Tre segnali di cambiamento verso un calcio più equo e sostenibile. Sarà vera rivoluzione?
Il calcio italiano sta cambiando? Ci sono tre segnali da tenere in considerazione per il recupero della sua credibilità e per creare un movimento più sostenibile.

Tre segnali indicano che il calcio, una delle prime 10 industrie italiane, sta tentando di recuperare la sua credibilità verso una gestione finanziaria più responsabile e un maggiore equilibrio competitivo. Il primo segnale è l'applicazione della normativa anti-riciclaggio nel calcio italiano. Come da me riportato su Il Fatto Quotidiano, la nuova normativa cerca di impedire che il calcio diventi un mezzo per ripulire denaro sporco, anche se c'è il rischio che possa essere vista come un tentativo formale, simile a quello delle banche che spesso trascurano (”non controllano”) le attività sospette dei loro clienti più facoltosi, e non un intervento sostanziale. Questo potrebbe avere effetti rivoluzionari sullo sport, garantendo trasparenza e allontanando chi usa i club per scopi illeciti.
Il secondo segnale riguarda l'attacco degli ultimi giorni all'autonomia dello sport professionistico italiano da parte del governo attraverso la riforma del controllo dei conti delle società di calcio. Il governo sta considerando una riforma in linea con quelle attuate in Spagna e Regno Unito, prevedendo la creazione di una nuova 'Agenzia per la vigilanza economica e finanziaria sulle società sportive professionistiche' che avrà poteri autonomi e sostituirà la COVISOC (Commissione di vigilanza sulle società di calcio professionistiche), attualmente interna alla FIGC ma indipendente (che paradosso!) che non è stata finora sicuramente garante della correttezza, del rispetto delle regole e dei bilanci immacolati. Proposta da Andrea Abodi, ministro dello Sport ed ex presidente della Lega B e del Credito Sportivo, e da Giancarlo Giorgetti (ministro dell’Economia) l'Agenzia sarà incardinata presso il Ministero dello Sport ma agirà autonomamente, assicurando una vigilanza più stretta e indipendente sui bilanci dei club. Il progetto è contenuto nell’articolo di un decreto legge che dovrebbe essere presentato dal titolare della delega sullo Sport, di concerto con il ministero dell’Economia, la prossima settimana in Consiglio dei ministri.
Il terzo segnale proviene dalla Premier League. La lega, una delle più competitive d'Europa (l'unico campionato tra i cinque principali in Europa che non ha ancora decretato un vincitore, con la sfida tra Arsenal e Manchester City ancora aperta), sta valutando l'introduzione di un tetto salariale e di norme finanziarie più rigide per promuovere una gestione finanziaria più saggia nel calcio europeo, garantendo un livello di competizione più bilanciato. La decisione sarà discussa all'Assemblea Generale Annuale, e se approvata, potrebbe essere implementata già dalla stagione 2025/26.
Tuttavia, la Premier League affronta sfide finanziarie significative. I club hanno registrato perdite per oltre 827 milioni di euro nel 2022/23, nonostante un aumento dei ricavi del 14% grazie ai diritti televisivi, alle sponsorizzazioni e alle entrate legate ai giorni delle gare. Tuttavia, il costo elevato del personale e le svalutazioni dei trasferimenti dei giocatori hanno causato questo deficit. Inoltre, devono rispettare rigorose norme sul Fair Play Finanziario interno, che impongono un deficit massimo di 105 milioni di sterline in un ciclo triennale.
Per risolvere queste sfide, la Premier League sta considerando un tetto salariale basato sulle entrate del club che guadagna meno dai diritti televisivi, moltiplicate da 4,5 a 5 volte. La proposta ha ricevuto il sostegno di 16 dei 20 club. Se approvata, potrebbe essere implementata dalla stagione 2025/26. Il Chelsea rischia di superare questo limite, mentre il Manchester City e altri grandi club potrebbero rispettarlo.
La Premier League sta attentamente monitorando la situazione e ha già sanzionato l'Everton e il Nottingham Forest, dimostrando l'impegno a mantenere un equilibrio finanziario. Inoltre, sta discutendo l'introduzione di una "luxury tax", in cui le sanzioni finanziarie per i club che superano il limite verranno redistribuite tra i club rispettosi delle regole.
Stiamo assistendo a una vera rivoluzione o ci ritroveremo davanti a un altro bluff, come quello del Fair Play finanziario? E’ la speranza di tutti i tifosi del calcio che non sono stati abituati a vincere sporco, desiderosi di vedere un cambiamento sostanziale e onesto nel loro sport preferito.





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