Tardelli: "Feci da cameriere al Napoli, lo confessai a Zoff. Arbitri juventini? Rispondo così"
In un'intervista a La Gazzetta dello Sport l'ex calciatore Massimo Tardelli ha ricordato alcuni episodi curiosi.

Intervenuto ai microfoni de La Gazzetta dello Sport, Marco Tardelli ha fatto un paragone rispetto al calcio di oggi: "Difficile farlo capire ai ragazzi di oggi, ma non mi mancava niente, si diventava uomini prima, c’era più rispetto per gli altri. I tatuaggi non mi interessavano neanche allora, figurarsi alla Juve, perché dovevo cambiare il mio aspetto?".
Poi sull'esperienza da cameriere da giovane con un incontro particolare: "Mi chiamarono fuori stagione al Ciocco. C’era il Napoli di Iuliano, Cané e Zoff. Quando arrivai alla Juve glielo confessai, dandogli del lei, Dino si alzò e lo disse a tutti. Dino è una persona fantastica, io ero timidissimo. Al Como ero in stanza con il capitano Correnti, gli diedi subito del lei e lui mi rimproverò: 'Ma sei matto? Non farlo più'".
Su Mondiali di Spagna 1982: "Dopo Argentina e Brasile. Non ci fermava più nessuno. Zico era allibito, andava dai compagni per cercare una reazione...Gli ho detto 'Era ora!'. Paolino era ed è mio amico per sempre, lo abbiamo aspettato tutti. Gli davamo la carica anche in allenamento. Gentile, quando finiva in squadra con lui, gli diceva: 'Ommadonna, anche oggi giochiamo in dieci'...".
Chiusura di Tardelli sulla presunta sudditanza degli arbitri nei confronti della Juventus: "A me no, abbiamo avuto aiuti e cose contro, come tutti. Sbaglia la Var, si figuri gli arbitri allora. Altro che sudditanza. Tutti dicevano che Michelotti fosse juventino, no? Be’, io litigavo sempre con lui, sapevo di esagerare ma avevo voglia di litigare".







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