La Juventus di Spalletti: novità, pregi e difetti della compagine bianconera
Alla scoperta della Juventus di Luciano Spalletti, la squadra bianconera affronterà il Napoli nella 14esima giornata del campionato di Serie A.

Da quando siede sulla panchina della Juventus, vale a dire dal 30 ottobre scorso, Luciano Spalletti ha dimostrato di avere già cambiato l’inerzia dei bianconeri, se non altro dal punto di vista del rendimento. Con lui alla guida infatti, la Juve, in 6 gare disputate (4 in campionato e 2 in Champions) è rimasta imbattuta, con 3 vittorie e 3 pareggi, 9 reti all’attivo e 6 al passivo. Ma, cosa più preoccupante per il Napoli, i bianconeri sono secondi per NPxG, vale a dire gol attesi senza rigori, con un valore di 1,94 a partita, e addirittura primi per NPxGA, ossia gol attesi subiti senza rigori con un valore di 0,64 a partita, e ancora primatisti in quanto a NPxGD, cioè differenza tra gol attesi e gol attesi subiti senza rigori, con un saldo di +1,29 a partita. Dulcis in fundo, la squadra del tecnico toscano vanta il primato anche nella classifica cosiddetta di merito, quella degli xPts, cioè i punti attesi, con un punteggio di 9,19.Eppure il buon “Lucianone” non ha introdotto subito grandi rivoluzioni nella squadra, preferendo invece ripartire dalle certezze costruite durante la precedente gestione, a cominciare dal sistema di gioco, che prevede ancora, almeno in partenza e obtorto collo per le defezioni importanti (vedi Bremer, Gatti e Rugani), l’impiego di tre difensori centrali, una scelta poco consueta per l’allenatore toscano.
Alla scoperta della Juventus di Luciano Spalletti
La Juventus si dispone dunque con un 1-3-4-2-1 di base: tre centrali arretrati, esterni bassi allineati ai due centrocampisti centrali a formare un centrocampo a quattro, e due trequartisti alle spalle dell’unica punta di riferimento. Nonostante la continuità strutturale, si iniziano a cogliere i primi segnali della mano di mister Luciano Spalletti.
1. l’arretramento di Koopmeiners sulla linea dei difensori rappresenta una mossa studiata tanto al fine di rilanciare il giocatore, reduce da un avvio di stagione al di sotto delle aspettative, quanto per agevolare l’avvio della manovra e consolidare il possesso palla della squadra. La scelta mira a incrementare la qualità tecnica nella prima fase di costruzione, consentendo alla squadra di uscire con maggiore pulizia anche sotto pressione. È spesso il centrocampista olandese ad avviare la manovra, ricercando linee di passaggio interne verso i centrocampisti o, quando si apre lo spazio, un’imbucata diretta verso gli attaccanti.
2. Un’altra novità introdotta dal tecnico riguarda il comportamento degli esterni offensivi, ai quali viene chiesto di non restare costantemente larghi in attesa del pallone, ma di venire incontro per partecipare alla manovra. Questo movimento consente non solo di creare superiorità numerica in zona centrale, ma anche di trascinare con sé i difensori avversari, liberando spazio alle proprie spalle per gli inserimenti dei centrocampisti.
3. Anche in fase di non possesso si notano alcuni aggiustamenti. Durante la prima pressione, uno dei due esterni offensivi si allinea con la punta centrale per ostacolare le linee di passaggio, mentre alle loro spalle si forma una linea a quattro: lo spazio lasciato libero dall’esterno offensivo viene infatti occupato dall’esterno difensivo, che si alza sulla linea dei centrocampisti.
4. A differenza del passato quindi lo sviluppo del gioco non deve avvenire per forza lateralmente, ma vi è l’intenzione di ricercare anche corridoi interni. Il centrocampo si dispone in maniera scaglionata per garantire linee di passaggio su più altezze. Locatelli si abbassa tra i difensori per facilitare l’uscita palla e attirare la pressione avversaria, liberando così spazio nella zona centrale. Quello spazio viene poi occupato da Thuram e dagli esterni difensivi, Cambiaso e McKennie (o Kostic), che si accentrano per creare superiorità numerica in mezzo al campo e che dispongono di buona qualità tecnica per dare continuità alla manovra.
5. Nella nuova Juventus di Spalletti, tuttavia, si iniziano a notare variazioni significative nei principi di movimento: gli esterni offensivi non sono più vincolati a mantenere la posizione larga in attesa del pallone, ma possono venire incontro al portatore di palla, trascinando con sé il diretto avversario e favorendo così gli inserimenti in profondità alle loro spalle dell’esterno difensivo o in alternativa, di Thuram che attacca il corridoio interno.
6. Pur confermando la tendenza naturale della squadra ad affidare la fase di rifinitura principalmente ai giocatori di maggior talento come Yıldız e Conceiçao, dotati di grande capacità nell’uno contro uno e in grado di generare superiorità numerica negli ultimi metri, nella nuova Juventus di Spalletti emerge la volontà di ampliare le soluzioni offensive per rendere la manovra meno prevedibile. In quest’ottica, gli esterni difensivi e i centrocampisti sono incoraggiati ad attaccare gli spazi centrali alle spalle della linea di centrocampo avversaria, mentre la punta centrale è spesso chiamata ad abbassarsi per ricevere tra le linee e favorire combinazioni rapide o aperture sugli inserimenti in profondità.
7. I nuovi movimenti introdotti da Spalletti mirano ad ampliare le soluzioni offensive e ad aumentare le possibilità di finalizzazione. Oltre all’uno contro uno degli esterni offensivi e alle classiche sovrapposizioni degli esterni difensivi, che portano a cross o traversoni in area, la squadra ricerca ora anche movimenti più interni: i tagli e gli inserimenti alle spalle di Yıldız e Conceiçao da parte di Cambiaso o McKennie, così come il tiro da fuori di Locatelli e Thuram che si proiettano a limite dell’area di rigore avversaria.
CARATTERISTICHE DI CONTINUITA’
Il nuovo tecnico ha però voluto mantenere alcune caratteristiche della squadra, ormai consolidate e assimilate, in particolar modo con riferimento alle transizioni. Confermata dunque la tendenza, una volta recuperato il possesso, a non consolidarlo ma a ripartire immediatamente in transizione offensiva, cercando la verticalità verso la porta avversaria, talvolta con eccessiva frenesia riducendo la qualità e la lucidità nella gestione del pallone. Uno degli aspetti su cui Spalletti sembra dover lavorare ancora tanto, riguarda proprio la scelta del momento: capire quando sfruttare la ripartenza immediata e quando invece rallentare il ritmo per consolidare il possesso, gestire i tempi di gioco e mantenere il controllo della gara. Anche in fase di transizione difensiva la Juventus mantiene un atteggiamento aggressivo: una volta persa palla la squadra non tende ad indietreggiare immediatamente, ma attua un contro pressing con i giocatori più vicini alla zona palla cercando di recuperare immediatamente il possesso; solo nel caso in cui la riconquista della palla dovesse fallire, allora si ricompatta all’indietro.
PUNTI DI FORZA
la qualità degli esterni offensivi;
ottime individualità in ogni reparto;
buoni tiratori dalla distanza;
duttilità di diversi interpreti, come Koopmeiners o McKennie;
ampiezza della rosa.

PUNTI DI DEBOLEZZA
difficoltà nell’uscita palla contro pressing organizzato;
lentezza nel giro palla per liberare gli attaccanti;
prima pressione non sempre coordinata;
poca incisività centrale, gioco spesso prevedibile;
difficoltà difensive in assenza di Bremer, Gatti e Rugani.

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