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L'importanza di essere Mario Rui. Solite note dolenti. Ancora errori arbitrali, che il Napoli si faccia sentire... ora!

Il Napoli batte il Cagliari e torna a vincere al Maradona. Numeri ed analisi dei fatti del nostro Match Analyst.


Alessandro D'AriaAlessandro D'AriaMatch Analyst

17/12/2023 14:22 - Campionato
L'importanza di essere Mario Rui. Solite note dolenti. Ancora errori arbitrali, che il Napoli si faccia sentire... ora!

Tre punti dal peso specifico enorme. Il Napoli regola il Cagliari facendo più fatica del previsto ma in realtà dominando molto di più la gara di quanto non dica il risultato finale. A dispetto di una formazione spregiudicata sulla carta, con 2 punte gli ex Petagna e Pavoletti più un trequartista Oristanio di belle speranze, Ranieri ha schierato di fatto un 1-4-4-2 in cui quest'ultimo ha agito quarto a destra. Di fatto però, data la buona pressione degli uomini di Mazzarri che nel primo tempo hanno raggiunto un picco percentuale quasi all'80% di possesso palla, la squadra sarda si è disposta con 10 uomini sotto la linea della palla, creando enorme densità nella propria trequarti in cui stazionavano spesso in 20 metri 18 giocatori. Alla fine della gara, a certificare la vittoria chiara degli uomini di Mazzarri saranno un possesso palla al 67% con precisione dei passaggi al 83%, 21 tiri verso la porta contro i soli 9 dei sardi, un palo, e un xG di 3.03 contro 1.84.


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Movimenti che tornano

Nella prima mezz'ora, come purtroppo accade spesso negli ultimi tempi a causa della fascia sinistra orfana di elementi di ruolo, il Napoli ha concentrato gli attacchi sulla parte destra, dove registriamo con piacere il ritorno di vecchi movimenti come gli inserimenti di Anguissa alle spalle della difesa, quasi un taglio back door mutuato dal basket, ma anche nuove e affascinanti scorribande di Cajuste in inserimento, all'interno dell'area nello spazio spesso creato da Osimhen. Movimenti questi di Anguissa e di Cajuste che di fatto hanno indotto Ranieri a mettersi a 5 nella ripresa con l'inserimento di Obert a sinistra al posto di una punta Petagna e lo spostamento di Oristanio sottopunta.


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L'importanza di essere Mario Rui

Minuto 59: si riaffaccia su quella fascia mancina un piccolo uomo dal sapiente pensiero calcistico e dal sinistro che definire semplicemente educato è ingeneroso. Entra Mario Rui, non a caso apostrofato da Spalletti "il professore", e con lui discorsi tattici a parte, anche Osimhen sembra tornato tarantolato, per non parlare di Kvaratskhelia, rianimato e ritemprato dal ritorno del suo compagno di fascia. Sia chiaro, un calciatore non può da solo essere determinante in assoluto, e sia altrettanto chiaro che il buon Natan non va sminuito per questa breve esperienza in fascia, ma fin dal primo passaggio filtrante sul georgiano scattato alle spalle del suo francobollatore Nandez che ne aveva sempre cercato l'anticipo, tutti si è tirato un sospiro di sollievo e di liberazione. E si perché tra il portoghese e il georgiano c'è una relazione calcistica privilegiata per cui ai 2 basta uno sguardo per intendersi e quindi per guadagnare un tempo di gioco, dall'istante in cui Mario Rui alza il capo al momento in cui Kvaratskhelia effettua il movimento passa un nanosecondo. I numeri sentenziano: 5 recuperi in 31 minuti di Mario Rui, contro i 3 di Natan in 60 minuti, indice del fatto che col portoghese si recupera palla in aggressione in avanti; inoltre sintomatico il dato sull'indice di verticalità che ha visto a fine gara leader il portoghese con 4,67. L'indice di verticalità indica il numero di giocatori avversari superati da un passaggio verticale, in sostanza dà un'idea di quanto un giocatore tenda a superare le linee di pressione avversarie. L'azione del vantaggio è poesia calcistica, perché nel momento in cui il georgiano riceve spalle alla porta non ha bisogno di guardare e no look allunga la palla verso la linea laterale mancina, quella di proprietà del portoghese, dalla quale nasce una parabola deliziosa sulla quale Osimhen sembra scaraventarsi di testa quasi leccandosi i baffi. Quanto era mancato questo sviluppo, questa codifica...come dire a volte tornano ed è ossigeno puro per questo Napoli. Il gol del georgiano poi è esemplificazione chiara di una fame e di un ardore ritrovati; Osimhen riesce, come lo scorso anno e come quasi mai in questa stagione, in qualcosa in cui solo il nigeriano e nessun altro attaccante avrebbe avuto il coraggio di credere; una palla alta ricevuta spalle alla porta, con 4 difensori a mordere caviglie e maglia, rianimata e portata al rango di assist vincente solo ed esclusivamente dal furore agonistico del nigeriano che rende un po' di ossigeno al georgiano che si sblocca finalmente al Maradona.


Le solite note dolenti

Ancora una volta al Maradona Meret non riesce a tenere inviolata la porta anche se stavolta il portiere friulano lo avrebbe meritato; se si eccettua infatti un contropiede nel primo tempo, probabilmente viziato in origine da una carica fallosa su Lobotka, concluso da Nandez tra le braccia di Meret proteso in uscita bassa, e un paio di situazioni su palle alte in cui i sardi eccellono, dobbiamo purtroppo annotare gli ennesimi errori individuali commessi in occasione della rete degli ospiti. Rrahmani tirato fuori in posizione laterale dal neo entrato brevilineo Luvumbo in evidente mismatch, ha la colpa di farsi saltare in velocità dall'attaccante sardo con troppa sufficienza; Juan Jesus, autore fino a quel momento di una gara tutto sommato accettabile, ha la colpa, ancor più grave data la sua esperienza, di farsi anticipare da Pavoletti in zona in cui Meret non può nulla. C'è da augurarsi che col recupero di Mario Rui e di Ostigaard, ieri indisponibile, Mazzarri possa valutare già in Coppa Italia martedì di varare la coppia di centrali composta a destra dal norvegese e a sinistra da Natan, che nel suo ruolo quest'anno ha quasi sempre ben figurato. Altra nota dolente, ricorrente purtroppo quest'anno, è la velocità della palla, anche ieri bassa a 27,68 km orari; è vero che con squadre tanto chiuse e spazi intasati è più arduo muovere la palla, ma è altrettanto vero che una chiave proprio in queste circostanze è velocizzare i passaggi e il numero di giri al pallone e da questo punto di vista Mazzarri deve ancora lavorare tanto.


Che il Napoli si faccia sentire, ora!

Purtroppo anche nella gara di ieri vanno evidenziati alcuni aspetti disciplinari per i quali sarebbe il caso che la Società si facesse sentire, specie dopo una gara portata a termine con un risultato positivo. Il gol di Politano annullato con sorprendente velocità per un fuorigioco di Osimhen del tutto fuori luogo vista l'estraneità del nigeriano all'azione, il fallo di Oristanio su Lobotka sotto gli occhi del guardalinee dal quale origina un'azione pericolosissima di Nandez e non ultimo le 5 ammonizioni comminate a carico degli azzurri contro le sole 3 ai sardi in una gara dominata nel gioco d'attacco dai partenopei, costituiscono tutti elementi che preoccupano data la periodicità frequente con la quale si stanno verificando. In gare equilibrate si sa spesso la differenza nell'economia del risultato finale nasce da episodi che possono condizionare l'esito di una gara e talvolta di una competizione, e il Napoli ci è già passato diverse volte anche nell'era De Laurentiis.


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Alessandro D'AriaAlessandro D'Aria
Match Analyst e Football Data Analyst certificato ed abilitato alla professione. A fine anni '90 ha seguito da vicino prima la Primavera e la prima squadra del Napoli. Si occupa per AreaNapoli.it, tra l'altro, dell'analisi dell'avversario.

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