Fermate la giostra prima che assieme ai calciatori si rompa anche il giocattolo
Le gare delle nazionali, come di frequente, causano molti infortuni ai giocatori di tante squadre. Il Napoli di Conte, ad esempio, perderà due titolari per le prossime partite.

Il Napoli con le soste delle Nazionali davvero non sembra essere fortunato. E così anche in questa inutile finestra dedicata alle rappresentative nazionali, Conte dovrà fare i conti con infortuni di carattere muscolare ancora tutti da valutare, quelli di Lobotka (almeno 15 giorni di stop) e di Olivera (da verificare), che finiranno certamente per condizionare le scelte del tecnico, specie in una fase in cui ci saranno anche turni infrasettimanali, andando incontro ad un ciclo serrato contro Milan, Atalanta, Inter e Roma.
Si gioca davvero troppo e il risultato è che in Serie A, per esempio, ben 76 giocatori sono fermi. Tradotto in soldoni, su un parco giocatori di poco superiore alle 500 unità, più del 15% si è già dovuto fermare e all’estero non va meglio. Il calendario è folle e FIFA e UEFA continuano ad ampliare il ventaglio di competizioni, in quella che sarà la stagione più lunga di sempre. Tanti sono i big in infermeria: da Bremer a Zapata, da Scamacca a Scalvini, da Ferguson a Malinovskyi in Italia. Da Carvajal ad Alaba nel Real Madrid, da Gavi a Ter Stegen e Araujo nel Barcellona, da Stanisic e Boey del Bayern, da Lucas Hernandez e Gonzalo Ramos del PSG a Rodri del Manchester City.
Un’autentica ecatombe, un quadro in cui a preoccupare è soprattutto la tipologia di infortunio. Si contano infatti ben 13 rotture del legamento crociato, incubo di ogni calciatore.
Una velocità di gioco molto più evidente del passato, ma soprattutto un calendario che non prevede soste, focalizzato sull’offrire più partite che mai, in barba alla salute e allo spettacolo, sono i fattori alla base di questo fenomeno. D’altra parte in questo calcio divenuto fucina di soldi in cui più gare equivalgono a più “sostanze”, si pensa poco a preservare la salute dei calciatori e anche, di riflesso, gli investimenti dei club nei loro asset.
Si gioca ogni 3 giorni, sovraccaricando l’organismo che non può disporre di adeguati tempi di recupero sia al livello muscolare che articolare. Dovremmo ricordarci che in fin dei conti quelli che oggi sono calciatori, domani saranno uomini con grosse problematiche che si ripercuoteranno in maniera significativa e soprattutto con tempi molto prematuri sul fisico dei beniamini di oggi.
Non è un caso se i top team sono quelli più esposti. Giocando anche fino a 80 gare in una stagione, non riescono più ad allenarsi adeguatamente. Inoltre non c’è un periodo di sosta invernale e, di fatto, nemmeno estivo.
Come se non bastasse la UEFA ha varato nuove formule di Champions e Europa League aumentando le partite da sei a otto e il numero di partecipanti, sulla falsa riga di quanto già avvenuto a livello di Nazionali, con gli Europei allargati a 24 squadre contro le 16 delle precedenti edizioni.
E la FIFA, per non essere da meno, ha lanciato la prima edizione del mondiale per Club, in programma nella prossima estate con partenza il 15 giugno 2025 per finire il 13 luglio, con 32 squadre a girovagare per gli USA (da Seattle a New York, passando per Los Angeles, Miami, Orlando, Atlanta, Nashville, Charlotte, Cincinnati, Washington e Filadelfia) a caccia di un sostanzioso montepremi. L’idea sarebbe anche interessante, ma le 63 partite in 29 giorni rasentano la follia e andranno a inficiare le gambe di atleti sempre più stanchi, costretti poi a rituffarsi nella nuova stagione quasi per inerzia.
In questo sistema, mentre i club si lamentano, ma non fanno nulla per cambiare le cose, Il mirino si sposta così sulle Nazionali, accusate di occupare slot importanti e saturare definitivamente i calendari.
In effetti le vecchie vituperate amichevoli, sono state sostituite dalla altrettanto inutile Nations League, senza contare qualificazioni a Mondiali ed Europei, spesso “colpevoli” di infortuni scontati poi dai club.
Tuttavia sembra che nessuno abbia torto e nessuno ragione, in linea con un sistema palesemente sbagliato, eppure conveniente a molti. Al netto dei compensi dei giocatori, il quadro non sembra tanto diverso da quello in cui nell’antica Roma i gladiatori, in condizione di schiavitù, erano chiamati a dare spettacolo nelle arene, per mantenere la pelle nel nome dello spettacolo da dare in pasto alla folla. Con una sostanziale differenza: siamo nel 2024 e il motto “mors tua, vita mea” non può funzionare all’infinito. Prima o poi, il giocattolo rischia di rompersi in maniera irreversibile, fagocitato da interessi che stanno ledendo la passione di tutti coloro che amano in maniera pura questo meraviglioso sport.





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