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L'analisi di City-Napoli: partita noiosa e poco indicativa per Guardiola e Conte

L'analisi di quanto avvenuto in Manchester City-Napoli. Match poco spettacolare e scarsamente indicativo per Antonio Conte, ma anche per Pep Guardiola.


Alessandro D'AriaAlessandro D'AriaMatch Analyst

19/09/2025 14:26 - Coppe
L'analisi di City-Napoli: partita noiosa e poco indicativa per Guardiola e Conte

Manchester City-Napoli era attesissima, da tutti, non soltanto dai supporters delle due squadre, ma da quanti amano questo sport e si approcciano all’osservazione di talune gare con la curiosità di chi vuole apprendere nuove dinamiche o semplicemente capire i processi di cambiamento di due grandi allenatori. Una gara di blasone per gli azzurri, di routine per il freddo e compassato pubblico dell’Etihad, il cui silenzio veniva rotto soltanto dai cori dei 2600 napoletani presenti nell’arena. Un approccio quasi snob da parte degli inglesi.


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Manchester City-Napoli, l'analisi della partita

Una partita che per entrambi i tecnici, per motivi diversi, si presentava con le sembianze di importante banco di prova, ma che si è rivelata alla fine alla stregua del “Parto della Montagna” di esopiana memoria, vista l’espulsione tanto precoce quanto corretta a termini di Regolamento, di capitan Di Lorenzo. Lungi da noi l’intenzione di gettare la croce addosso al capitano, ma va detto che nei 20 minuti in cui è stato in campo, si è prodotto in due svarioni molto gravi. Il primo quando al decimo minuto è uscito ad accorciare oltre la metà campo su Doku, portatosi quasi sull’altra fascia, nel tentativo di anticiparlo, tentativo andato vano dalla errata scelta di tempo che ha condotto ad una imbucata poi arginata da un recupero di Beukema. Errore di generosità, ma errore doppio, visto che il capitano non ha provato nemmeno a fare fallo da ammonizione sul belga lanciato a quel punto in campo aperto. Il secondo errore, capitale, dalla stessa dinamica, ha visto il capitano calcolare male la traiettoria della palla, trovandosi sbilanciato e preso alle spalle dallo scatto bruciante di Haaland, in azione di transizione primaria. Risultato: rosso diretto e De Bruyne, proprio lui, sacrificato alla causa azzurra per l’entrata di Olivera.


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Napoli molto coperto dopo il rosso di Di Lorenzo

Da quel momento Napoli a 5 dietro, in un copertissimo 5-3-1. Questo episodio ha negato al pubblico appassionato di calcio, ai supporters e ai due tecnici, la possibilità di vedere una bella gara, ma al contempo l’opportunità di valutare con oggettività il livello delle compagini. Se infatti da una parte Conte cercava risposte in merito al livello raggiunto dai suoi al cospetto del palcoscenico più importante, dall’altra Guardiola si sarebbe aspettato un ulteriore step di crescita nel processo di metamorfosi intrapreso quest’anno dai suoi, soprattutto nel modo di giocare. Invece abbiamo assistito ad una contesa ridotta al pari dell’“uomo in più” dalle fattezze sempre più pallanuotistiche, che ha prodotto un gioco monotono e monocorde e la consapevolezza che il gol prima o poi sarebbe arrivato. E poco conta che la gara sia stata stappata da Haaland (gol numero 50 in 49 gare di Champions e record di Ruud Van Nisterlooy fermo a 50 reti ma in 62 gare frantumato) soltanto grazie ad un assist prodigioso di Foden favorito da una generosa quanto scellerata pressione alta portata da Anguissa su un fallo laterale in zona difensiva del City. La sostanza alla fine è che Conte, al di là della scorza dura ormai acclarata e confermata dai suoi, rimane con il chissà, e Guardiola ha rivisto in campo il suo rinnegato, noioso “tiki-taka” e non il calcio verticale di cui è alla ricerca ormai da diversi mesi. Errori di generosità degli azzurri che vanno corretti perché a questi livelli di competizione non vengono quasi mai perdonati, anche se, va detto, il Napoli fin quando era in campo il suo capitano aveva mostrato comunque la volontà e la capacità di andare ad aggredire alto il City, abbassandosi alla bisogna quando costretto dalla forza dell’avversario, e dunque l’interpretazione e l’approccio alla gara erano sembrati quelli giusti. Senza contare il fatto che fino al minuto 20 era stato il Napoli ad essere più pericoloso, quando su azione di calcio d’angolo battuto da Politano, Beukema aveva svettato di testa impegnando severamente l’egregio Donnarumma.

Poco senso hanno in questo contesto le considerazioni e riflessioni sugli aspetti numerici e metrici prodotti dalla gara, così come scarso significato avrebbe la valutazione delle prestazioni dei singoli, specie degli invasori, McTominay, Anguissa, Lobotka e naturalmente Hojlund, mai messi in condizioni di poter esprimere al meglio cifra tecnica e potenzialità.

De Bruyne grande professionista

Un discorso a parte va fatto poi per Kevin De Bruyne, uscito dal campo senza fare una grinza, senza sbottare, ma anzi incitando i compagni, scena molto diversa da quelle viste in un passato non poi così lontano con protagonisti di lignaggio molto inferiore che uscivano dal campo sbraitando e inveendo per la sostituzione. Che Kevin fosse un campione vero non vi era alcun dubbio, che lo fosse a tutto tondo lo ha confermato ieri sera. Venti minuti in campo per lui, niente di straordinario per lui, due sventagliate illuminanti ad aprire il gioco, la prima da sinistra verso destra, 40 metri di cambio di gioco per imbeccare Spinazzola. La seconda da sinistra verso destra per raggiungere Politano aperto sulla trequarti destra. Due giocate che da sole fanno intuire quanto diversa sarebbe stata la gara in parità numerica e soprattutto con il genio di Drongen in campo a ruminare calcio. Che ci siamo persi…

Per vedere l'analisi video del match analyst Alessandro D'Aria clicca sul play sottostante:

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Alessandro D'AriaAlessandro D'Aria
Match Analyst e Football Data Analyst certificato ed abilitato alla professione. A fine anni '90 ha seguito da vicino prima la Primavera e la prima squadra del Napoli. Si occupa per AreaNapoli.it, tra l'altro, dell'analisi dell'avversario.

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