Scopriamo l'Inter di Cristian Chivu: squadra fluida e molto "europea"
Scopriamo l'Inter di Cristian Chivu, ostacolo durissimo per il Napoli. La compagine nerazzurra ha iniziato a ingranare in modo serio ed efficiente.

Dopo 4 anni di gestione Simone Inzaghi Marotta ha deciso un po’ a sorpresa di affidare la conduzione della squadra ad un allenatore giovane (classe 1980) e con un profilo ancora tutto da scoprire ad alti livelli. Oltre alle esperienze da calciatore (tra le più importanti lo ricordiamo con le maglie di Ajax, Roma e della stessa Inter con la quale ha vinto il cosiddetto “triplete” nel 2010), nel curriculum di Chivu vi erano le 13 partite da allenatore del Parma della seconda parte della scorsa stagione e cinque anni di settore giovanile sempre alle dipendenze della società Inter (con la quale ha anche vinto lo scudetto nella categoria “Primavera”).
Alla scoperta dell'Inter di Chivu
La linea scelta dalla società è stata quindi quella di affidare la conduzione tecnica a un allenatore ad oggi sicuramente poco affermato ma che ben conosce l’ambiente interista sia dentro che fuori dal campo, e che ha già frequentato nella sua esperienza da calciatore spogliatoi pieni di campioni. Per molti aspetti una scelta di continuità; a differenza di altri profili accostati alla panchina interista (tra tutti Cesc Fabregas), Chivu è piuttosto malleabile dal punto di vista tattico e inizialmente sta tendendo ad adattarsi alle caratteristiche della rosa. Nonostante i giocatori attualmente a disposizione di Chivu siano stati scelti e identificati negli anni passati per il 3-5-2 di Inzaghi e poco affini a sistemi di gioco differenti, anche a causa dell’età avanzata di parecchi componenti della rosa, spieghiamo come in realtà il tecnico romeno stia cambiando gradualmente pelle alla squadra, e come lo stia facendo a suon di risultati e spettacolo. La sua Inter è già molto diversa da quella di Inzaghi, vediamo perché.
STRUTTURA DI BASE E PRINCIPI GENERALI
Cristian Chivu ha impostato la sua Inter come una squadra proattiva e dinamica, con l’obiettivo di controllare il gioco attraverso possesso e riconquista immediata. Il suo riferimento di base è il 4-3-3, ma l’allenatore rumeno applica una forte flessibilità strutturale, trasformandolo spesso in 3-2-5 in fase di possesso (con un terzino che si stringe accanto ai centrali e l’altro che spinge alto) e 4-1-4-1 o 4-4-2 in fase di non possesso, a seconda della posizione della mezzala di parte. Rispetto al 3-5-2 di Inzaghi, Chivu ha spostato l’asse tattico verso una maggiore ampiezza e fluidità, valorizzando gli esterni d’attacco e riducendo la dipendenza dalle mezzali negli inserimenti.
Il suo gioco si fonda su quattro principi cardine:
1. Ampiezza costante e rotazioni sugli esterni.
2. Verticalità rapida dopo il superamento della prima linea.
3. Controllo del ritmo e densità in zona palla.
4. Pressione alta coordinata, ma con coperture preventive.

FASE DI COSTRUZIONE
La costruzione dal basso è organizzata su una linea a tre in cui Calhanoglu si abbassa tra i due centrali per formare il 3+1 iniziale; Dimarco rimane più largo e alto, mentre Dumfries tende a chiudere verso il centro, diventando un quasi “ibrido” tra terzino e mezzala. L’ obiettivo è la manipolazione della prima pressione avversaria attirando il pressing e liberando il lato debole. L’ Inter costruisce dal basso, ma è pronta a cambiare ritmo con lanci diretti verso gli esterni alti. Quando il pressing avversario è alto, Calhanoglu funge da “regista di rottura”, alzandosi per ricevere dietro la prima linea e creare una connessione con Barella (mezzala destra) e Mkhitaryan (mezzala sinistra). In questa fase il portiere è coinvolto attivamente come uomo di manovra, mentre Bastoni, quando libero, porta palla fino alla metà campo, attirando l’esterno avversario e aprendo spazi interni. Dimarco e Mkhitaryan cooperano sul lato sinistro in triangolazioni strette, mentre Barella parte più interno per dare una linea verticale. Il risultato è una costruzione posizionale ma con accelerazioni mirate, volta a far arrivare palla agli esterni in condizioni di uno contro uno.
FASE DI SVILUPPO E RIFINITURA
Una volta superata la prima pressione, la squadra si dispone in un 3-2-5, in cui i tre centrali restano dietro per la copertura preventiva, mentre davanti, il “doppio pivote” (Calhanoglu + una mezzala) gestisce il pallone. Le cinque punte occupano l’ampiezza: due esterni larghi, le due mezzali in appoggio interno e Lautaro come riferimento centrale. A questo punto sono 3 i principi fondamentali che vuole Chivu:
Circolazione paziente, con rotazioni interne ed esterne per creare linee di passaggio verticali.
Lato forte: sovraccarico con triangoli stretti.
Lato debole: ricerca dell’isolamento dell’esterno opposto per sfruttare l’uno contro uno.
Le mezzali (soprattutto Barella) agiscono da raccordo, muovendosi tra le linee e cercando l’imbucata corta. Lautaro Martinez si abbassa spesso per ricevere, attirando un centrale e liberando spazio dietro di sé per i tagli di Thuram o dell’esterno opposto. Calhanoglu resta leggermente dietro per garantire equilibrio e gestire la seconda palla in caso di respinta. L’obiettivo di questa fase non è un possesso sterile ma una progressione controllata: attirare il pressing, spostare il pallone orizzontalmente e poi verticalizzare in zona luce.
La zona di rifinitura preferita è quella tra mezzala e terzino avversario, dove si creano superiorità numeriche e combinazioni rapide (palla-appoggio-palla).
FASE DI FINALIZZAZIONE
La fase offensiva dell’Inter di Chivu è volta a creare ampiezza e profondità simultanee, con cinque giocatori stabilmente proiettati sulla linea offensiva.
Il sistema tipico è un 3-2-5 che si trasforma in 2-3-5 quando un centrale accompagna l’azione. In questa fase sono 3 i principi guida dettati dall’allenatore nerazzurro:
1. Attacco a tre corridoi (ampio, centrale, opposto).
2. Ricerca del terzo uomo per sbloccare spazi chiusi.
3. Ritmo alto negli ultimi 25 metri, con decisione e pochi tocchi.
Lautaro è il fulcro dei movimenti offensivi, alterna movimenti incontro per scaricare e tagli profondi dietro la linea. Thuram, che a Napoli sarà assente, o Bonny fungono da “wide striker” sinistri: partono larghi e si accentrano per finalizzare. Barella e Mkhitaryan (o Frattesi) agiscono come incursori e si inseriscono in area a palla laterale, soprattutto sul lato debole. Dimarco fornisce ampiezza costante, spesso crossando da posizione intermedia (non dalla linea di fondo ma dal “mezzo-spazio”).
Da queste dinamiche classifichiamo le tipologie di azioni possibili e la relativa percentuale di frequenza:
Cross basso o arretrato dopo combinazioni laterali (40 % delle occasioni create).
Verticalizzazioni centrali su Lautaro, Thuram, Bonny, Pio Esposito (30 %).
Tiri dalla seconda linea con Calhanoglu o Barella (15 %).
Transizioni rapide su recupero alto (15 %).
La finalizzazione è quindi distribuita e variabile, ma sempre basata su movimento coordinato e tempi d’inserimento.
TRANSIZIONE POSITIVA (ATTACCO DOPO LA RICONQUISTA)
Appena recuperata palla, Chivu chiede una lettura immediata della superiorità, che può vedere due scenari. Se esiste spazio alle spalle, la squadra verticalizza entro 3 secondi (principio simile a quello di Nagelsmann o Alonso). Se il recupero avviene in zona bassa, l’obiettivo è consolidare il possesso e attirare la pressione per poi uscire sul lato opposto. Nella fase di transizione positiva Barella è il primo riferimento, riceve, gira fronte porta e lancia gli esterni. Thuram (Bonny) attacca immediatamente la profondità, mentre Lautaro viene incontro. Calhanoglu resta in copertura preventiva per evitare ripartenze avversarie. I terzini (soprattutto Dimarco) salgono con tempismo, fornendo linee di passaggio laterali. Questo tipo di organizzazione consente all’Inter di mantenere equilibrio pur accelerando, raramente la squadra si sbilancia completamente.
TRANSIZIONE NEGATIVA (DIFESA DOPO PERDITA)
Il principio dominante è la riaggressione immediata (gegenpressing), ma con un criterio:
«Pressiamo forte solo se siamo almeno in tre vicino alla palla» (Chivu, conferenza luglio 2025). Ma come avviene questa dinamica? Le mezzali chiudono subito le linee di passaggio centrali, mentre gli esterni si stringono per formare un blocco compatto di 6-7 giocatori in zona palla. Ancora una volta due sono gli scenari possibili: se la palla è persa in zona alta, il pressing è collettivo e orientato verso l’esterno. Se la palla è persa in zona bassa, il rientro è rapido verso un 4-1-4-1 difensivo. Ruoli chiave di questa fase sono quelli di Calhanoglu che guida la contropressione, leggendo le uscite avversarie, e di Barella, che è l’uomo “di rincorsa”, capace di coprire 20-30 metri in recupero. I centrali restano molto compatti, mantenendo linea corta e aggressiva per evitare lanci filtranti.
FASE DIFENSIVA POSIZIONALE
Struttura difensiva dell’Inter è di base in 4-1-4-1 o 4-4-2, con Lautaro che guida la pressione e Thuram (Bonny) che si alza di fianco a lui quando serve schermare il regista avversario. Chivu vuole linee strette e corte, massimo 25 metri tra difesa e attacco, pressione orientata sul lato con l’obiettivo di indirizzare l’avversario verso la fascia per forzare l’errore o il rinvio e un uomo su uomo selettivo, ossia ogni giocatore prende un riferimento diretto solo quando la palla entra nella propria zona. I centrali (Bastoni e Acerbi) gestiscono la profondità in modo alternato: uno aggredisce, l’altro copre. I terzini salgono aggressivi sugli esterni avversari, mentre le mezzali scivolano per bilanciare. Il mediano (Calhanoglu) protegge la zona tra le linee, posizionandosi a schermare i corridoi centrali. Contro avversari con doppia punta, Chivu può passare a un 3-5-2 difensivo, con Dumfries che scala come terzo centrale.
PUNTI DI FORZA E AREE DI MIGLIORAMENTO
Punti di forza
Flessibilità strutturale: 4-3-3, 3-2-5, 4-1-4-1 sono usati senza perdere equilibrio.
Pressione coordinata: squadra corta, sincronizzata nei movimenti.
Costruzione pulita: capacità di uscire dal pressing con qualità.
Ampiezza e fluidità offensiva: sviluppo rapido e coinvolgimento di molti giocatori.
Cultura tattica interna: la rosa conosce già gran parte dei principi di gioco, grazie al percorso comune nel settore giovanile.
Aree di miglioramento
Gestione dei ritmi: a volte l’Inter alterna fasi di dominio a momenti di calo d’intensità.
Spazio tra terzino e centrale: occasionalmente vulnerabile contro esterni molto rapidi.
Transizione negativa in campo aperto: rischio di isolare Calhanoglu contro più avversari.
SINTESI FINALE
L’Inter di Cristian Chivu è una squadra posizionale ma verticale, costruita su principi moderni:
costruzione a 3 con regia bassa di Calhanoglu,
ampiezza costante con Dimarco e gli esterni alti,
pressing alto intelligente e riaggressione immediata,
rotazioni fluide per liberare l’uomo tra le linee.
Rispetto all’Inter di Inzaghi, la squadra è più orizzontale nel palleggio, ma più esplosiva nella fase offensiva.
Chivu ha portato più imprevedibilità e ampiezza, mantenendo la solidità e compattezza difensiva che fanno parte del DNA nerazzurro.

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