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I "Fab Four", perché Conte rischia di diventare prigioniero dei suoi 4 assi

La favola dei "Fab Four" al Napoli non regge, vediamo perché Antonio Conte rischia di essere prigioniero dei suoi quattro campioni.


Alessandro D'AriaAlessandro D'AriaMatch Analyst

10/09/2025 13:50 - Campionato
I Fab Four, perché Conte rischia di diventare prigioniero dei suoi 4 assi

Uno dei temi maggiormente dibattuti nella storia del calcio riguarda la capacità e l’opportunità di tenere in campo giocatori di qualità che sarebbe un peccato dover sacrificare alla panchina, per poter produrre ed esprimere in toto la potenza di fuoco di una squadra. Non fa eccezione quest’anno il tema dei cosiddetti “Fab four”, coniato per indicare la presenza in campo dei quattro centrocampisti di livello internazionale a disposizione di Antonio Conte, Anguissa, Lobotka, McTominay e De Bruyne. Il tecnico leccese, animato dalla volontà di provare a far coesistere i quattro, rischia di diventare prigioniero di una idea affascinante, che però ha come prima, inevitabile conseguenza tattica, il sacrificio del sistema di gioco che ha condotto il Napoli al titolo e che terrebbe fuori gli esterni offensivi dei partenopei, nel nome di una manovra maggiormente tesa al fraseggio e alle soluzioni per vie centrali. Per noi che facciamo analisi su dati ufficiali è evidente che il campione di dati quali/quantitativi al momento disponibili, risulta ancora troppo povero per poter individuare delle tendenze. Tuttavia, ad una prima analisi tecnico-tattica, ci sembra di poter affermare che ben presto il sistema finora attuato dal tecnico azzurro dovrà cedere il passo, vediamo perché.


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La metamorfosi del Napoli post-Kvara

Come sempre accade, per poter comprendere al meglio dove siamo, dobbiamo fare un passo indietro per ricordare da dove veniamo. Ecco perché abbiamo preso a campione una Pass map relativa ad una delle gare della prima parte della scorsa stagione, quando ancora Conte poteva contare su Kvaratskhelia. Nello specifico quella relativa alla gara giocata a Torino contro i granata, vinta per una rete a zero con rete di McTominay su assist del georgiano. Ricordiamo che la mappa dei passaggi e delle connessioni dei calciatori con le relative posizioni medie occupate in campo ci fornisce un’idea precisa delle reali zone presidiate, ben più attendibile del sistema di gioco statico dichiarato. La prima osservazione che viene facile è relativa alla simmetricità del Napoli, certificata dalle posizioni alte dei due esterni Politano a destra e Kvara a sinistra, quasi perfettamente allineati. Subito dopo notiamo come Anguissa, più del match winner McTominay, risulti molto alto in posizione da incursore e come tra Lukaku e la linea perfettamente dritta dei 4 mediani, Di Lorenzo, Lobotka, McTominay e Olivera, ci sia una discreta porzione di campo lasciata volutamente libera o, come si dice in gergo, svuotata. Un Napoli da 671 tocchi nell’intera gara e da 52% di possesso palla.


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lavagna tattica 1

All’indomani della cessione del georgiano e senza averlo adeguatamente sostituito, Conte ha dovuto fare di necessità virtù, per cui, eccetto rare occasioni in cui abbiamo visto contemporaneamente in campo Politano e Neres, il Napoli è diventato squadra volutamente e perennemente asimmetrica o, meglio ancora, con forte simmetria a destra. Anche qui, per dimostrarlo, abbiamo preso a campione la gara disputata in casa contro la Fiorentina, in cui la squadra di Conte terminò con 654 tocchi e poco più del 48% di possesso palla (gara vinta dagli azzurri per due reti a una). Notiamo come, per sopperire al forte sbilanciamento a destra e all’assenza di un vero esterno d’attacco di sinistra, Conte abbia scelto di tenere Raspadori e soprattutto McTominay come incursori a supporto di Spinazzola, tenuto comunque più basso rispetto al suo dirimpettaio Politano. Questo tipo di assetto è stato quello che ha contrassegnato l’intera seconda parte di stagione, e che ha prodotto un McTominay cannoniere ed MVP del torneo e un titolo  tricolore.

lavagna tattica napoli fiorentina

L'arrivo di De Bruyne e i "Fab Four"

Al termine di una sessione di mercato ben condotta da Manna, Conte si ritrova in rosa un fuoriclasse assoluto, seppur stagionato, come De Bruyne, e tanti elementi di valore a completare il roster. Già dalle prime partitelle e dalle amichevoli pre-campionato, si intuiva l’idea e la volontà, fatto salvo Politano, di far coesistere i quattro in mezzo al campo sacrificando dunque gli esterni. Questa volontà deve essere diventata ancor più forte all’indomani del mancato acquisto di Ndoye, unico esterno offensivo in grado per caratteristiche e organicità di garantire lo stesso lavoro fatto da Politano a destra anche sulla corsia mancina. Stressando il concetto, potremmo affermare che ancora una volta il Napoli non è riuscito a sostituire adeguatamente il georgiano, visto che Lang ha caratteristiche fisiche diverse e tatticamente deve crescere, e che Neres impiegato a sinistra non rende come potrebbe dall’altro lato, oltre al fatto che il brasiliano sta dimostrando di non reggere organicamente i carichi di lavoro del tecnico salentino. In questa chiave dunque l’acquisto di Elmas, che è stato voluto proprio per avere un elemento che faccia da equilibratore da quel lato e dello stesso Gutierrez, che deve ambientarsi ed entrare in condizione atletica “contiana” dopo l’operazione, un calciatore che nasce terzino, ma che evolve sempre più verso posizioni e dinamiche da esterno offensivo mancino. Per tutte queste ragioni probabilmente Conte si è spinto sempre più verso questo sistema statico 4-1-4-1, che andiamo ad analizzare in termini di posizioni reali e di sviluppi di gioco. Partiamo dalla gara di Reggio Emilia, vinta con merito ma senza eccellere per produzione offensiva. Notiamo la consueta asimmetria con Politano più alto a destra e Olivera bloccato a sinistra, ma soprattutto emerge chiaro questo overloading in mezzo al campo, con Lucca estremamente basso, praticamente in linea con McTominay, De Bruyne e Anguissa, mentre Lobotka assume sempre più la posizione di impostazione bassa in mezzo ai due centrali, nella più classica delle uscite “lavolpiane”. Il Napoli terminerà la gara con ben 758 tocchi e con il 63% di possesso palla, quasi sempre in orizzontale.

grafica sassuolo-Napoli

Nella ultima gara al Maradona vinta di corto muso contro l’ottimo Cagliari, il tema del sovraccarico in mezzo al campo e della orizzontalità della manovra è emerso ancor più chiaro. Conte ha provato a inserire Spinazzola in luogo di Olivera per dare maggiore spinta offensiva sulla mancina, per cui in effetti notiamo un Napoli maggiormente simmetrico, specie nel primo tempo. Tuttavia, con Lucca un po' meno basso rispetto a Reggio Emilia, in mezzo al campo Lobotka ha giocato allineato a Anguissa, mentre spesso McTominay e De Bruyne hanno occupato una posizione simile, quasi sovrapposta. L’intelligenza tattica e la propensione all’inserimento dello scozzese hanno parzialmente sopperito a questo infruttuoso sovraffollamento, tuttavia il Napoli ha palesato evidenti difficoltà nella verticalizzazione, certamente dovute anche ad un atteggiamento dei sardi molto attendista. Il Napoli terminerà la gara con il 67% di possesso palla e ben 791 tocchi, ma con uno scarso indice di pericolosità se isoliamo gli ultimi 5 minuti di orgasmico assalto dal resto della gara.

grafica napoli cagliari

Il paradosso De Bruyne e le possibili soluzioni

Premesso che nel campionato italiano di squadre come il Cagliari che affronteranno i campioni d’Italia con atteggiamento tattico molto passivo saranno molteplici, appare paradossale come l’inserimento di Kevin De Bruyne, incontrastato primatista dell’assist e assoluto re dei passaggi filtranti e delle imbucate in verticale, abbia in realtà prodotto un Napoli molto più orizzontale e di possesso rispetto a quella che era il Napoli scudettato e soprattutto alla volontà dichiarata dallo stesso tecnico, in linea con quella che ormai pare come acclarata tendenza del calcio moderno sempre più orientato ad un calcio di verticalizzazione e meno di possesso. A conforto di quanto affermiamo, e fermo restando il fatto che parliamo di sole due gare che non possono individuare una tendenza, portiamo alcuni dati. Il Napoli ha terminato la scorsa annata con un possesso palla del 54,6%, il sesto in Serie A, quest’anno al momento siamo al 65%, il primo in assoluto. Inoltre il Napoli scudettato faceva registrare una media di passaggi a partita pari a 485, il quinto nella massima serie, mentre ad oggi siamo ad una media di 610 passaggi a gara, anche in questo caso il primo. Ecco dunque il paradosso di cui parliamo. Avremmo tutti pensato che con il belga in campo il Napoli potesse fornire dati diametralmente opposti, con un minor possesso palla, una maggiore capacità di verticalizzazione e una profondità diversa. La giustificazione a questa tendenza, momentanea, alla scarsa profondità può arrivare solo in parte dalle caratteristiche ormai sempre più spiccate di Lukaku da uomo-boa e poco da giocatore da profondità. Né tantomeno Lucca, che pure a differenza di Big Rom, non manca del tutto nel lungo, sembra favorire il gioco di De Bruyne. Ecco perché, con l’arrivo di Hojlund, le cose potrebbero cambiare sia nell’assetto tattico dei partenopei che nel modo di offendere. Il danese, a differenza delle altre due punte citate, ha caratteristiche molto diverse come ricerca degli spazi nella profondità, capacità di allungare la squadra e notevole predisposizione al pressing in fase di non possesso, retaggio di “gasperiniana” memoria. Hojlund oltretutto è un centravanti che attacca molto bene l’area di rigore, e sebbene a dispetto della sua notevole stazza debba migliorare nel gioco aereo, la sua presenza in campo costituisce il miglior sponsor alla presenza di due esterni offensivi puri e quindi ad un sistema di gioco orientato ad un ritorno al 4-3-3.

napoli 4-3-3

Il sistema potrebbe diventare anche un 4-2-3-1, con De Bruyne sottopunta e McTominay esterno nel mezzo spazio di sinistra e Politano o Neres in quello di destra, oppure con McTominay da sottopunta centrale e uno tra Elmas, Lang e Gutierrez ad agire nell’halfspace di sinistra, con il sacrificio almeno iniziale di De Bruyne.

napoli 4-2-3-1

In conclusione potremmo dire che talvolta innamorarsi di un’idea a scapito di un sistema consolidato può trasformarsi in un autentico boomerang. Tuttavia siamo convinti che la sagacia e l’esperienza di Conte scongiurino questo pericolo, aiutati anche dal fitto calendario di impegni che potrebbe accontentare tutti.

Per vedere la nostra analisi clicca sul filmato sottostante:

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Alessandro D'AriaAlessandro D'Aria
Match Analyst e Football Data Analyst certificato ed abilitato alla professione. A fine anni '90 ha seguito da vicino prima la Primavera e la prima squadra del Napoli. Si occupa per AreaNapoli.it, tra l'altro, dell'analisi dell'avversario.

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