Ricordo di Neeskens, prototipo del "box to box" e precursore del calcio moderno
Johan Neeskens si è spento all'età di 73 anni, è stato una delle leggende del calcio mondiale. Il ricordo e il ritratto da parte del match analyst Alessandro D'Aria.

Johan Neeskens se ne è andato, fin troppo in fretta, quasi con quella stessa velocità che usava sul campo da calcio che percorreva in lungo e largo e da un'area all'altra, compiendo le scorribande classiche che oggi lo farebbero etichettare come "box to box" man. Tuttavia lui, l’altro Johan come veniva chiamato per distinguerlo dal Cruijff, non aveva bisogno di soprannomi, era semplicemente Johan Neeskens, uno dei calciatori più forti di tutti i tempi.
Ebbe ardire e grande merito nel rivoluzionare il calcio prima nelle fila dell’Ajax e poi con la sua Olanda e con il Barcellona. In un disegno in cui Rinus Michels, l'allenatore, era l'ingegnere e Johan Cruijff il profeta del gol (così come lo soprannominò il mitico Sandro Ciotti) fu lui il cemento di quella folle e rivoluzionaria idea di calcio.
Lo trovavi ovunque perché correva dappertutto e arrivava dappertutto. Un autentico collante tra i reparti della sua squadra, un distruttore di quelli altrui perché era immarcabile nel posizionamento e in ciò che il suo genio cerebrale gli suggeriva di fare, cose che gli avversari nemmeno immaginavano. Doti aerobiche dunque, ma anche due piedi straordinariamente educati, perché oltre che cemento sapeva essere anche pennello capace di dipingere assist e palle filtranti, ma anche trapano, considerato che per essere un centrocampista segnava anche tantissimo. Vinse quasi tutto: scudetti e tre Coppe dei Campioni (dal 1971 al 1973) una dopo l'altra con l'Ajax. Il quasi è d’obbligo visto che il titolo mondiale gli sfuggì per ben due volte con gli altri compagni di quel sogno arancione che fece innamorare gli appassionati di calcio di tutto il pianeta. La mitica “Arancia Meccanica” che raggiunse due finali giocate contro i padroni di casa della Germania Ovest nel 1974 e dell'Argentina nel 1978. Due sfide avvincenti, la prima, contro i tedeschi, fu la partita tra due modi completamente opposti d'intendere il calcio: l'Olanda della rivoluzione contro la Germania della restaurazione. La seconda, pesantemente influenzata dall'arbitraggio del nostro Sergio Gonella, che quel giorno ci fece vergognare di essere italiani. In una edizione del Mondiale che fece discutere per motivi politici che finirono per trovare ingerenza nella manifestazione più importante a livello mondiale dello sport vitale per gli argentini, Il direttore di gara fece capire ai padroni di casa che potevano picchiare senza freni e chi ne fece le spese fu proprio Neeskens in uno degli episodi rimasti più iconici del personaggio. Neeskens infatti fu fatto oggetto di una violenta e proditoria gomitata in pieno volto ad opera di Daniel Passarella, capitano dell'Albiceleste, il cui soprannome era tutto un programma, il "Caudillo", termine coniato durante la lotta per l'indipendenza nell'America latina per indicare una forma di organizzazione in cui la direzione politica era affidata al capo militare. Un campionissimo, ma con licenza di uccidere. Il gomito killer dell'argentino fece saltare due denti al malcapitato talento olandese che, senza fare una piega, li sputò sul campo e continuò a giocare. E sì, perché in quella edizione del mondiale in cui era leader della squadra per l’assenza di Crujiff, proprio lui non poteva certo fermarsi. Ma Gonella e un palo di Nanninga all'ultimo minuto dei tempi regolamentari, finiti 1 a 1, bloccò l'Olanda che poi, stremata perse per 3 a 1 nei supplementari.
Aveva proprio tutto come detto, Johan Neeskens, finanche una sconfinata bontà che lo portava a fidarsi del prossimo e a rimanere fregato di frequente. Dopo aver dilapidato i ricchi ingaggi incassati con le maglie di Ajax e Barcellona si mise alla caccia di fortuna e soprattutto dollari nei Cosmos di New York insieme ad altre stelle come Pelé, Beckenbauer, Carlos Alberto e il nostro Chinaglia.
In età matura poteva essere un grande allenatore perché sapeva di calcio come pochi essendosi abbeverato alla fonte del sapere di Michels e Happel. Tuttavia preferì, dopo una vita da leone infaticabile sul campo, la quiete di nobili incarichi come vice allenatore, soprattutto con la tuta della sua nazionale, collaborando con Guus Hiddink (del quale fu il secondo anche con l'Australia) e Frank Rijkaard, che seguì anche sulla panchina del Barcellona, dove i tifosi lo ricordavano sempre con affetto, memori di una squadra da sogno con Michels in panchina e il suo amico Crujiff in campo.
Proprio il passaggio di questi tre personaggi iconici Michels, Crujiff e Neskeens in terra di Catalogna può essere considerato come l’innesto di tre bulbi dai quali negli anni sono nate le meravigliose piante del gioco di Pep Guardiola. Un altro motivo per cui dire grazie a Johan Neeskens, perché ci fece capire che un altro tipo di calcio era bello e possibile, proprio come lui da calciatore.





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