Scopriamo il Benfica di Mourinho: sistema di gioco e tattica. Il piano di Conte
Alla scoperta del Benfica di Josè Mourinho, analizziamo la compagine portoghese che affronterà il Napoli in Champions League.

José Mourinho è tornato al Benfica a settembre 2025, con l’obiettivo di riportare il club ai vertici nazionali ed europei. Di fronte a difficoltà psicologiche e un problema di fiducia in alcuni giocatori, Mourinho ha adottato subito un approccio pragmatico e concreto: evitare di perdere e costruire solidità difensiva prima di tutto. Come lui stesso ha detto, non ha remore ad adattare la tattica in base all’avversario: “non abbiamo giocatori con corsa per sfruttare spazi larghi”, perciò punta su equilibrio, struttura e attenzione difensiva.
Alla scoperta del Benfica
Mourinho privilegia un assetto difensivo ordinato e compatto, pronto a “soffrire” e a limitare gli spazi agli avversari, piuttosto che uno stile ultra-offensivo. Questo approccio rappresenta quello base e, quando necessario, il tecnico non ha paura di usare un “blocco basso” e di sacrificare la costruzione fluida per privilegiare concentrazione, ordine e sacrificio difensivo. Anche se spesso quest’anno Mourinho ha adottato un sistema di gioco 3-4-1-2 – ovvero tre centrali, due esterni larghi / wingback e due punte — con un trequartista dietro le punte, sistema che gli garantiva una maggiore copertura difensiva e flessibilità, specialmente nelle partite in cui serve “chiudersi” e ripartire in contropiede, ultimamente il tecnico lusitano ha preferito optare per un 4-2-3-1 più offensivo, proprio perché l’approccio con il sistema precedente non sempre è stato brillante in fase offensiva: la costruzione spesso risultava troppo cauta e prevedibile, sebbene rappresentasse un compromesso al quale Mourinho sembrava inizialmente disposto pur di garantire solidità. L’obiettivo dichiarato di Mourinho è stato fin da subito chiaro: stabilità, vittorie in campionato, e ricostruire fiducia e autostima nel gruppo. Ed è un obiettivo, almeno per il momento, raggiunto, se è vero come è vero che il Benfica ad oggi è imbattuto nella Liga Portugal dove figura terzo in classifica. Il suo Benfica non punta ad un calcio spumeggiante, bensì a partite gestite con intelligenza, senza concedere troppo, cercando l’efficacia più che lo spettacolo. Un calcio “maturo”, pragmatico, un po’ difensivista — un profilo che riflette la personalità e la carriera dello stesso Mourinho.
Come giocherà contro il Napoli
Mourinho prepara le grandi partite in modo chirurgico. Il piano gara è semplice da descrivere e complesso da eseguire: togliere i punti di forza dell’avversario, sporcargli la partita, sfruttare le transizioni.
Il nuovo Napoli di Conte è una squadra che tende a voler dominare il campo, attraverso costruzione bassa, triangolazioni laterali e attacco dell’half-space, habitat naturale e ottimale per elementi come Neres e Lang: Mourinho farà di tutto per impedirlo. Ecco perché, senza palla, il Benfica non presserà alto sistematicamente.
Mourinho non vuole aprire campo dietro la linea difensiva, sa che il Napoli è letale se invita la pressione, poi trova uomo tra le linee e attacca la profondità. Il Benfica sarà 30-40 metri di squadra, pochissimo spazio tra difesa e centrocampo, densità centrale e aggressività laterale. Viceversa, con la palla, l’attacco del Benfica sarà costruito processualmente così: se il recupero palla avviene non dentro l’area, ma sulla trequarti, si cerca una prima verticalità immediata con palla sull’attaccante che fa da “boa”, oppure sul quinto lato debole. La risalita deve avvenire in 4-5 passaggi non più di 6, perché Mourinho non vuole possesso sterile. L’idea è semplice: il Napoli attacca con tanti uomini, e questo implica che lascia campo enorme dietro ed è lì che il Benfica deve verticalizzare, nello spazio lasciato. Mourinho non vuole ritmo alto, partita a flipper, scambi continui e possesso prolungato del Napoli in zone pericolose. Imposterà un piano gara imperniato sul rallentare il gioco, spezzare il tempo, portare la partita su duelli e seconde palle e gestire i momenti. L’assenza pesantissima di Lobotka, cervello e metronomo del Napoli, non condizionerà il piano tattico di Mou, il quale dedicherà ad Elmas la stessa attenzione che avrebbe riservato allo slovacco. Il suo pensiero è che, se il macedone respira, Napoli oscilla, manipola e trova l’uomo tra le linee. Mourinho farà ombra su di lui, con uno dei due interni del Benfica che uscirà, senza seguire l’uomo, ma negando linea di passaggio, con l’effetto di costringere i centrali del Napoli saranno a giocare laterale e a verticalizzare sul piede sbagliato.
L'aspetto psicologico con Mou è fondamentale
Contro le squadre come il Napoli, Mourinho lavora su mentalità, pazienza, nessuna ansia da possesso e cattiveria nei dettagli. Lo abbiamo visto anche quando era alla Roma. Per lui e per i suoi ogni rimessa, ogni fallo tattico, ogni duello diventa un pezzo di scacchi, nel motto che recita: “spezzare ritmo, togliere flusso”. Qualora il suo piano dovesse funzionare, potremmo assistere ad una gara in cui il Napoli domina zone innocue, con il Benfica che chiude centralmente, e poche occasioni per realizzare.

Il piano di Conte
Contro una simile strategia, Conte e i suoi, prima che negli accorgimenti tattici, dovranno porre molta attenzione nella gestione dei nervi, stando molto attenti a non cadere nelle provocazioni che saranno frequenti. Dal punto di vista tattico, sarà necessario muovere la palla molto velocemente e andare con rapidità a cercare gli strappi di Neres e le evoluzioni di Lang, oltre che ovviamente la profondità di Hojlund. Occorrerà avere molta pazienza nella gestione della gara, specie nei momenti in cui verrà spezzettata dai lusitani.

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