiva e quando i laterali riescono a sfondare, affollano l’area con parecchi giocatori. I dati che vediamo mostrano come la DEA abbia una percentuale di possesso palla pari al 57.01%, la quinta in campionato, ma soprattutto con il 69,3% di possesso nell’ultimo terzo di campo (Field Tilt) sia prima in assoluto nella lega. Inoltre risulta terza per percentuale di passaggi completati della trequarti offensiva con il 79,24%. Ciò certifica il volume e la qualità di gioco offensivo svolto dagli uomini di Gasperini il cui possesso dunque non è di quelli sterili.
FASE DI NON POSSESSO. In fase di non possesso la prima pressione è portata dal giocatore più avanzato, nella maggior parte dei casi dall’attaccante che aggredisce il portatore di palla. Di conseguenza gli esterni offensivi cercano di uscire forte su chi riceve palla esternamente, aggredendo in avanti e cercando di recuperare palla, costringendo gli avversari ad andare al lancio lungo. In questa fase i centrocampisti escono in marcatura, non hanno riferimenti specifici di giocatori avversari, stanno molto addosso a chi si trova nella loro zona di competenza seguendoli poi a uomo. I giocatori orobici confidano molto nel vincere il duello personale, trovandosi anche spesso piatti, senza scaglionamenti per eventuali coperture, scoprendo spesso la propria zona di rifinitura. AL tempo stesso i 3 difensori si compattano stringendosi molto tra di loro cercando sempre il riferimento di un uomo avversario, nelle corsie esterne ripiegano i laterali di centrocampo, formando quasi una difesa a 5, aiutati con sacrificio dai 2 attaccanti laterali. La scelta è quella di lasciare solo il laterale avversario opposto a dove si svolge l’azione libero, a patto che sia poco pericoloso quindi distante dalla porta, concentrandosi e facendo densità dalla parte della palla, facendo fare un lungo ripiegamento al suo marcatore. In difesa la marcatura è prettamente a uomo, cercando di tenere la linea difensiva abbastanza alta e di dare diagonali corte per non concedere profondità, dando prima priorità alla marcatura, quindi prendendo l’avversario come riferimento. In buona sostanza il fine è quello di non far girare verso la porta l’attaccante non lasciandolo mai, almeno nella zona pericolosa. Questo atteggiamento di voler essere forte sugli avversari però può creare degli spazi lasciati alle spalle di chi libera la zona, se non c’è qualche diagonale di copertura potrebbero risultare fatali. Quanto alle metriche che proponiamo di seguito, molto significativo il dato sui recuperi (prima con 44 di media partita), e quello del PPDA pari a 10,49, quinto in assoluto, ad evidenziare la volontà di riconquista immediata del possesso.
TRANSIZIONE POSITIVA. Appena recuperano la palla, i ragazzi di Gasp partono immediatamente in contropiede cercando subito di andare in porta. Dunque, una volta riguadagnato il possesso, testa alta per ricercare immediatamente la verticalità prendendo di sprovvista gli avversari. Ricercano spesso i 2 esterni alti nella zona laterale, specialmente Lookman, il quale non attua un vero e proprio smarcamento preventivo, ma è abile a farsi trovare sempre pronto in queste situazioni, essendo anche dotato di un buonissimo allungo risulta difficile da prendere una volta partito. I dati che proponiamo evidenziano in quasi tutte le metriche il livello di eccellenza della produzione offensiva della DEA. Gli orobici sono primatisti in quanto a media reti realizzate (2,6), tiri totali (16,1), tiri in porta (6,8), percentuale di conversione (16,2%), xG (2,13), xT (1,78), assist (1.6), passaggi chiave (12,5) e passaggi negli ultimi 18 metri (10,8).
TRANSIZIONE NEGATIVA. Una volta perso il possesso, l’Atalanta effettua immediatamente la riaggressione facendo densità nel punto dove si è perso palla. Cercano la difesa in avanzamento, andando a cercare l’anticipo sull’uomo, spesso anche facendo fallo ma interrompendo sul nascere l’azione di ripartenza avversaria. Il fatto di mantenere una squadra corta aiuta nel riaggredire immediatamente la palla.
ANALISI SWOT – PUNTI DI FORZA E DI DEBOLEZZA. Infine riepiloghiamo nella consueta grafica quelli che sono i punti di forza e di debolezza dell’Atalanta scaturiti dalla nostra analisi.
Come vediamo si tratta di una squadra molto abile e aggressiva nella trequarti offensiva, molto forte fisicamente, e molto pericolosa sugli esterni, in particolare a sinistra con Lookman e Ruggeri. Gode di una preparazione atletica di primordine e di una straordinaria efficacia in zona di finalizzazione, grazie anche allo stato di forma di Retegui, capocannoniere con 10 reti. Di contro in fase difensiva i nerazzurri non sono del tutto irreprensibili. In particolare, la linea difensiva talvolta non risulta sufficientemente veloce nell’alzarsi, lasciando spazi agli avversari nella zona di rifinitura. Inoltre, basandosi notoriamente su una difesa a carattere marcatamente individuale (uomo su uomo marchio di fabbrica di Gasp), in caso di perdita di un duello si aprono spazi notevoli per gli avversari. Infine i due laterali, marcatamente Bellanova a destra, non hanno nella fase difensiva il loro punto di forza.





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