Il Napoli e il mercato di "Oronzo Canà"...ma non c'è nemmeno "Aristoteles"
Il Napoli protagonista di un mercato quasi "comico", come il film "L'Allenatore del Pallone", con le trattative sfumate per il sostituto di Kvaratskhelia.

Avete presente l'iconica scena de "L'Allenatore nel Pallone" in cui il presidente "Borlotti", magistralmente interpretato da Camillo Milli, nella concitata sede del calciomercato elenca una serie di nomi altisonanti - Maradona, Platini, Rummenigge - facendo credere al candido "Oronzo Canà", alias Lino Banfi, che si tratti di trattative già definite? Eppure, dietro quella parata di illusioni, si cela l'inevitabile beffa: nessuno di quei campioni approderà alla "Longobarda", mentre i pilastri della squadra, "Falchetti" e "Mengoni", verranno ceduti alla Juventus, lasciando il povero Canà con un pugno di mosche.
Ora, immaginate questa medesima dinamica traslata nel contesto Napoli. Antonio Conte, all'apertura del mercato, si ritrova suo malgrado a dover salutare uno dei gioielli più fulgidi della rosa azzurra: Khvicha Kvaratskhelia. Ed ecco che entra in scena Aurelio De Laurentiis, presidente dal savoir-faire cinematografico, capace nell'abbinare la narrazione incline alla Settima arte a quella sportiva: spesso nel corso delle sue interviste ha posto questo paragone.
«Caro Antonio, lascia perdere il georgiano ai parigini. Ti preparo un colpo da Oscar», parrebbe sussurrargli, "De Borlottiis", alimentando le speranze di un pubblico assetato di sogni. I nomi che iniziano a circolare sono di quelli capaci di infiammare la piazza: Garnacho, Adeyemi, Chiesa, Rashford. Sia mai, non saranno i mostri sacri citati poc'anzi, ma incarnano comunque il profilo di calciatori in grado di far sognare i tifosi. È chiaro che i giocatori non debbano essere pagati più del loro reale valore, ma sembra che il Napoli non abbia considerato alternative - sempre di spessore - e questo rappresenta un grave errore.
La telenovela si trascina fino agli ultimi battiti del mercato di gennaio, lasciando il Napoli a flirtare con Allan Saint-Maximin. Un'operazione che richiama, con amara ironia, la scena in cui Canà crede di aver convinto Giancarlo "Picchio" De Sisti a firmare per la Longobarda, salvo poi scoprire che quei fondi erano destinati a una fondazione benefica. Il colpo Saint-Maximin sfuma: "troppe" le pretese economiche del Fenerbahçe.
E così, in extremis, arriva il nome che raccoglierà l'"eredità" del georgiano: Noah Okafor. Non un talento esotico sconosciuto destinato a rivelarsi un fenomeno, come nel caso di "Aristoteles", ma un calciatore ben noto in Serie A, reduce dall'esperienza con il Milan. Tuttavia, la narrazione che lo accompagna è tutt'altro che rassicurante: problemi fisici, voci di visite mediche non superate con il Lipsia e una condizione atletica non ottimale.
Sembra dunque che sarà lui a vestire il ruolo lasciato vacante da Kvara, ma resta da vedere se Antonio Conte saprà rigenerarlo e, soprattutto, se deciderà di affidargli un ruolo da protagonista. Perché il Napoli, a differenza della Longobarda che lotta per non retrocedere, non ambisce a una semplice salvezza e nemmeno a un piazzamento europeo: il club partenopeo è in vetta alla classifica, con lo Scudetto come obiettivo dichiarato. Il rischio è che questo sogno possa sfumare. Ora la parola passa al campo e ad Antonio Conte, chiamato a compiere un autentico miracolo sportivo.
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