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Napoli-Como, analisi postgara. Per un tempo Cesc ha dato "scacco" a Conte

L'analisi post partita di Napoli-Como. Gli azzurri hanno vinto con merito, ma ci sono alcuni aspetti da sottolineare relativi al match valido per la settima giornata del campionato di Serie A.


Alessandro D'AriaAlessandro D'AriaMatch Analyst

05/10/2024 14:32 - Campionato
Napoli-Como, analisi postgara. Per un tempo Cesc ha dato scacco a Conte

Che quella del Napoli contro il Como sarebbe stata gara ostica lo avevamo ampiamente preventivato in sede di analisi pre-partita, evidenziando come la squadra di Fabregas fosse espressione di una mentalità e di un gioco propositivo e a tratti dominante, come nel Dna del suo allenatore. Una squadra spagnoleggiante nel palleggio e nei principi di gioco, che ama l’uscita dal basso e che per questo non disdegna il rischio in fase di costruzione. Tuttavia era lecito aspettarsi forse un Napoli diverso, specie perché, pronti via, la gara si era messa subito sul binario giusto, grazie alla pregevole giocata corale che ha portato Lukaku all’assist per McTominay che, in inserimento da punta centrale, riusciva con lo stop a seguire orientato a ipotecare il gol, grazie a un diagonale chirurgico e certo non banale che si insaccava alle spalle di Audero dopo aver baciato il palo alla sua destra.


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Tutto facile? Niente di più sbagliato perché gli azzurri già dal quarto d’ora iniziavano ad abbassarsi eccessivamente e a schiacciarsi troppo a ridosso della propria area di rigore. Il piano tattico architettato da Fabregas ha spiazzato i meccanismi difensivi di Conte, specie in zona trequarti, dove quasi sempre i lariani trovavano la superiorità numerica. Questo perché Fabregas ha tenuto molto alto a sinistra Fadera, giocatore più veloce degli ospiti, evidentemente temuto da Conte. Non che il talento gambiano abbia inciso più di tanto, ma questa mossa ha spinto ancora una volta Politano a stare molto basso in posizione quasi da terzino con Di Lorenzo in raddoppio. Questa situazione tattica ha portato una superiorità numerica dall’altro lato, dove Kvaratskhelia non accorciava, o spesso lo faceva con colpevole ritardo, sul movimento a entrare dentro il campo di Paz e soprattutto di Strefezza. Questa mossa ha tenuto in scacco il Napoli per larga parte del primo tempo al punto che per ben tre volte da quella posizione sono partite conclusioni verso la porta di Caprile. Ma se le prime due volte è andata bene, palla di poco fuori e palo colpito da Paz, al terzo tentativo Strefezza non ha sbagliato insaccando dal limite approfittando di una non prontissima chiusura di Buongiorno e soprattutto della tardiva copertura di Kvaratskhelia. Nulla ha potuto l’incolpevole Caprile, trafitto da un tiro passato tra le gambe di Buongiorno.


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Dal punto di vista delle metriche il dominio è stato quasi assoluto per gli ospiti che hanno effettuato più passaggi chiave (10 contro 7), più passaggi chiave (9 a 5)  e soprattutto prodotto un PPDA migliore, a testimonianza di una maggiore ricerca della riconquista immediata del possesso (14,80 contro 17,75). Ricordiamo una volta che questo indice misura il numero medio di passaggi concessi all’avversario prima di portare una azione di pressione mirata alla riconquista del possesso. Quindi più alto sarà il coefficiente più passiva sarà la squadra. A dispetto dello schiacciamento del primo tempo che ha portato il Napoli ad avere un baricentro medio di 47.68 metri, e una lunghezza di 24.97 metri, dunque squadra corta ma troppo rannicchiata nella propria metà campo. Nella ripresa il baricentro è salito a 51.14 metri e la squadra si è ulteriormente accorciata a 24.07 metri. Dall’altra parte il Como si è allungato oltre i 26 metri. Lo avevamo detto prima della gara che uno dei talloni di Achille riscontrato nella squadra di Fabregas era nella tenuta alla distanza, non a caso i lariani hanno subito quasi il 70% delle reti nell’ultimo quarto di partita. E così è accaduto anche ieri in un secondo tempo che ha visto zero conclusioni verso la porta di Caprile e soprattutto quest’ultimo totalmente inoperoso. I dati relativi alla produzione offensiva degli Xg hanno evidenziato una netta superiorità in fase conclusiva del Napoli con 1.91 contro 0.37 degli ospiti. Nelle mappe di connessione delle due squadre abbiamo voluto evidenziare come il Napoli, con morfologia della mappa più allungata, abbia sviluppato più verticalmente il gioco, con Kvaratskhelia spesso più avanzato di Lukaku e McTominay. Di contro, come nelle migliori tradizioni del calcio spagnolo, il Como mostra una mappa con conformazione più schiacciata, a testimonianza di un gioco più palleggiato e inevitabilmente meno verticale, considerazione avvalorata ulteriormente dal numero di passaggi filtranti, 3 per il Napoli e solo uno per il Como.

CAPITOLO SINGOLI. Non possiamo non evidenziare alcune considerazioni sui singoli. In primis un Lukaku ancora non al meglio della condizione, autore di due assist e un rigore (mal tirato, ma realizzato) ancora una volta vincitore del premio come Man of the Match. Non possiamo non sottolineare l’ennesima prova di sacrificio e di lavoro tattico encomiabile di Politano, la cui posizione di quinto spesso basso finisce però per sacrificarne troppo le qualità offensive. Così come bisogna sgombrare il campo da acefale considerazioni che è capitato di leggere e sentire in merito al rendimento di Scott McTominay. Bando a tutti i paragoni, ma questo ragazzo (anche ieri top runner con 12.5 km percorsi) oltre a segnare un gol di pregevolissima fattura, svolge un lavoro spesso oscuro di copertura totale del campo che evidentemente sfugge all’occhio miopia di taluni che si autodefiniscono tecnici. Uomo ovunque e soprattutto uomo squadra, quantità e qualità. Le ultime due considerazioni sono di carattere diverso. Una riguarda Buongiorno, le cui qualità e il cui rendimento risultano straordinari, ma per il quale non possiamo esimerci dallo stigmatizzare il comportamento che spesso abbiamo criticato quando riguardava elementi di altre squadre che avevano e hanno il brutto vizietto di stramazzare al suolo dopo un contatto lieve ricevuto sul volto. Ecco, Buongiorno e il Napoli non possono scendere agli stessi livelli, e dunque ci auguriamo di non dover più vedere né lui né altri giocatori azzurri fare quello squallido teatrino. L’ultima, ma potrebbe essere la prima. Coinvolge Kvaratskhelia e il suo atteggiamento in campo. Se nel primo tempo lo abbiamo trovato irritante per scarsa collaborazione tattica e per coinvolgimento, quasi apatico, nella ripresa pur risultando più partecipe ha tuttavia palesato impotenza e quasi mancanza di energia nel superare l’uomo e in talune conclusioni molto telefonate. In un quadro del genere l’ingresso in campo di Neres ha dato ancora una volta una scossa, una botta di vita oseremmo dire. Un gol con inserimento da centro sinistra a tagliare verso la porta suggerendo l’assist a Lukaku, un paio di sgroppate e di serpentine micidiali, l’ultima delle quali conclusasi con un coast to coast in cui Audero ha evitato un gol da cineteca che avrebbe fatto venir giù un Maradona ancora una volta sold-out. I numeri dell’impietoso confronto tra il georgiano e il brasiliano sono tutti nella grafica che riportiamo che certifica il sempre più impellente bisogno di dare maggior minutaggio al funambolo ex Benfica, a costo, perché no, di tenere un po' in panca il buon Kvicha.


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Alessandro D'AriaAlessandro D'Aria
Match Analyst e Football Data Analyst certificato ed abilitato alla professione. A fine anni '90 ha seguito da vicino prima la Primavera e la prima squadra del Napoli. Si occupa per AreaNapoli.it, tra l'altro, dell'analisi dell'avversario.

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