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Lo stadio geniale, il Sebeto e il danno grave se il Napoli abbandona il Maradona

"Per il comune l'abbandono del Maradona da parte del Napoli sarebbe un danno grave, ma pare di capire non più irreparabile", ha spiegato FraMa.


RedazioneRedazioneTestata giornalistica

02/08/2025 19:10 - Altre notizie
Lo stadio geniale, il Sebeto e il danno grave se il Napoli abbandona il Maradona

Con un post dal titolo "Lo stadio geniale" (chiaro il riferimento a "L'amica geniale", serie televisiva che è la trasposizione dei romanzi di Elena Ferrante) a firma di FraMa, la pagina il Napulegno ha fatto il punto sulla questione stadio che riguarda il club calcistico partenopeo.


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Ecco quanto si legge: "Con un paio di settimane di ritardo rispetto alle mie prime impressioni a caldo sul Napulegno (“Lo stadio del Sebeto”), anche i media tradizionali che si occupano della vicenda hanno scoperto che, siccome i suoli indicati da De Laurentiis per il nuovo impianto di Poggioreale sono di proprietà del comune di Napoli, senza accordo con il sindaco Manfredi si potrà fare ben poco, anzi niente. L’ubriacatura dei mezzi di “informazione” per la ZES, la struttura di missione della Presidenza del Consiglio per l’autorizzazione degli investimenti produttivi e il riconoscimento del credito di imposta nella Zona Economica Speciale costituita dalle otto regioni del Mezzogiorno, è durata poco ma è stata un esempio affascinante di ignoranza e approssimazione". 


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"Immaginare che il Commissario della ZES Giosi Romano possa autorizzare il progetto di un privato su suolo pubblico il 4 settembre prossimo senza che il privato in questione abbia mai ottenuto la disponibilità giuridica dei terreni è un’idea degna della vendita della fontana di Trevi o dell’eredità del Catonga. Insomma, la più grande cazzata da quando l’uomo inventò il cavallo, per dirla alla maniera del Pomata e di Mandrake. La ZES ha poteri di esproprio limitatissimi ed eccezionali e solo per progetti di evidente interesse pubblico (monnezza,siccità, sanità, per dare un’idea)".

"Questo significa che l’ipotesi “Stadio del Sebeto” è già morta? Personalmente non credo, e le prime reazioni del comune di Napoli fanno capire che la partita è aperta. Sia il sindaco Manfredi che l’assessore Cosenza, plenipotenziario della materia, hanno detto che esamineranno la proposta e che i problemi da superare sono sostanzialmente due: lo spostamento del mercato del caramanico (i cui circa duecento operatori hanno già chiesto chiarimenti alla SSCN e al comune di Napoli) e la non sovrapposizione con le aree del nuovo palazzetto dello sport e della musica, già autorizzato nella stessa zona".

"Presumibilmente, quindi, il comune non dirà né sì né no nella riunione del 4 settembre, ma chiederà - per esprimersi positivamente - di mettere sul conto di De Laurentiis, oltre al costo per il diritto di superficie o di proprietà dei terreni (da stabilire), anche i costi di trasferimento degli operatori in un nuovo mercato coperto (da costruire) e di non intralciare il Palasport". 

"È evidente che, per ragioni politiche più che amministrative, il comune non può e non vuole mettere un dito nell’occhio di De Laurentiis, o dargli l’alibi per non far nulla. Per il comune l’abbandono del Maradona da parte del Napoli sarebbe un danno grave, ma pare di capire non più irreparabile. Lo stadio sta cominciando a produrre ricavi interessanti anche al di là del canone della SSCN (tre milioni solo per i concerti di giugno e luglio) e il comune proprio per questo si è  preparato da tempo a ristrutturare il Maradona anche senza il supporto di De Laurentiis, per poterlo sfruttare meglio a livello commerciale. La questione del nuovo stadio è dunque innanzitutto economica. Chi li dà i soldi a De Laurentiis?". 

"Quando parliamo di soldi non mi riferisco certo ai 250 milioni ipotizzati nello studio di fattibilità presentato alla ZES,  perché tra acquisto dei terreni, misure di compensazione, attività ambientali e di ingegneria per la messa in sicurezza della falda, l’innalzamento del piano campagna, la costruzione dell’impianto e delle infrastrutture di servizio di contorno necessarie viaggiamo senza dubbio su cifre abbondantemente superiori al mezzo miliardo. La Filmauro ha 936.000 euro di capitale versato, il Napoli rappresenta il 92% del fatturato di gruppo, le riserve della SSCN non si toccano per motivi che è inutile spiegare. Inoltre la famiglia De Laurentiis non ha mai avuto grosse esposizioni bancarie (il Napoli in vent’anni ha fatto un solo fido di 50 milioni, durante il post-Covid)".

"Se la proposta di De Laurentiis è seria, è chiaro che dietro devono necessariamente esserci fondi di investimento, che vogliono entrare nell’affare. Ma qual è l’affare? I naming rights dello stadio, certo; la pubblicità durante le partite e le attività di gestione commerciale delle aree interne e adiacenti all’impianto, anche; ma questi ritorni sono troppo poco per giustificare un investimento di tale portata. Sono ciò che il Napoli ha definito “inadeguato”, riferendosi al business plan di ristrutturazione del Maradona. I fondi non sono benefattori, ovviamente, e quando si muovono in Italia per la costruzione di nuovi impianti (con le difficoltà che tutti conosciamo e che il nuovo decreto sui commissari per gli Stadi vorrebbe superare) lo fanno solo se lo stadio è parte di un investimento immobiliare più vasto che può garantire la necessaria redditività a lungo termine. In quest’ottica, la zona orientale di Napoli è potenzialmente molto più interessante di Fuorigrotta".

"Pur essendo in zona rossa, non sono escluse nuove costruzioni e la nuova variante al Piano regolatore (che approderà in consiglio comunale dopo l’estate) conterrà novità significative già annunciate: maggiore flessibilità nelle destinazioni urbanistiche, anche per il centro direzionale, e la possibilità per ciascun proprietario privato di presentare singoli piani urbanistici attuativi senza dover più attendere l’approvazione del piano dell’intero ambito. Insomma, più spazio alla conversione rapida dei volumi edificatori già esistenti (che sono notevoli) per la realizzazione di un nuovo “quartiere produttivo”, fatto di tante nuove case (in una città affamata di alloggi), industria leggera, logistica integrata. Quella orientale è una zona in cui i terreni e le costruzioni sono acquisibili a prezzi ancora molto accessibili e che, per i fondi americani, ha anche il pregio di essere il quartiere dell’amica geniale di Elena Ferrante. Fare uno stadio lì, magari dando un senso più strutturato anche un attrattore potenzialmente mondiale come il mondo di Elena Ferrante, potrebbe essere un’idea geniale". 


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