Terzo Scudetto Napoli: oggi siamo i più ricchi del mondo. E il Pil non c'entra
Articolo di Vincenzo Imperatore per il blog de Il Fatto Quotidiano: "In una comunità come quella di Napoli credo che occorra abbandonare il Pil come esclusivo parametro di riferimento della ricchezza".

"Napoli, a breve lo scudetto sarà nostro: oggi siamo i più ricchi del mondo. E il Pil non c’entra", è il titolo dell'articolo scritto da Vincenzo Imperatore per il blog de Il Fatto Quotidiano. Vi riportiamo alcuni stralci: "Finalmente è arrivato! Questione di ore, al massimo di giorni: il tanto atteso scudetto è stato vinto meritatamente, con largo anticipo rispetto ai tempi medi degli ultimi anni. Una condizione psicologica ideale per il tifoso napoletano, che ha sicuramente “sofferto” meno dei tifosi delle squadre che hanno trionfato in precedenza, visto che a marzo si è ritrovato con 19 (!) punti di vantaggio sulle inseguitrici. Una ragione in più per permettere a un popolo di programmare “l’evento”, di pianificare e organizzare la festa senza farsi particolarmente influenzare da blocchi scaramantici (ma lasciandosi “aiutare” da rituali apotropaici)".
Poi ancora: "Si dice, però, che “i soldi non fanno la felicità”. Solo un proverbio o c’è del vero? Come possiamo calcolare in maniera verosimile il livello di benessere delle persone tenendo conto sia della soddisfazione economica che di altri elementi? E poi la felicità è soggettiva, si sa. Riprendendo, in tal senso, i concetti di Daniel Kahneman, psicologo israeliano e Premio Nobel per l’Economia nel 2002, che ha messo in crisi il paradigma neoclassico del Pil, proponendo un approccio volto a misurare la felicità del cittadino e aprendo il nuovo capitolo dell’“Economia della Felicità”, in una comunità come quella di Napoli credo che occorra abbandonare il Pil come esclusivo parametro di riferimento della ricchezza e prendere in considerazione il suo accoppiamento alla Fil (Felicità Interna Lorda), in altri termini la valorizzazione dello stato di benessere provato dalla popolazione".
In conclusione: "Gli indicatori ci sono e sono sufficientemente affidabili per comprendere e misurare anche la qualità della vita di una popolazione e il suo benessere: la mortalità infantile, l’incidenza di diverse malattie, la speranza di vita, la qualità dell’aria, l’istruzione, la sicurezza. Ma ci sono alcuni parametri che risulta difficile oggettivare. Pensate alla ricchezza dei rapporti sociali oppure alla felicità come condizione mentale ed emotiva relativa alla percezione del piacere che include da un lato la gioia e dall’altra la contentezza; e al concetto chiave di sapersi sentire appagati con ciò che di buono (anche poco) abbiamo a disposizione. Tutti fattori che, nella mia città, sono amplificati da una combinazione di genetica e ambiente. Come ha ripetuto Erri De Luca: “Nelle prossime statistiche (sulla qualità della vita) eliminate Napoli, è troppo fuori scala, esagerata, per poterla misurare”. Effettivamente la felicità di una città che aspettava questo risultato da oltre 30 anni (ma che comunque riesce a manifestare anche con la vittoria di una “semplice” Coppa Italia) non è rilevabile da alcun edonometro (il dispositivo che misura la felicità nei vari Paesi del mondo). Oggi siamo i più ricchi (di felicità) del mondo. E questo, come riconosciuto nel mio ultimo libro (in uscita il 5 maggio) A scuola da De Laurentiis (Ultra Edizioni), anche grazie al presidentissimo".
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