Conte, sono cambiate le accuse che gli muovono. Ma forse il problema non è mai stato lui
Antonio Conte è sempre bersagliato dalla critica ma, a volte, i giudizi diventano eccessivi.

Non vi è dubbio che, nel calcio, la critica sia non solo lecita ma persino fisiologica. È il prezzo - o il privilegio - della democrazia applicata allo sport più popolare del mondo. Certo, in alcuni ambienti questa libertà può apparire meno piena, ma il principio resta: si può discutere di tutto, purché lo si faccia con cognizione di causa.
Ecco, è proprio questa cognizione che talvolta sembra smarrirsi. Prendiamo il caso di Antonio Conte. Per settimane, forse mesi, si è parlato di una sorta di "fissazione" del tecnico nei confronti di alcuni giocatori, come se le sue scelte fossero frutto di ostinazione più che di metodo. Ma basterebbe osservare la situazione per ciò che realmente è. Come lui stesso ha spiegato - e, paradossalmente, non avrebbe neppure avuto bisogno di farlo - integrare nove nuovi acquisti in una rosa che la stagione precedente aveva vinto lo Scudetto non è un passaggio immediato né banale.
Il processo richiede tempo, equilibrio, conoscenza reciproca.
Richiede che i giocatori comprendano i principi del nuovo allenatore e che l'allenatore impari a leggere le caratteristiche dei suoi uomini.
Richiede soprattutto che qualcuno approfitti delle opportunità nate, purtroppo, dagli infortuni.
E infatti quei nove volti nuovi stanno emergendo, uno dopo l'altro, rivelando tutto il loro potenziale.
Ciò che sorprende - o forse no - è l'atteggiamento di una certa critica. Prima Conte veniva accusato di essere troppo rigido, impermeabile al cambiamento; ora gli si rimprovera l'opposto, ovvero di aver inserito i nuovi troppo tardi.
Accuse che sembrano rimbalzare nel vuoto, prive di coerenza, soprattutto quando vengono formulate senza conoscere davvero la complessità del lavoro quotidiano di un allenatore di vertice.
Conte, da parte sua, è stato trasparente: ha spiegato il percorso, ha mostrato la logica, ha lasciato intendere che il momento sarebbe arrivato. E infatti è arrivato.
Forse, allora, il problema non è mai stato lui. Forse il vero nodo sta in chi giudica con eccesso, con superficialità o con l'urgenza ingiustificata di trovare un difetto anche dove non c'è.
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