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Napoli, numeri e sensazioni: "Questi fantasmi", i tifosi meritano altro

Non solo i numeri, ma anche sensazioni e considerazioni sul Napoli, ombra di sé stesso, dopo la sconfitta in casa della Roma.


Alessandro D'AriaAlessandro D'AriaMatch Analyst

24/12/2023 14:40 - Altre notizie
Napoli, numeri e sensazioni: Questi fantasmi, i tifosi meritano altro

Non solo i numeri, ma le sensazioni: 8 gare con Mazzarri, 5 sconfitte e 3 vittorie, 8 reti all'attivo, ben 16 al passivo. Ma se nelle 2 di Champions tutto sommato i partenopei hanno ben figurato con una sconfitta a Madrid dopo una buona gara e una vittoria in casa con il Braga per 2 reti a zero, tra campionato e Coppa Italia i risultati sono stati davvero avvilenti: a parte lo 0 a 4 patito in Coppa dal Frosinone con conseguente eliminazione, Mazzarri ha collezionato in 5 gare di serie A 3 sconfitte e 2 vittorie, di cui una a Bergamo dopo pochi giorni dal suo arrivo e l'altra sofferta in casa con il Cagliari, con 4 reti all'attivo e 8 al passivo, in una parabola discendente che ha acuito la sua gravità nella gara di ieri all'Olimpico contro la Roma, lasciando netta la sensazione agli addetti ai lavori di una squadra acefala e allo sbaraglio.


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Picchiati e menomati

Che sarebbe stata una gara spigolosa e fisica era ampiamente nelle previsioni, date le caratteristiche dell'undici allenato da Mourinho, ma che il Napoli, al quale dai più si chiedeva una prova di carattere dopo la sanguinosa eliminazione casalinga in Coppa, assistesse con elettroencefalogramma quasi piatto alla contesa subendo a larghi tratti l'ardore agonistico giallorosso e dando la netta sensazione di impotenza totale, era difficilmente pronosticabile anche da parte dei più critici osservatori. Il Napoli avrebbe dovuto avere la capacità e la forza di portare la gare sul suo territorio, quello del palleggio, di nascondere la palla all'avversario, quello della qualità; ma fare ciò avrebbe richiesto leggerezza e autostima che ormai sono sconosciuti ai Campioni d'Italia uscenti che si sono fatti irretire cadendo nella strategia di una Roma, orfana di Dybala, ha dimostrato di disporre di questo strumento e di poco altro, finendo sia chiaro per aggiudicarsi la contesa addirittura con merito o forse per demerito dell'avversario, al termine di una gara povera di contenuti tecnico/tattici e inguardabile dal punto di vista calcistico.


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Sterilità e impotenza, figlie di cosa?

Ancora una volta un possesso sterile, 59% a fine gara con 85% di precisione, ma con soli 14 tocchi in area offensiva contro i 24 dei giallorossi, appena 7 conclusioni verso Rui Patricio, di cui 2 sole nello specchio, xG alla fine pari a 0,44. A dispetto poi dei 19 falli subiti e dei 12 commessi, a fine contesa i partenopei hanno chiuso con 4 gialli e 2 rossi a carico contro i 7 gialli dei romanisti, come a voler dire "bisogna saper picchiare" e saperlo fare ad arte; ebbene pare che il Napoli nemmeno questo sappia fare, visto che a pagare è stato prima Politano che si è fatto espellere per una reazione da dilettante, e poi Osimhen che, isolato da alcune gare in avanti, costretto a gestire la maggior parte dei suoi possessi avendo mani e spesso maglia tra le grinfie di uno e più francobollatori, si è visto comminare un rosso, somma di 2 gialli inesistenti. In situazioni in cui si gioca poco a calcio e molto a calci e spintoni, in cui è concesso ad un allenatore mettere le mani addosso all'avversario e urlargli continuamente contro restando praticamente impunito, in cui fino al minuto 86 in cui eri 10 contro 11 la contesa era almeno ancora aperta, sarebbe facile cedere alla tentazione dell'alibi che chiamerebbe in causa una gestione della gara dal punto disciplinare almeno discutibile; tuttavia cedere a questa tentazione equivarrebbe ad avallare e assecondare scelte evidentemente deficitarie che stanno a monte.

La difficile arte della gestione della vittoria

Un onesto analista, a parte snocciolare dati e provare ad interpretarli, deve saper fare esercizio di puro pragmatismo nella ricerca delle possibili cause che stanno all'origine del male. Non bisogna cioè superficialmente concentrarsi con approccio allopatico sull'effetto finale, ma bisogna ricercarne la causa scatenante, l'origine di ogni male. Si sarebbe dovuta fare prevenzione, si prevenzione, proprio dopo aver raggiunto un obbiettivo straordinario; ecco, si sarebbe dovuto lavorare alla eliminazione dell'aggettivo "straordinario" per poterlo sostituire con il virtuosismo di una struttura tale da far diventare un risultato come quello dello scudetto, non episodico ma quasi propedeutico all'apertura di un ciclo. Si sarebbe dovuto avere una visione totale e futuristica di quello che poteva rappresentare il successo dello scorso anno come opportunità di abbattere uno degli stereotipi che segnano da sempre l'essere meridionali in questo paese: la incapacità di saper gestire il successo, la non abitudine a vincere. E si, perché di testi che parlino del tema della gestione e della metabolizzazione della sconfitta ne sono piene le biblioteche virtuali e non, ma il tema della gestione non dilettantistica del successo sfugge evidentemente ai più, rappresentando in realtà il vero successo e la chiave della longevità della vittoria. Raggiungere il successo e farlo in condizioni talvolta di evidente sperequazione finanziaria, rappresenta un risultato lodevole, ma rimanere al vertice richiede quel lavoro di struttura e di esplorazione di aree dell'intelletto di un atleta che spesso restano inesplorate e trascurate. Gli esempi si sprecano nel mondo dello sport e anche del calcio, basti pensare a Djokovic nel tennis, piuttosto che alla Juventus nel nostro calcio, esempi di realtà capaci di vincere e continuare a vincere anche quando non si è magari i migliori in campo. Si poteva mettere a capitale la vittoria dello scudetto creando struttura societaria, impiegando professionalità riconosciute a vari livelli, dalla sfera tecnica, a quella mentale, alla direzione sportiva e si certo anche a quella del merchandising.

E invece ad oggi il Napoli Campione uscente ha assunto le sembianze di una squadra totalmente svuotata, quasi in smobilizzazione, con elementi di valore come Elmas già ceduti in un centrocampo già povero che perderà verosimilmente anche Demme, e uno tra Gaetano e Zerbin, mentre anche Ostigaard sembrerebbe in uscita già a Gennaio e lo stesso dicasi per Zanoli; con Simeone ai margini che reclama più spazio (nemmeno ieri subentrato), e elementi come Lindstrom per i quali a dispetto della importante cifra investita, si riscontra scarso minutaggio e assenza nell'inserimento nel progetto, qualora ve ne sia uno, per non dimenticare la Coppa d'Africa alle porte con le partenze di Anguissa e Osimhen. Il tutto condito da una guida tecnica che vede Mazzarri spaesato e che evidentemente non ha minimamente la squadra in pugno, ma per il quale sarebbe impietoso un giudizio negativo essendo subentrato a cose fatte quando il peccato originale era ampiamente stato consumato la scorsa primavera, un peccato che in periodo di Feste natalizie al cospetto di questo Napoli rievoca la commedia di Eduardo "Questi Fantasmi" e il pubblico dei campioni d'Italia avrebbe meritato altro.

Buon Natale a tutti.


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Alessandro D'AriaAlessandro D'Aria
Match Analyst e Football Data Analyst certificato ed abilitato alla professione. A fine anni '90 ha seguito da vicino prima la Primavera e la prima squadra del Napoli. Si occupa per AreaNapoli.it, tra l'altro, dell'analisi dell'avversario.

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