Ziliani: "Il club che in Italia faceva razzie di scudetti, vinceva, si arricchiva e comprava..."
Paolo Ziliani nel suo lungo post sul profilo X ha messo in evidenza dove nacque l'inchiesta Prisma che ha coinvolto i vertici della Juventus.

Paolo Ziliani, giornalista del Fatto Quotidiano, attraverso il suo profilo X si è soffermato sull'intricata vicenda giudiziaria che ha coinvolto la Juventus con l'inchiesta Prisma: "Il sassolino e la valanga: quando nel 2021 la Procura di Torino diede il via all'Inchiesta Prisma dopo la lettura di "articoli di giornale". Ora che il rinvio a giudizio di Agnelli & company è realtà, sorprende pensare che i magistrati si attivarono "dopo notizie apprese dalla stampa": Agnelli e Paratici passavano infatti da una premiazione all'altra con i direttori delle testate sportive plaudenti in giuria, il coro degli aedi juventini era a dir poco affollato ma per fortuna non era sold out".
"Se è vero, come scrisse nel marzo 2023 il Corriere della Sera edizione di Torino a firma Simona Lorenzetti e Massimiliano Nerozzi, che l’Inchiesta Prisma della Procura di Torino sulle malefatte contabili della Juventus scattò, per ammissione stessa dei magistrati torinesi, a maggio 2021 dopo la lettura di alcuni articoli di giornale sulle plusvalenze record del club bianconero, io non so dire quali furono gli articoli che catturarono l’attenzione degli inquirenti. Di certo non molti: anzi, probabilmente furono pochissimi perché chiunque ricorderà i peana e le lodi sperticate che a reti unificate i media italiani riservavano quotidianamente alla Juventus di allora (come anche oggi, peraltro), il club che in Italia faceva razzie di scudetti, vinceva, si arricchiva e comprava tutto il comprabile: 90 milioni solo di cartellino per Higuain, 110 per Ronaldo, 82 per Arthur, 85,5 per De Ligt e chi più ne ha più ne metta".
"Di articoli critici, dubbiosi della regolarità dei comportamenti della società guidata da Agnelli, di pezzi di denuncia nel mio archivio non trovo traccia. E d’altronde quelli erano gli anni in cui il d.g. della Juventus Paratici veniva premiato da una giuria composta dai direttori dei quotidiani sportivi italiani come dirigente dell’anno per le “straordinarie capacità manageriali” col trofeo “Football Leader 2019” (Napoli, 4 giugno 2019) dopo avere ricevuto a gennaio dello stesso anno, ai “Globe Soccer Awards” di Dubai, il premio di miglior direttore sportivo d’Europa per il 2018; erano gli anni in cui Andrea Agnelli veniva premiato come “Miglior Presidente Europeo” (14 dicembre 2020) nell’ambito del “Golden Boy” istituito da Tuttosport con la motivazione: “Ha costruito un club in grado di vincere 17 trofei in 10 anni (9 scudetti, 4 coppe Italia, 4 Supercoppe), tornare ai vertici europei e ingaggiare il giocatore più famoso e forte del mondo. E il progetto ovviamente continua, anzi è stato coniato anche uno slogan che racchiude l’essenza della filosofia juventina: quel Live Ahead che riassume la voglia di primeggiare e di innovare, arrivare prima degli altri alle soluzioni e alle prospettiva”. Insomma: trovare qualche articolo scomodo, ieri come oggi, era un po’ come cercare l’ago in un pagliaio. Impresa ai limiti dell’impossibile".
"Non posso dire, insomma, quali furono gli articoli che spinsero i magistrati della Procura di Torino a disporre i primi accertamenti sulle operazioni di mercato e sui criteri di compilazione dei bilanci della Juventus. Credo però che vi fosse uno di loro, almeno un magistrato, che nella sua mazzetta tenesse il Fatto Quotidiano. Che essendo un giornale libero, senza padroni e che non gode di contributi pubblici o statali pratica il giornalismo e non ha problemi a pubblicare articoli di denuncia: nemmeno a carico della Real Casa e della famiglia Agnelli. Come infatti è avvenuto per anni per molti miei articoli usciti per la rubrica “Solo posti in piedi” cui oggi cambierei nome: e che intitolerei “La voce nel deserto”. Erano gli anni dei 9 scudetti consecutivi, di Cristiano Ronaldo acquisto del secolo (anzi, del millennio), della piaggeria e dell’idolatria verso la Real Casa spinte dai media alle più alte e inarrivabili vette di servilismo". Ha concluso Ziliani.
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