Menama Bolingoli, la verità sul bomber del Napoli tra Conte e Osimhen
Andiamoci piano con i giudizi affrettati, nonostante il momento difficile (non solo per colpa sua), ha dato un buon contributo.

C'era una volta Menama Bolingoli, un ragazzino di Anversa con radici nel lontano Zaire, nelle viscere dell'Africa. La sua una famiglia di calciatori: padre, fratello e cugino sempre in campo, anche con alcune nazionali. Il vero gioiello di casa, però, era lui.
A 16 anni l'esordio tra i professionisti: vinse subito un campionato belga con l'Anderlecht. Non più Romelu Menama Lukaku Bolingoli: venne scorporata una parte del nome e passò alla storia semplicemente come Romelu Lukaku. Prima il Chelsea, poi il West Bromwich, poi ancora Chelsea, dunque Everton, il ritorno ai Blues dunque il Manchester United. Quindi Inter, ancora Chelsea, ancora Inter, Roma e Napoli. Non proprio squadrette, insomma.
Questi i suoi record
- Giocatore a segno per più partite consecutive nella storia della Coppa UEFA/Europa League (14).
- Giocatore a segno per più partite consecutive nella storia del derby di Milano in tutte le competizioni (5).
- Giocatore ad avere realizzato il maggior numero di gol nelle qualificazioni ai campionati europei (14).
Everton
Miglior marcatore nelle competizioni UEFA per club (8 gol).
Miglior marcatore in Premier League (68 reti).
Miglior marcatore in una singola stagione di Premier League (25 gol, 2016-2017).
Inter
Giocatore a segno per più partite consecutive nelle competizioni UEFA per club (9).
Belgio
Miglior marcatore della nazionale belga (83 gol).
Miglior marcatore della nazionale belga al Mondiale (5 reti, a pari merito con Marc Wilmots).
Miglior marcatore della nazionale belga all'Europeo (6 reti).
Miglior marcatore della nazionale belga nella UEFA Nations League (10).
Bronzo al Mondiale in Russia 2018.
Tra club, nazionale maggiore e nazionali giovanili, Lukaku ha collezionato globalmente 781 partite ed ha segnato 393 reti con una media di 0.5 a partita. Il Chelsea nel 2021 (non 100 anni fa) conquista la finale del Mondiale per club grazie ad un suo gol. Poi trionfa.
Possiamo dire che è scarso come sostengono in tanti? No. Certo che no. Ha 31 anni, non 34 e nemmeno 38. E' in declino? Un accenno, ma senza esagerare. Sgombriamo però il campo dalla prima cavolata: non è stato Conte a volere Lukaku al Napoli.
Il Napoli era incatenato al caso Osimhen. La forza di investire a prescindere dalla situazione del nigeriano, c'era, ma il club sapeva che era un rischio enorme puntare su un giovane di belle speranze da 70-80 milioni che sarebbe arrivato con il peso sulle spalle di fare i gol per tornare in Champions. Ma poi quali sarebbero questi giovani di sicuro affidamento? L'unica certezza era Gyokeres, che piaceva a Manna. E che aveva una clausola simile a quella di Osimhen: 100 milioni.
La verità è che Lukaku, rientrato al Chelsea dal prestito alla Roma (fuori dal progetto Blues da anni) voleva lavorare un'altra volta con Antonio Conte, il tecnico che lo ha fatto esplodere all'Inter e dove ha vinto scudetto e poi coppette varie. Quando il Napoli ha capito che con Simeone e Raspadori soltanto sarebbe stata dura puntare all'obiettivo stagionale - il ritorno in Champions, è bene ricordarlo più volte - nonostante l'approdo di Antonio Conte in panchina (un grande allenatore, ma non un mago), e consapevole di non poter dare al tecnico un bomber di primo livello, ha scelto l'usato garantito: Big Rom.
Antonio Conte ha fatto un ragionamento semplice a De Laurentiis e Manna: se proprio non si può trattenere Osimhen (ha detto chiaramente che non poteva fare nulla per cambiare una situazione già cristallizzata, a differenza di Di Lorenzo e Kvara), e se proprio - per ora - non si poteva prendere un grande attaccante almeno su quel livello, Lukaku, con tutti i rischi calcolati del caso, era la migliore soluzione tra quelle possibili perché lo conosce bene. Ed infatti il club ha per la prima volta investito 30 milioni per un 31enne. Ora, dunque, alla luce di ciò, è stato Conte a volere Lukaku?
Ma andiamoci piano con i giudizi affrettati su Lukaku. Ad oggi Romelu non è al top della condizione, ma nonostante tutto ha segnato gol pesantissimi contro Milan e Roma, ma anche contro il Parma. In totale 5 gol e 4 assist. Lukaku nell'Inter di Conte giocava in un sistema basato sul 3-5-2 con Lautaro Martinez accanto e con giocatori che si inserivano. Oggi, invece, in un 4-3-3 in cui da unica punta centrale viene sistematicamente inghiottito nelle difese avversarie. Inoltre i compagni gli assicurano pochi rifornimenti. E' dunque più un problema tattico e di valorizzazione delle sue qualità.
Ecco che, dunque, fischiarlo al 91' di Napoli-Lazio dopo una gara difficile, su un campo pesantissimo e dove è stato servito poco e male, non è da tifosi intelligenti. Il campionato è lunghissimo, bisogna dare a Conte il tempo di trovare i correttivi tattici e a Lukaku di ritrovare il ritmo giusto. Occhio anche ai movimenti di McTominay, che contro la Lazio ha divorato un gol e ha sbagliato un assist a Romelu facile facile. Dire che con Lukaku "giochiamo uno in meno" è inaccettabile, una aberrazione disgustosa.
32 punti in 15 giornate: 2,1 punto a partita. Meglio di noi solo la fantastica Atalanta. Che ne ha 34 (anche grazie ad un paio di sviste pesantissime, ma ci sta). Alzi la mano chi si aspettava un Napoli così in alto dopo una stagione terribile. In tanti hanno evidentemente già dimenticato che Di Lorenzo voleva andare via, che Kvara si vedeva già a Parigi, che Anguissa doveva essere cacciato al pari di Meret e Rrahmani. E hanno già dimenticato Cajuste, Garcia, Lindstrom, Meluso, il preparatore atletico di Rudi e via discorrendo. Memoria selettiva o cosa?
Il Napoli ha investito tanto (140 milioni) per ricostruire e perché sa bene che fallire un'altra volta la qualificazione alla prossima Champions vuol dire ridimensionare senza se e senza ma. Sarebbe un "dramma" sportivo, si dovrebbe ripartire da un monte ingaggi basso e addio prima fascia in Italia. Altro che scudetto.
Ricordiamo inoltre che Conte inizialmente voleva adottare il 3-4-2-1 o 3-5-2, poi con grande intelligenza ha capito che finiva per snaturare troppi calciatori. Così ha deciso di riportare Di Lorenzo e Lobotka nel loro ruolo naturale e a ruota gli altri. L'unico che sta pagando questo "ibrido" temporaneo è proprio Lukaku. Da "Conte è un leader" a "Conte questo è": la lezione Spalletti, evidentemente, non è servita. L'ideale sarebbe ripartire con fiducia da Menama Bolingoli per rivedere presto il miglior Romelu.
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Napoli | 25 |
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Cremonese | 14 |
Torino | 14 |
Atalanta | 13 |
Cagliari | 11 |
Parma | 11 |
Pisa | 10 |
Lecce | 10 |
Genoa | 8 |
Fiorentina | 6 |
Verona | 6 |


















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