Ziliani attacca: "La Waterloo del Milan è completa, è crollato con la sua inutile zavorra"
Paolo Ziliani, giornalista, ha parlato di alcuni argomenti che riguardano il Milan tramite i suoi canali social.

Una stagione deludente del Milan che, con la Coppa Italia, pensare di risolvere. Invece, è stata la favola Bologna a conquistare il titolo dopo 51 anni. Una bella impresa che dimostra come nel calcio non sempre il blasone fa la differenza. È quello che sottolinea anche Paolo Ziliani, giornalista, nel post pubblicato tramite i suoi canali social.
Ecco le sue parole: "La Waterloo del Milan è completa. Ora Furlani parla di fallimento ma dopo il licenziamento di Maldini dovrebbe sentire il dovere di dimettersi (e Ibra, Scaroni e Moncada con lui)". Poi aggiunge: "Dopo 51 anni il Bologna riconquista la Coppa Italia con Italiano che disarma il Milan e dà scacco matto a Conceiçao. Per il Diavolo, che rischia di uscire da tutte le coppe, un disastro epocale".
Ha, inoltre, evidenziato: "'Per fare il fantino non bisogna essere stati un cavallo', disse un giorno Arrigo Sacchi a chi gli chiedeva se un allenatore di calcio dovesse per forza essere stato un bravo giocatore. Lui stesso ne era d’altronde la prova vivente: calciatore men che mediocre, divenne l’allenatore del più bel Milan, ma alcuni dicono della più bella squadra mai vista a memoria d’uomo sulla faccia della terra. Allo stesso modo, così come al Carneade Arrigo Sacchi non fu impedito, pur non essendo stato calciatore di valore, di diventare un portento come allenatore, anche a Giorgio Furlani, Geoffrey Moncada e Zlatan Ibrahimovic non era negato a priori il nulla osta per diventare bravi dirigenti di un club di calcio come l’A.C. Milan".
"Furlani era un manager laureato alla Bocconi, Moncada un talent scout che si era fatto le ossa al Monaco e il solo Ibrahimovic era un ex calciatore, campione, che di dinamiche societarie avrebbe forse potuto capirne essendo passato in carriera in club importanti come Ajax, Juventus, Inter, Barcellona, PSG, Manchester United e Milan".
"Per fare un fantino non bisogna essere stati un cavallo: ma non è comunque detto che lo si diventi per elezione divina. Furlani, Moncada e Ibrahimovic per esempio non ce l’hanno fatta. Ci hanno provato in tutti i modi in questi ultimi due anni al Milan; sono saliti in sella al purosangue ma il purosangue si è ribellato e li ha disarcionati. E che le cose potessero finire così lo si era capito fin dal pronti-via del Palio dell’ultima stagione. Il cavallo scosso, quello della contrada del Diavolo, ha continuato a correre all’impazzata, senza una guida e senza una direzione e non ha realizzato l’impresa - come a volte accade a Siena - di lasciarsi alla spalle i rivali e di vincere il Palio. Il Palio se lo sono preso altre contrade che avevano fantini più seri e più veri sul proprio cavallo; e l’ultimo se l’è preso ieri sera il cavallo della contrada delle Due Torri".
"Ed è finita come doveva finire: la Coppa Italia 2025 è stata alzata al cielo dal Bologna che pur non avendo il blasone del Milan, i soldi del Milan e i giocatori del Milan (per dirne alcuni: Leao, Reijnders, Pulisic, Maignan, Theo Hernandez), si è preso gioco dell'illustre avversario e trascorsi i primi 15 minuti di studio lo ha messo all’angolo, in sistematica condizione di non nuocere e di non sviluppare una sola azione degna di questo nome per il restante tempo della finale. Acefalo in società, dove a svolgere il ruolo di dirigenti la proprietà americana Elliott-Red Bird ha chiamato i dilettanti allo sbaraglio di cui sopra che hanno svuotato la squadra di identità, progettualità e spirito di gruppo, il Milan si è rivelato acefalo anche in panchina dove prima un portoghese (Fonseca) e poi un altro (Conceiçao) hanno tentato di tenere insieme con lo scotch - o con lo sputo, se mi passate il francesismo - ventidue giocatori radunati e assemblati senza aver mai letto il manuale delle istruzioni; giocatori bravi, ma cani sciolti".
"Risultato: il Milan fin da subito ha giocato da cani, per l’appunto, e la ciliegina (col verme) sulla torta (andata a male) di una stagione avvilente è arrivata ieri, con la finale di Coppa Italia alla quale il Diavolo si presentava - non si sa perché - nelle vesti di favorito e nel corso della quale è progressivamente colato a picco andando a fondo con tutta la sua inutile zavorra".
"Con i giocatori di medio calibro che il d.s. Sartori, compatibilmente con le possibilità economiche del Bologna, ha messo a disposizione di Italiano (e un anno fa di Motta), il Bologna ha fatto così un sol boccone del Milan Grandi Stelle del Trio Lescano Furlani-Moncada-Ibra. Se qualcuno non è d’accordo con me alzi la mano: ma la verità è che ieri Vincenzo Italiano ha dato una lezione di calcio a Sergio Conceiçao prendendo in mano la partita dal minuto 15 - dopo aver corso due rischi in apertura su due conclusioni di Jimenez e Jovic - e non facendo più vedere la palla al Milan. Che nel secondo tempo, dopo aver subìto il gol di Ndoye in apertura, non è riuscito a sviluppare una sola azione degna di questo nome e ha passato i 45 minuti, anzi i 51 contando il recupero, a osservare Maignan che dava palla a Tomori, Tomori che dava palla a Gabbia, Gabbia che dava palla a Pavlovic e Pavlovic che non sapendo che fare ridava palla a Maignan".
"A dispetto dei sei, diconsi 6 attaccanti mandati in campo alla viva il parroco da Conceiçao (Pulisic, Jovic, Leao, Gimenez, Abraham, Chukwueze), nel secondo tempo della finale di Coppa il Milan non ha fatto un tiro in porta. Nell’attacco del Bologna Ndoye, che rientrava dopo un mese d’inattività per infortunio, ha combinato da solo più di quanto non abbia combinato sulla barricata opposta l’intera artiglieria schierata dal comandante Sergio con fucili e mitragliatrici scarichi. Persino l’ispirato Reijnders, che spesso sa essere più attaccante di tutti gli attaccanti, ieri non ha dato notizie di sè. Non pervenuto".
"Mi scuso con i tifosi del Milan, che dopo una stagione mortificante avevano atteso la serata di ieri nella speranza di regalarsi almeno una gioia: ma il Bologna che vince la Coppa Italia dopo mezzo secolo (per l’esattezza 51 anni dopo la prima e unica volta) per chi ama il calcio è una bellissima notizia. Perché a differenza di quanto avviene al Milan, finito nella mani di un’autentica Armata Brancaleone sia a livello di proprietà (Elliott-Red Bird), sia a livello di dirigenza (Furlani, Scaroni, Moncada, Ibrahimovic), come i licenziamenti di Boban, Paolo Maldini e Frederic Massara, gli unici a capire qualcosa di football, dimostrano, al Bologna F.C. 1909 il calcio è rimasto una cosa seria".
"A cominciare dalla proprietà americana (ma canadese) di Giuseppe 'Joey' Saputo, che dandosi tempo e con poco ha costruito tanto, per proseguire con la scarna piramide dirigenziale che vede Claudio Fenucci amministratore delegato, Giovanni Sartori (che da solo vale Furlani, Moncada e Ibra messi assieme) responsabile dell’area tecnica e Marco Di Vaio direttore sportivo".
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