Conte, reiterazione masochistica o oculata strategia?
Al Nord c'è chi auspica che Conte lasci il Napoli dopo una sola stagione, ma molti sembrano ignorare un tratto ricorrente nella carriera del tecnico leccese.

Il Napoli è pienamente in corsa per la conquista dello Scudetto, e mancano ormai soltanto "quattro passi" al termine della stagione. Agli azzurri servono dodici punti per cucirsi sul petto il tricolore, senza dover confidare in ulteriori passi falsi dell'Inter. In altre parole, i partenopei hanno il destino nelle proprie mani.
Tuttavia, in casa azzurra tiene banco un altro tema cruciale: il futuro di Antonio Conte. Sebbene le voci che ne confermano la permanenza si facciano sempre più insistenti, il tecnico salentino non ha ancora pronunciato le parole che l'intera piazza napoletana attende con ansia: "Resterò al Napoli anche la prossima stagione". Nel frattempo, l'allenatore non manca di inviare velate frecciate alla dirigenza in merito alle strategie di mercato, esigendo rassicurazioni affinché non si ripetano gli errori commessi nella sessione invernale.
Dal nord, intanto, non mancano i detrattori che auspicano un divorzio tra Conte e la squadra partenopea, approfittando del fatto che ancora non vi sia stata alcuna conferma ufficiale. Eppure, ciò che molti sembrano ignorare è un tratto ricorrente nella carriera del tecnico: in ogni sua esperienza, Conte ha spesso lamentato una disparità nelle risorse di mercato rispetto alle dirette concorrenti. Non ha mai abitato, per così dire, l'altra sponda della barricata. Alla Juventus, al Chelsea, così come all'Inter, nonostante i risultati ottenuti, ha sempre espresso insoddisfazione per i limiti imposti dai budget societari, specie in prossimità della fine della stagione.
Sorge dunque spontanea una domanda: perché Antonio Conte non ha mai allenato un autentico top club nel pieno delle sue forze? Forse perché il tecnico predilige le sfide complesse, le ricostruzioni ardite, i progetti da plasmare secondo la propria visione, piuttosto che ereditare una rosa già completa e vincente. Non è un caso che abbia preso in mano la Juventus dopo un'annata fallimentare, così come al Chelsea, e l'Inter in cerca di rilancio dopo anni di digiuno tricolore.
Con il Napoli il copione si ripete: una squadra che nella stagione precedente aveva chiuso in decima posizione e che ora lui ha riportato a lottare per il vertice. Si potrebbe quasi parlare di una forma di reiterazione masochistica. O forse, più acutamente, di una strategia comunicativa ben calibrata, utile a ottenere dalla società il massimo supporto possibile.
Certo, è vero che Conte ha lasciato ogni club dopo due o tre anni di militanza, ma mai dopo una sola stagione. Per questo motivo, se a Napoli vi fosse davvero un progetto solido, supportato da un budget persino più sostanzioso rispetto alla passata stagione, suonerebbe dissonante un suo addio in così breve tempo. Anche perché il contratto che attualmente lo lega agli azzurri è di quelli che solo pochi club europei potrebbero permettersi. E paradossalmente, le cosiddette "big" d'Europa sembrano attrarlo meno delle imprese di ricostruzione. In fondo, Conte pare trarre più soddisfazione dal sollevare una squadra dalle macerie che dal condurla lungo un percorso già tracciato, pronto e... lavato con Perlana.
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