De Siervo tuona: "Se lo si vende, si rischia una catastrofe enorme: sono contrario"
Luigi De Siervo, amministratore delegato della Serie A, ha concesso un'intervista al Corriere della Sera e ha parlato di alcune tematiche che riguardano il calcio italiano.

In Italia, la crescita calcistica è rallentata da anni. Non dipende solo dalla qualità dei giocatori, ma anche dalle infrastrutture che mancano e sono le questioni burocratiche a rallentare tutti i processi. A tal proposito, Luigi De Siervo, amministratore delegato della Serie A, ha concesso un'intervista al Corriere della Sera.
Ecco le sue parole: "Il voto contrario alla vendita di San Siro sarebbe una catastrofe enorme. I 48 consiglieri comunali che sono chiamati a esprimere il proprio voto hanno una responsabilità enorme. Impedire la vendita dello stadio non solo sarebbe un danno di immagine immenso ma comporterebbe, per la città, la perdita di una occasione storica. Questa è l’ultima possibilità che la politica milanese ha di dotare la città di un impianto all’altezza delle aspettative".
Quali sarebbero le ricadute?
"Il calcio sta cambiando velocemente: in questa fase storica in cui i diritti tv non hanno grandi margini di crescita, gli introiti da stadio fanno la differenza. La trasformazione profonda che i social hanno introdotto è il desiderio di partecipare all’evento dall’interno e di fotografarsi alla partita. L’adeguatezza dello stadio non è solo un’esperienza da vivere ma un fattore determinante per l’aumento dei ricavi di una società, diversamente il gap con le altre leghe aumenterà. E la nostra capacità di recuperare diventerebbe ancora più rarefatta".
Negli ultimi 18 anni sono stati inaugurati in Europa 226 stadi, solo 6 sono italiani...
"La responsabilità è della classe politica degli ultimi vent’anni, non ha capito quanto gli stadi siano lo strumento necessario per restare al passo con i tempi. Siamo il paese con gli stadi più vecchi d’Europa".





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