Cellino torna a parlare: "Se l'avessi saputo, col c**** che l'avrei comprato"
L'ex presidente tra le altre di Cagliari, Brescia e Leeds, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni de l'Unione Sarda.

Massimo Cellino, ex patron di Brescia, Cagliari e Leeds, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni della testata giornalistica L'Unione Sarda: "Il calcio non mi manca. Non c’è più il calcio che conosciamo, per il quale siamo andati a vedere le nostre squadre negli stadi".
Lei è stato presidente della Lega Calcio vent’anni fa. Cos’è cambiato? "Tutto. Prima c’erano i presidenti, c’erano le proprietà che rappresentavano le società di calcio. Oggi ci sono dei dirigenti più o meno capaci. Ci sono rappresentanti di fondi, qualcuno di cui non si conosce la provenienza, perché l’Italia, a differenza dell’Inghilterra, permette ancora l’introito di certi fondi poco chiari".
Sulla vita a Cagliari: "Mi manca tutta quella vita. Il Cagliari, quello che ha rappresentato in quegli anni mi manca. Mi manca la mia giovinezza, gli anni più belli, più duri della mia vita, però solo bei ricordi".
A 35 anni acquistò il Cagliari per 16 miliardi dalla famiglia Orrù. Che cosa la spinse? "L’incoscienza. L’incoscienza e poi il nostro concorrente numero uno in Italia, Franco Ambrosio, proprietario dell’Italgrani. Massimo, prenditi il Cagliari perché il Napoli ha già preso Fonseca e non hanno il coraggio di firmargli il contratto. Io non capivo nulla di calcio. Lo compriamo insieme il Cagliari. Così dai, sono 12 miliardi di lire. C****, tutti questi soldi. Io andai a Napoli dal presidente Ferlaino a chiudere l’operazione: 50,1% noi, 49% Franco Ambrosio con una sua società immobiliare. Poi dopo sei mesi rilevammo tutto".
Sull'avventura a Brescia… "Io ho preso il Brescia perché sono stato allettato all’inizio. Ero convinto che ci fosse una società molto più organizzata. Mi sono reso conto che c’erano molti più debiti di quelli che mi avevano dichiarato. C’erano 12 milioni di debiti Iva e me li hanno chiesti il giorno dopo che sono arrivato. Sono riuscito a salire in Serie A, poi è arrivato il Covid. Ma soprattutto c’è stata tanta cattiveria, tanta malvagità, io non riesco proprio a capirlo. Però è il posto malvagio. Se una società, in 115 anni, ha fatto 10 anni di Serie A e 105 in altre categorie, non è colpa di Massimo Cellino. C’è il maligno là dentro. A parte il fatto che il compleanno del Brescia è il 17 luglio. Se l’avessi saputo, col c**** che l’avrei comprato".





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