Negri: "Gattuso e Porrini mi portarono in ospedale, ma accadde una cosa surreale"
Marco Negri, ex attaccante, ha rilasciato un'intervista a La Gazzetta dello Sport e ha parlato della sua carriera.

Nella carriera di Marco Negri, autentico bomber di altri tempi e forza della natura, esiste un prima e un dopo: un episodio che ne ha segnato il destino, spezzandone l’ascesa nel momento di massimo fulgore, quando tutta Europa parlava di lui e i tifosi dei Glasgow Rangers lo veneravano come un idolo.
Fu una pallinata all'occhio, rimediata durante una partita di squash con Sergio Porrini, a provocargli il distacco della retina. Un evento assurdo, seguito da una corsa surreale all'ospedale in compagnia dello stesso Porrini e di un giovanissimo Rino Gattuso. Oggi, a 54 anni, Negri ha ripercorso quella parabola straordinaria - e improvvisamente interrotta - in un'intervista concessa a La Gazzetta dello Sport, riavvolgendo il nastro dei ricordi fino a quegli anni in cui sembrava destinato a scrivere pagine indelebili del calcio europeo: "Nell'estate del 1997 il presidente del Perugia Gaucci mi vende per 10 miliardi di lire ai Rangers di Glasgow. Avevo chiuso quel campionato segnando, al primo anno di A, 15 reti senza rigori. In B l'anno prima ne avevo fatti 19 col Perugia e prima ancora 18 con il Cosenza".
Poi racconta il suo primo anno ai Rangers: "Mi portano a vedere Ibrox: rimango incantato, un tempio. Scelsi i Rangers per la proposta economica e per giocare in Champions. In quella squadra ci sono anche altri italiani, un giovanissimo Gattuso, Porrini e Amoruso, poi l'idolo del club McCoist, Thern, Brian Laudrup, che era più veloce con la palla al piede che senza. Segno 23 gol nelle prime 10partite, arrivo a Natale mettendo a referto 30 gol, una volta ne faccio 5 in un colpo solo contro il Dundee. Una magia e poi…".
Dopodiché, parla dell'incidente che segnò per sempre il percorso di Negri: "Il 5 gennaio del 1998, un mercoledì, non ci alleniamo, così accetto controvoglia di andare a giocare a squash con Sergio Porrini. Era la seconda volta in vita mia. Mi arriva una pallina a 100 all'ora dritta sull'occhio e l'occhio mi esplode. Mi si stacca la retina, sanguino, non vedo più nulla. A Porrini ancora oggi dico che con le mani era persino peggio che con i piedi e ce ne vuole…".
"C'è persino un lato comico - prosegue il racconto alla 'Rosea' - Porrini e Gattuso mi portano in ospedale, ma sbagliano reparto, finiamo in maternità. È stato lo spartiacque della mia carriera. Polmonite, infezione a un osso, due ernie. Feci gli esami del sangue: un disastro, avevo i globuli tutti sballati. Il medico del club mi disse: o è Aids o è il morbo di Hodgkin. Invece era stress, stavo male, ero dentro a un tunnel cupissimo. Ho passato altri due anni in Scozia, tra cliniche e tribunali, perché alla fine i Rangers smisero di pagarmi. Poi sono tornato in Italia, ma non ero più io, la bolla magica era esplosa".
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