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Ziliani: "E' morto il giornalista coi baffi che convinse Luciano Gaucci, che fiction kitsch"

Paolo Ziliani ha raccontato un retroscena sul giornalista scomparso ieri che per anni è stato una colonna della redazione di Sportmediaset.


Gaetano BrunettiGaetano BrunettiGiornalista

16/09/2025 17:25 - Altre notizie
Ziliani: E' morto il giornalista coi baffi che convinse Luciano Gaucci, che fiction kitsch

Il giornalista del Fatto Quotidiano, Paolo Ziliani, attraverso il suo profilo X, ha ricordato con affetto la figura del giornalista Franco Ligas, per anni nella redazione sportiva di Mediaset, scomparso ieri, evidenziando alcuni curiosi e simpatici aneddoti sui suoi anni nell'azienda dei Berlusconi.


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Ecco quanto evidenziato: "È morto Franco Ligas, un giornalista che sarebbe piaciuto a Billy Wilder. Il suo sorriso sotto i baffi e il giorno in cui convinse Gaucci a interpretare una soap opera con Elisabetta Tulliani. Bravo, competente e simpatico come pochi, a Franco sono legati alcuni dei ricordi più divertenti della mia militanza nella redazione sportiva di Mediaset. Dall'ispettore Ligas al Giro d'Italia alla love story kitsch girata nel Castello di Torre Alfina con l'allora 60enne presidente del Perugia e la 26enne Elisabetta, futura moglie di Gianfranco Fini".


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"Nella redazione sportiva di Mediaset (ai tempi Fininvest), dove arrivai nell’autunno del 1988, ho trascorso quasi trent’anni della mia vita professionale; e in questi tre decenni la mia traiettoria lavorativa e umana ha incrociato e si è accompagnata a quella di un’infinità di colleghi. Tra i pochi che c’erano quando misi piede per la prima volta a Palazzo dei Cigni a Milano Due (1988) e i tanti che c’erano l’ultimo giorno, quando uscii per l’ultima volta dal palazzo di Viale Europa a Cologno Monzese (2016), c’era lui, Franco Ligas: che in un’ideale classifica di simpatia è ancora oggi, nel mio ricordo, il vincitore non di corto muso - per usare un termine mutuato dall’ippica di cui Franco, morto ieri a 79 anni, era un grande appassionato -, ma per dispersione".

“Paulista, il baffo che conquista”, diceva lo slogan del carosello della famosa marca di caffè Lavazza degli anni 60. Ebbene, anche Franco aveva il baffo che conquistava; due baffoni sotto i quali brontolando e mugugnando, bofonchiando e polemizzando nascondeva sempre un sorriso che invariabilmente spalancava mettendoti ogni volta di buon umore. E con la sensazione di essere sempre accolto, da lui, a braccia aperte".

"Sardo di Oristano e fiorentino d’adozione, Franco era il prototipo del classico giornalista di una volta: se Billy Wilder l’avesse conosciuto, un posto come caratterista in “Prima Pagina” gliel’avrebbe ritagliato all’istante. Professionalmente parlando Franco era un profondo conoscitore di un’infinità di sport con una particolare predilezione per la boxe (di cui fu anche telecronista), l’ippica, il basket e naturalmente il calcio. La cosa che di lui mi colpì subito quando iniziai a lavorare in qualità di autore e curatore alle prime trasmissioni sportive del Biscione, oltre all’apprezzamento per la sua rara competenza fu quella vena ironico-malinconica che era un tratto inconfondibile del suo modo di essere e traspariva anche dal suo modo di lavorare, cioè di raccontare. Quando nel 1997 fummo inviati al Giro d’Italia - i cui diritti erano stati acquistati da Mediaset -, io in qualità di autore del programma GiroSera, lui nel suo ruolo di inviato, per dare un tocco di leggerezza e levità al programma e aprirlo al sorriso decidemmo fin dalla prima sera, a cena, che “GiroSera”, condotto dalla bravissima Paola Saluzzi, avrebbe indagato su tutti i casi che inevitabilmente sarebbero esplosi durante le tre settimane di corsa; e a farlo, intrufolandosi nella carovana e andando a mettere il naso ovunque, tra camper, cucine e stanze d’albergo, sarebbe stato lui, “L’ispettore Ligas”, che divenne così col suo vocione baritonale il Commissario Maigret, o meglio - visto il baffo - l’investigatore Poirot al seguito del Giro d’Italia 1997".

"Facemmo tante cose divertenti Franco ed io insieme; ma quella che in assoluto ci divertì di più, e che architettammo a tavolino nei minimi dettagli, io la mente lui il braccio, fu la famosa (almeno per gli amatori del genere) e per certi espetti incredibile e irripetibile fiction girata nel Castello medievale di Torre Alfina con Luciano Gaucci ed Elisabetta Tulliani (oggi moglie di Gianfranco Fini, l’ex segretario del Movimento Sociale ed ex presidente di Alleanza Nazionale, con cui ha fatto due figlie) nel ruolo di assoluti protagonisti".

"Correva l’anno, anzi la stagione calcistica e televisiva 1997-98 e in attesa di dare vita a Controcampo con Sandro Piccinini (programma che partì l’anno dopo) e a Guida al Campionato versione enterteinement con Gene Gnocchi (idem come sopra), lavoravo come autore e curatore di un programma, “Dietro le Quinte”, che era una sorta di back-stage sportivo in onda su Italia 1 e condotto da Claudia Peroni. Spaziavamo su tutto un po’: e un giorno mi capitò di leggere che Luciano Gaucci, a quel tempo presidente del Perugia, aveva iniziato una curiosa e a dir poco insolita love story con una ragazza, Elisabetta Tulliani, conosciuta in quanto compagna di scuola del figlio Alessandro".

"In campo sportivo, più che nel calcio Gaucci aveva trascorsi illustri nell’ippica: con Tony Bin, un cavallo da corsa comprato in Irlanda per 6 milioni di lire e rivenduto poi a investitori giapponesi a 7 miliardi, aveva vinto nel 1988 nientemeno che l’Arc de Triomphe a Parigi. Ricordandomi che Franco Ligas era un grande intenditore oltre che appassionato di ippica gli telefonai e gli chiesi se per caso conoscesse Gaucci: benissimo, mi rispose Franco, ci vediamo spesso e mi ha appena invitato a vedere il Castello di Torre Alfina, vicino a Viterbo, dove ogni tanto vive".

"Franco mi raccontò di questo meraviglioso castello medievale acquistato da Gaucci nel quale il presidente aveva cominciato ad abitare; e mentre Franco mi decantava arazzi e dipinti, torri e ponti levatoi mi persi a immaginare una mini fiction girata nelle sale e sugli scaloni del castello con i due curiosi amanti, il 60enne Luciano e la 26enne Elisabetta - che a vederli avresti pensato fossero padre e figlia -, intenti a tubare. Espressi a Franco la mia idea e gli chiesi che cosa ne pensasse; gli domandai se se la sentiva di proporre la cosa a Gaucci; e in caso di risposta affermativa, gli dissi di fare un salto nel mio ufficio: avremmo buttato giù una bozza di sceneggiatura - si fa per dire, naturalmente - in stile soap opera, una Dynasty all’amatriciana che nel suo genere (inequivocabilmente trash) avrebbe dovuto lasciare un intangibile segno".

"Fra le sue tante qualità, Franco ne aveva una (che non tutti i giornalisti hanno) incommensurabile: non ti diceva mai di no. Non me lo disse nemmeno quella volta. Prese subito contatto con Gaucci, gli parlò dell’idea, in men che non si dica ottenne il suo sì entusiastico e di lì a qualche giorno si presentò al castello con la modesta troupe che i modesti mezzi della più modesta produzione di Italia 1, Dietro le Quinte, potevano mettergli a disposizione: e a mo’ di Paolo Sorrentino guidò Toni Servillo e Luisa Ranieri, pardon, Luciano Gaucci e Elisabetta Tulliani nell’interpretazione di una delle fiction più kitsch che la storia del kitsch ricordi. Un must divenuto subito irrinunciabile tanto era, nel suo genere, inarrivabile".

"Sono passati ormai quasi 30 anni da quella ardita performance televisivo-cinematografica e non sono nemmeno sicuro che negli immensi archivi di Mediaset sia ancora conservato il “pizzone”, come si diceva allora, di quella puntata e di quel servizio di Dietro le Quinte. Ma qualche anno fa mi è capitato di rivedere uno spezzone di quell’autentico capolavoro all’incontrario, la soap “Luciano & Elisabetta”, il monumento al kitsch che Franco ed io, perfettamente consapevoli di quel che stavamo combinando, partorimmo nel nostro laboratorio di novelli dr. Frankenstein televisivi - mandato in onda su Blob a Rai Tre. Lo spezzone è ancora presente in rete: e anche se la qualità della registrazione è quel che è, non proprio pessima ma quasi, se avete quattro minuti di tempo da buttar via, credo vi divertirete molto". Ha concluso.


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Gaetano BrunettiGaetano Brunetti
Giornalista pubblicista dal 2012, da sempre amante del giornalismo, in passato ha collaborato tra l'altro con Cronache di Napoli ed Il Roma. Si definisce un reporter libero, on the road.

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