Si può perdere, ma non così. Mental coach, Napoli 1 e 2: analisi post gara
Riflessioni a freddo dopo la sconfitta, con eliminazione dalla Coppa Italia, del Napoli contro il Frosinone (0-4) che fa ancora discutere.

La gara di ieri persa ignominiosamente al Maradona dal Napoli contro il Frosinone per 0-4, con conseguente eliminazione agli ottavi di Coppa Italia, impone riflessioni profonde e scelte anche nette da parte della guida tecnica e del management del Napoli. Dopo l'avvio scellerato di stagione col cambio, tardivo, della guida tecnica, la vittoria della Coppa Italia era divenuta uno dei possibili obbiettivi di questa stagione (magari non l'unico) che, accompagnato da un piazzamento in campionato tra le prime quattro e, perché no, da un quarto di finale in Champions, avrebbe potuto in qualche modo rendere accettabile una stagione che va assumendo invece un profilo deludente e difficilmente pronosticabile ai nastri di partenza. Sia chiaro, si può perdere una partita (e il Napoli tra campionato e coppe ne ha già perse ben 8 su 23 disputate) ma non ancora una volta nel proprio stadio, divenuto ormai terra di conquista, non con il Frosinone (con tutto il rispetto per i ciociari) e soprattutto non in maniera così indegna. Una sconfitta ed una eliminazione molto più gravi ahimè di quanto si possa pensare.
NAPOLI 2 - Tocca criticare stavolta anche Mazzarri, perché il cosiddetto Napoli 2 in visto fino al minuto 54 stava tenendo bene il campo e meritando il vantaggio, negato ancora una volta da decisioni incomprensibili da parte del Var e dell'arbitro che hanno conteso la palma di peggiore della serata al capitano Di Lorenzo, o alla sua controfigura. A fare esercizio di equilibrio si rischia di andare controcorrente e magari di essere anche impopolari, tuttavia talvolta si potrebbe anche rischiare di averci visto giusto. Davanti a un Gollini incolpevole nei gol subiti ma fino all'ora di gioco molto preciso e presente soprattutto nel gioco coi piedi con 60 tocchi e 84% di precisione nei passaggi e praticamente mai impegnato dagli avversari, la linea difensiva è raramente andata in affanno, con Ostigaard che ha concluso la gara con 89 tocchi, il 96% di precisione nei passaggi e 4 contrasti su 5 vinti, e Natan che ha chiuso con 75 tocchi, il 91% di precisione e 2 contrasti su 3 vinti concedendo solo qualche angolo di troppo, ma avendo in Mario Rui - 63 tocchi, 82% di precisione nei passaggi, 3 contrasti su 4 vinti e un palo su calcio piazzato - il consueto apporto in termini di sapienza tecnica mentre dall'altra parte Zanoli - 93 tocchi e 86% di precisione nei passaggi - man mano che trascorrevano i minuti sembrava ingranare sempre di più nella intesa con il compagno di catena Lindstrom. Il centrocampo del tutto inedito ha visto un Demme ordinato e mai in affanno che in 54 minuti ha collezionato 49 tocchi col 96% di precisione, 2 contrasti vinti su 2 e un passaggio chiave, un Cajuste in deciso progresso le cui qualità vanno esplorate con fiducia e affinate, che ha chiuso con 57 tocchi e l'84% di precisione accompagnati da 2 passaggi chiave. Infine un Gaetano tutto sommato volitivo e presente, con 61 tocchi, 80% di precisione e 6 contrasti su 9 vinti. Nel reparto avanzato, eccetto l'evanescente Raspadori che ha chiuso dopo 64 minuti con 39 tocchi, 12 contrasti di cui 10 persi, 4 dribbling tentati nessuno dei quali a buon fine e un palo scheggiato da posizione quasi impossibile che avrebbe suggerito magari un assist al centro, Simeone è parso comunque vivo e in partita, con 6 contrasti di cui 4 vinti, 2 dribbling tentati di cui uno vincente, 2 tiri verso la porta e un gol, regolare, annullato ma realizzato con freddezza. Una considerazione a parte merita Lindstrom; il danese, schierato sulla destra quale alter ego di Politano, ha fatto intravedere le sue qualità, concludendo la sua gara dopo 73 minuti con 44 tocchi, una occasione da gol con tiro parato dopo un ottimo inserimento in area e altri inserimenti non premiati dai compagni, specie in ripartenza dove si scorge trovarsi notevolmente a suo agio.
NAPOLI 1 - Quando a partire dal minuto 55 entrano a far parte della contesa sul punteggio di 0 a 0, i cosiddetti big, da Di Lorenzo inizialmente schierato a sinistra al posto di Mario Rui, a Lobotka in luogo di un Demme parso mortificato all'uscita, a Kvaratskhelia per Raspadori, Osimhen per il Cholito e Politano per Lindstrom, ti aspetteresti fuoco e fiamme e di fatto l'atteggiamento degli stessi subentrati probabilmente pecca della medesima supponenza. Emblema di questo momento del Napoli è rappresentato senza ombra di dubbio dall'impatto del capitano sul match. Di Lorenzo sbaglia di tutto di più, dal passaggio all'indietro inconsulto che lancia Caso davanti al povero Gollini, alla marcatura tardiva su Barrenechea in azione di corner per il vantaggio degli uomini di Di Francesco, al calcione rifilato a Gelli per il rigore del 4 a 0 di Cheddira, così in ordine sparso. Tra tutti i subentrati del presunto Napoli 1 unica eccezione va fatta per Politano, parso come suo solito volitivo e qualitativo nelle giocate, il migliore senza dubbio in questa stagione finora nefasta.
MENTAL COACH E PANCHINA - Sintomatiche le dichiarazioni di Mazzarri nel post partita, specie nel far trapelare in modo molto esplicito la volontà di qualcuno di cambiare aria, sottolineando che queste volontà vanno assecondate. In virtù di ciò, ma anche sulla base delle riflessioni di cui sopra, sarebbe auspicabile un intervento molto netto sulla testa dei calciatori che lo scorso anno si sono resi protagonisti della splendida cavalcata vincente e che oggi sembrano da un lato svuotati nelle energie mentali e dall'altro vittime di una orgasmica ricerca maniacale della prestazione stupefacente a tutti i costi. In proposito pare sintomatico l'approccio più leggero del Napoli 2 in cui elementi come Demme, Cajuste, Gollini, Gaetano, Zanoli e lo stesso Lindstrom hanno destato l'impressione di poter avere più fame e forse anche maggiori stimoli da poter mettere al servizio di Mazzarri, il quale ha in questo momento la responsabilità ma anche l'opportunità di accantonare con coraggio semmai anche nomi illustri in attesa che possano ricaricare e magari maturare un nuovo approccio da un diverso punto di osservazione fosse anche quello che si gode da una comoda panchina.







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