Napoli-Milan, chiave tattica e metriche: dove Conte è riuscito a battere Allegri
L'analisi di Napoli-Milan, semifinale di Supercoppa Italiana. Lettura del match, chiave tattica e metriche della gara vinta dai partenopei di Antonio Conte.

La vittoria del Napoli di Conte sul Milan di Allegri, merita di essere analizzata attraverso le metriche avanzate che spiegano, ancora una volta, come gli indicatori numerici forniti dalla match analysis vadano letti tutti insieme per comprenderne la stretta correlazione e la corretta interpretazione rispetto all’osservazione empirica.
Napoli-Milan, analisi della partita
ANALISI METRICA. Partita relativamente equilibrata in termini di qualità delle occasioni costruite; il Napoli ha leggermente sovra-performato rispetto alla probabilità di segnare considerando le chance create, come testimoniato dal valore degli xG (expected goals) che è stato di 1,37 per gli azzurri e di 1,27 per i rossoneri. Tuttavia i partenopei hanno generato tiri più pericolosi, nonostante il possesso inferiore, come testimoniato dal valore degli xGOT (expected goals on target) che misura la qualità dei tiri con porta impegnata, 1,55 per la squadra di Conte contro 0,73 per quella di Allegri. La prevalenza percentuale di possesso palla concessa dal Napoli al Milan (59%) è stata una precisa volontà di Conte, il cui piano tattico prevedeva di proporre al Milan la gara che meno preferisce fare, ossia quella di costruire e non di ripartire. Ed infatti il Milan ha dominato territorialmente, ma non è riuscito a creare chiare occasioni da gol efficaci come gli azzurri. I tiri totali (14 a 11 per il Milan), di cui solo uno in più per i rossoneri a bersaglio (4 contro 3), i tiri dentro l’area di rigore (11 a 5 per il Napoli) e le grandi occasioni create in perfetto equilibrio (1 a 1), spiegano come il Napoli sia riuscito a trasformare meglio le occasioni generate nel terzo finale di campo nonostante abbia avuto meno possesso.
Anche l’analisi dei passaggi e del Build-up, ossia della costruzione del gioco, conferma la nostra lettura. I passaggi totali (514 a 348 per il Milan), la precisione nei passaggi (91% contro 88% per i rossoneri), e i passaggi nell’ultimo terzo di campo (149 Milan, 122 Napoli), raccontano di un Milan che ha avuto più controllo del pallone e costruzione posizionale, ma di il Napoli che è stato più efficace negli ultimi metri. In sintesi, un Milan più dominante in costruzione, un xG molto equilibrato, un Napoli più efficiente negli ultimi metri con una qualità delle chance superiore (xGOT) e molto più incisivo (tiri dentro l’area).
Analisi tattica
STRUTTURE DI PARTENZA
Il Napoli si è disposto con un sistema base 4-3-2-1 in possesso, che diventava 4-5-1 in non possesso, con l’idea guida di tenere un blocco medio, densità centrale, e attacchi rapidi dello spazio. La chiave del piano gara strutturato da Conte era nella verticalità e nella maggiore qualità delle prime ricezioni tra le linee.
Il Milan si è invece disposto con un sistema base 4-2-3-1che ha prodotto dominio territoriale, possesso posizionale e ampiezza sulle fasce, ma denunciato spesso scarsa pulizia nell’ultimo terzo e poche ricezioni pulite tra le linee.
DOVE L’HA VINTA CONTE
Il blocco medio-basso con linee molto strette (20–25 m tra difesa e centrocampo) e con gli esterni offensivi che ripiegavano fino all’altezza dei terzini, lasciando la punta isolata, ma con schermatura attiva sul primo palleggio, ha prodotto l’obiettivo prefissato: togliere linee di passaggio interne, Pulisic quasi mai attivato, e forzare il Milan verso le corsie laterali. Ecco che la difesa degli half-spaces, aiutata dalla posizione e dalla postura degli interni di centrocampo del Napoli sempre orientati col corpo verso il centro, ha condizionato il Milan a trovare molti tocchi fuori zona di rifinitura, ma pochissime ricezioni fronte porta del trequartista. Questo spiega il valore di xG relativamente buono del Milan, ma come descritto in precedenza un xGOT basso (tiri spesso sporchi o da posizione sfavorevole).
DOVE SI È INCEPPIATO IL MILAN
In questa situazione la costruzione pulita, ma sterile del Milan ha palesato una buona uscita dal basso (centrali + mediano) che però ha sofferto della mancanza di connessioni verticali rapide, grazie soprattutto all’atteggiamento tattico del Napoli, che non pressava alto in modo costante, ma accelerava il pressing appena il pallone entrava nella trequarti, con il risultato di costringere il Milan a tornare indietro oppure a crossare da posizione statica. In questa situazione i cross dei rossoneri, spesso inefficaci, sono stati molti, ma la difesa del Napoli era sempre in superiorità numerica, con i centrali protetti dal lavoro dei mediani e con l’area raramente attaccata con tempi diversi (primo palo / dischetto / secondo palo). In buona sostanza, una ampiezza, senza profondità, che ha generato un possesso sterile.
NAPOLI IN TRANSIZIONE OFFENSIVA (LA VERA DIFFERENZA)
Ma la vera differenza Conte l’ha fatta nella dinamica in transizione positiva, con ri-aggressione e verticalità. Dopo il recupero palla, 1–2 tocchi massimo e la ricerca immediata della punta o dell’esterno opposto hanno trovato il Milan spesso scomposto, con i terzini ancora alti e il doppio mediano non sempre in protezione preventiva. Un Napoli eccellente nel timing delle corse senza palla e nell’attacco dello spazio alle spalle dei terzini. Vero capolavoro è stata l’occupazione razionale dell’area. Non tanti uomini, ma attaccanti distanziati, uno attaccava il primo palo, l’altro restava tra dischetto e secondo palo. Questo spiega i pochi tiri, ma ad alto valore qualitativo, favoriti anche dalla nuova connessione tra i due trequartisti, Elmas e Neres, molto dentro il campo e a stretto contatto con Hojlund, che si è tradotta spesso in rapide triangolazioni imprevedibili per i centrali difensivi rossoneri.

MILAN IN TRANSIZIONE DIFENSIVA
Per i rossoneri, problemi di rest-defence (struttura preventiva). Spesso solo 2+1 dietro la linea della palla, distanze troppo ampie tra centrali e mediano, recuperi difensivi inermi, non orientati, hanno prodotto il risultato di mettere il Napoli in condizione di poter scegliere, alzare la testa e rifinire con discreta tranquillità, godendo di quella che chiamiamo superiorità dinamica.
FASE DIFENSIVA DEL NAPOLI: CONTROLLO SENZA AFFANNO
Di contro gli azzurri hanno palesato una rest-defence solida, con struttura tipica 3+2 (due centrali + terzino basso + due centrocampisti) ed esterni offensivi pronti alla ri-aggressione immediata, con la conseguenza che il Milan raramente si trovava in transizione “pulita”e le sue ripartenze erano spezzate sul nascere. La miglior difesa del Napoli è stata la sua struttura offensiva preventiva, pezzo forte delle squadre di Conte. Il tecnico partenopeo ha inteso proteggere l’area più con il posizionamento che con interventi disperati, il portiere poco esposto a tiri ravvicinati, una difesa sempre orientata palla-uomo, mai piatta, sono segnali di una squadra preparata, lucida e coerente col piano gara concordato. Un piano gara chiarissimo, basato su possesso funzionale, transizioni devastanti e, nell’ultimo terzo, pochi tocchi ma alta qualità, il tutto con un controllo emotivo di alto livello. In questo quadro, il 2-0 non è casuale, ma frutto di un Napoli cinico, verticale e disciplinato, al cospetto di un Milan dominante territorialmente ma prevedibile, in una partita che premia l’efficacia più del controllo, e che conferma come senza attacco degli half-spaces e protezione preventiva, il possesso diventi fragile.
ALTRE METRICHE CHE CONFERMANO LA NOSTRA LETTURA
Il PPDA (Passes Per Defensive Action), numero di passaggi concessi all’avversario prima di un’azione difensiva (contrasto, intercetto, fallo) nella metà campo offensiva, ha evidenziato un valore di 13,5 per gli azzurri, che si traduceva in una pressione selettiva, non costante, al cospetto del 9 dei rossoneri, risultato di una pressione più alta e continua.
Interpretazione tattica
Il Milan ha pressato di più, soprattutto in uscita bassa e dopo la perdita del possesso palla;
Il Napoli ha scelto quando pressare. Un PPDA più alto non sempre è indice di passività, specie se il pressing viene attivato solo in zone-gabbia, come fatto dagli uomini di Conte.
Chiave tattica
Il PPDA del Napoli riflette controllo spaziale, non rinuncia difensiva. Pressava meno, ma meglio orientato.
Il FIELD TILT, ossia la percentuale di tocchi/palloni giocati nell’ultimo terzo rispetto al totale, ha fatto registrare un 65% per il Milan e un 35% per il Napoli.
Interpretazione tattica
Il Milan schiacciava territorialmente il Napoli, che però accettava il tilt negativo per proteggere zona 14 (quella di rifinitura) e difendere con densità centrale. Attenzione quindi a identificare un field tilt alto con un coefficiente di pericolosità maggiore. In questa gara, infatti, Il Milan ha avuto field tilt alto, ma poche ricezioni fronte porta e rifiniture laterali forzate.
Chiave tattica
Il Napoli ha “ceduto” campo per togliere valore al possesso avversario.
Il VERTICALITY INDEX (indicatore funzionale) inteso come rapporto tra passaggi progressivi e passaggi totali, ha evidenziato un Napoli ad alta verticalità al cospetto di un Milan a verticalità medio-bassa. I partenopei hanno sviluppato con pochi passaggi, ma con un alto coefficiente di avanzamento. I rossoneri, all’opposto, con molti passaggi e un avanzamento lento e leggibile. Questo spiega il valore di xG simile, ma xGOT nettamente a favore del Napoli, come descritto in precedenza.
SINTESI METRICA
Indicatori decisivi:
Field tilt alto del Milan, non capitalizzato
PPDA “intelligente” del Napoli
Rest-defence del Milan vulnerabile
Rest-defence del Napoli strutturata
Verticalità + timing del Napoli, hanno avuto la meglio sul possesso (sterile)del Milan.
CONCLUSIONE TECNICA
Il Napoli ha vinto, con merito, una partita a basso volume, ma alto valore. Il Milan ha perso una gara ad alto controllo, ma bassa efficienza. È un match che dimostra come:
gli indicatori vanno letti insieme
territorialità senza struttura preventiva espone alle transizioni
la qualità delle posizioni conta più della quantità dei tocchi.
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