Il caso Kvaratskhelia: il tradimento nelle aziende e nelle organizzazioni professionistiche
Antonio Conte ha ammesso di essere rimasto molto deluso dalla decisione di Kvaratskhelia di lasciare il Napoli. Un vero e proprio "tradimento" da parte del goergiano.

“Kvaratskhelia? Non è stato bello leggere che stavano trattando da mesi col Psg”. La traduzione delle parole di Antonio Conte è tradimento. Non è il primo e non sarà l’ultimo per i tifosi, ormai abituati ai calciatori che, in 24 ore, se cambiano società, sono capaci di baciare lo stemma di due maglie diverse. Nelle dinamiche aziendali, poi, di fronte ai tradimenti, nessuno si meraviglia. Ma per Conte e i manager che vivono la leadership come lui, il tradimento della fiducia e della trasparenza sono peccati mortali. Un comportamento percepito come tradimento, che non riguarda solo il mancato rispetto contrattuale, ma soprattutto la fiducia, fondamento di ogni relazione.
Il tradimento viene spesso associato alla sfera personale e sentimentale, ma sarebbe un errore limitarne la portata. Il tradimento abbraccia ogni tipo di relazione umana, incluse quelle che si sviluppano in contesti professionali, come aziende, società sportive e organizzazioni. Il tradimento si manifesta spesso come la via scelta da chi si trova a disagio in una relazione, ma non riesce ad affrontarla in modo maturo. Mentire, nascondere informazioni o evitare confronti diretti sono segnali di un’incapacità a costruire relazioni autentiche e trasparenti. C’è chi nella relazione tradisce per riuscire a fuggire e chi per riuscire a restare.
Ridurre il tradimento professionale a una questione etica è limitante. Il tradimento nelle aziende e nelle organizzazioni professionistiche e’ frequente e ha ripercussioni concrete: limita il potenziale dei team, compromette il buon funzionamento del gruppo e genera insoddisfazione. Nel mondo aziendale, così come in quello sportivo, i successi si costruiscono sulla fiducia reciproca, che viene però incrinata quando mancano trasparenza e coraggio nel gestire i conflitti.
Le dinamiche di tradimento non si verificano solo nei casi eclatanti. Anche piccoli comportamenti quotidiani possono rappresentare un tradimento della fiducia: un dipendente che accetta un’offerta da un concorrente senza aver comunicato apertamente il proprio malessere; un leader che evita di difendere il merito di un collaboratore per favoritismi personali; un atleta che, pur facendo parte di una squadra, si comporta in modo disallineato rispetto ai valori del gruppo. Tali atteggiamenti riflettono un mancato allineamento tra ciò che siamo e ciò che facciamo, creando fratture nel tessuto relazionale.
Superare il tradimento richiede un’analisi profonda dei comportamenti e una capacità di osservare con onestà le dinamiche relazionali. Quante volte evitiamo di affrontare conflitti per paura del confronto? Quante volte scegliamo mezze verità per quieto vivere? Questi atteggiamenti, se reiterati, finiscono per auto-perpetrarsi, generando un contesto relazionale poco sano. La soluzione sta nel favorire una cultura basata sulla comunicazione aperta e sulla fiducia reciproca. È la stessa fiducia che guida lo stile di comando di un super manager come Antonio Conte, le cui conferenze stampa dovrebbero essere portate nelle scuole di management.
Un leader ha il compito di creare un ambiente che incoraggi la trasparenza e il dialogo, offrendo spazi sicuri in cui le persone possano esprimere dubbi o insoddisfazioni senza timore di ripercussioni. Nel mondo aziendale, ciò può tradursi in pratiche di feedback continuo e politiche che valorizzano la meritocrazia. Nel mondo dello sport, questo significa costruire un rapporto autentico tra allenatore e giocatori, prevenendo la nascita di incomprensioni che potrebbero sfociare in tradimenti.
Il tradimento è spesso visto come una crisi, ma può essere trasformato in un’occasione di crescita. Quando si verifica, è essenziale non limitarsi a giudicare, ma interrogarsi sulle sue cause e sulle lezioni da trarre. Che si tratti di un’azienda o di una squadra sportiva, il successo non si misura solo in termini di risultati, ma nella capacità di costruire relazioni solide e resilienti, in grado di superare anche i momenti di difficoltà.
“Mandalo a Kvara”, la frase di Raspadori a Simeone riferita al video dei festeggiamenti nel pullman bloccato da migliaia di tifosi all’aeroporto di Capodichino dopo la vittoria a Bergamo, è il manifesto di questi principi.
Non è un paradosso ma l’addio di Kvara è un regalo di forza e resilienza per i guerrieri di Antonio Conte.





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