Ziliani attacca: "L'articolo che mai mi sarei aspettato, dovrebbe solo stare zitto!"
Paolo Ziliani, giornalista, ha commentato un articolo scritto da La Gazzetta dello Sport, tramite i suoi canali social.

C'è una vicenda sportiva, che è ormai balzata agli onori della cronaca, e riguarda la rissa casalinga sfiorata tra Davide Calabria e l'allenatore Sergio Conceicao al termine di Milan-Parma. I due rossoneri sono stati separati in tempo dai giocatori e membri dello staff di Conceicao.
Paolo Ziliani, giornalista, ha voluto concentrare l'attenzione sull'analisi di Fabio Capello pubblicata sulle pagine de La Gazzetta dello Sport. L'editorialista de Il Fatto Quotidiano, tramite i suoi canali social, ha attacco l'ex allenatore: "L’articolo che più mi ha colto di sorpresa e che mai mi sarei aspettato di leggere l'ho trovato oggi a pagina 29 della Gazzetta dello Sport. Lo ha scritto Fabio Capello nella sua rubrica 'L'analisi' (l’ex allenatore di Milan, Roma, Juventus, Real Madrid, Inghilterra e Russia in questa sua terza vita calcistica, dopo quelle da giocatore e da tecnico, sta facendo il giornalista nelle vesti di opinionista per Sky e Gazzetta dello Sport) e s’intitola: 'Conceiçao così no: c’è uno stile Milan che va rispettato', titolo che il sottotitolo chiarisce meglio: 'Brutta da vedere la scena con Calabria'".
"Del fatto cui Capello si riferisce ho scritto ieri nell’immediato dopo partita di Milan-Parma 3-2 e lo conoscete tutti: al fischio finale dell’arbitro l’allenatore del Milan Conceiçao ha rincorso in mezzo al campo Calabria che sostituito al minuto 77 era tornato in panchina manifestando platealmente il suo disappunto per la sostituzione".
"Grazie all’intervento di Fofana e dei collaboratori di Conceiçao i due litiganti non sono mai giunti a contatto fisico: ed è una fortuna perché per come si erano messe le cose sarebbero probabilmente venuti alle mani. È stata davvero una sceneggiata deplorevole in cui a spiccare è innanzitutto la maleducazione e il menefreghismo del giocatore, che del Milan è stato capitano per anni e che in un frangente delicato della vita del club pensa solo al proprio particolare e non al bene comune, cioè all’interesse della squadra; e naturalmente stupisce anche la totale mancanza di autocontrollo dell’allenatore, che in questo sembra essere rimasto ancora giocatore. Di solito i conti (i chiarimenti) si regolano nello spogliatoio, lontano da occhi indiscreti, e possibilmente non a cazzotti ma a parole, il più civilmente possibile".
"Direte: beh, è esattamente quello che Capello sostiene oggi nel pezzo scritto per la Gazzetta. 'Non è normale - scrive - vedere un allenatore scagliarsi in quel modo, davanti a tutti, contro un suo calciatore'. E dunque? Perché stai parlando di articolo inaspettato, di articolo che addirittura ti avrebbe colto di sorpresa? Rispondo subito".
"Non mi aspettavo di leggere sulla Gazzetta questo articolo a firma Fabio Capello perché se c’è un tesserato che dovrebbe stare zitto sul tema questi è Fabio Capello; e se c’è un giornale che dovrebbe saperlo questo è la Gazzetta dello Sport. Non molti lo sanno ma nell’inverno del campionato 1979-80, quello che si concluderà con lo scandalo scommesse che manderà il Milan e la Lazio in Serie B, successe un fatto che Capello e la Gazzetta non dovrebbero certo aver dimenticato".
"Successe infatti, detto papale papale, che Capello - avviato verso i 34 anni e ormai al capolinea della sua carriera -, indispettito per un giudizio negativo espresso sul suo conto dal giornalista della Gazzetta Alberto Cerruti dopo una partita di Coppa Italia contro la Roma (lo potete leggere nel ritaglio de 'La Stampa' di allora che qui riporto), tese un agguato al giornalista che quasi quotidianamente raggiungeva per lavoro Milanello. Dopo essersi nascosto, e dopo aver chiesto al compagno Giorgio Morini di fargli da 'palo', attese Alberto Cerruti all’uscita e lo aggredì nel parcheggio gettandolo a terra nella neve e colpendolo ripetutamente a calci e a pugni senza che nessuno potesse vedere e intervenire".
Poi conclude: "In ogni caso, visto che Capello scrive che 'Certo, nel calcio litigi anche duri capitano, sono il primo a esserne consapevole, ma al chiuso dello spogliatoio, non a favore di telecamere', anche qui mi permetto di dissentire: tra chi perde le staffe in campo, a caldo, divorato dall’adrenalina e chi pianifica un'aggressione a freddo, addirittura chiedendo l’aiuto a un compare ingaggiato per fargli da 'palo', io preferisco il primo. Meglio Conceiçao di Capello".
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