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Il Como di Fabregas, scuola spagnola e pragmatismo italiano: come batterlo

Alla scoperta del Como di Fabregas, la squadra del tecnico spagnolo sfiderà il Napoli allo stadio Diego Armando Maradona di Fuorigrotta.


Alessandro D'AriaAlessandro D'AriaMatch Analyst

31/10/2025 16:08 - Campionato
Il Como di Fabregas, scuola spagnola e pragmatismo italiano: come batterlo

Allo stadio Diego Armando Maradona, nella gara valida per la decima giornata del massimo campionato italiano di calcio, arriva l’ambizioso Como di Cesc Fabregas. Scopriamo il prossimo, difficile, avversario del Napoli. Una squadra talentuosa e dinamica.


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Alla scoperta del Como di Fabregas

Era da tanto tempo che una piccola, in Italia, non aveva ambizioni di grandezza. La storia recente del Como è cambiata con l’avvento della famiglia Hartono, che rappresenta un capitale globale con risorse molto più grandi di qualsiasi piccolo o medio imprenditore italiano. Una piccola squadra incastonata sul confine tra Italia e Svizzera, con uno splendido stadio sulle rive di un lago, che ambisce più o meno esplicitamente a qualificarsi a una coppa europea. Il presidente Mirwan Suwarso ha detto in diverse interviste di aver già pensato a come fare con il Sinigaglia, stadio che non rispetterebbe gli standard delle coppe europee, per cui il presidente dei lariani ha dichiarato di avere già un accordo per giocare a Udine. Il progetto, molto ambizioso, della nuova proprietà, nato circa tre anni fa e che ha visto allargare ad ampio raggio i propri orizzonti divenendo di fatto un progetto sociale, è cresciuto in maniera importante lo scorso anno passando per vari step di crescita, alcuni dei quali, per certi versi, inattesi. Fabregas infatti viene associato al Barcellona, e quindi al possesso e al gioco di posizione, ma il vero step di livello del Como nasce innanzitutto dal suo atteggiamento senza la palla. Tra le piccole, solo il Genoa può essere paragonata alla squadra lombarda per la spregiudicatezza del suo pressing. Nella scorsa stagione il Como è stata la quarta squadra della Serie A per PPDA (i passaggi concessi all’avversario prima di un’azione difensiva), proprio sopra al Genoa, e addirittura la prima per recuperi difensivi, cioè le volte che la palla viene recuperata entro cinque secondi da un intervento difensivo. Quest’anno la musica non è diversa, anzi. Con un PPDA di 6,90 il Como è la squadra leader in questa metrica. Il campionato scorso era finito molto meglio di quanto non fosse iniziato, e questo forse ha fatto dimenticare che ancora il 16 febbraio - giorno in cui ha aperto la sua mini-striscia di vittorie consecutive contro Fiorentina e Napoli, tra le più clamorose della sua stagione - il Como era appena a due punti dalla zona retrocessione e aveva la quartultima difesa della Serie A.


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Da allora molte cose sono cambiate. Una grossa mano l’ha data il calciomercato di gennaio, durante il quale si è iniziato a capire che le ambizioni del Como non avevano nulla a che fare con la lotta per non retrocedere. Ricordiamo che la squadra lariana aveva fatto un’offerta per Malick Thiaw, una addirittura per Theo Hernandez, ma soprattutto ha aggiustato due problemi strutturali: la conversione delle occasioni da gol concesse agli avversari, e quella delle sue.

LA SVOLTA

Al 16 febbraio, prima quindi dell’inizio di inversione di tendenza, il Como aveva segnato 1.17 gol per 90 minuti da 1.07 Expected Goals creati, una miseria - e soprattutto ne aveva subiti 1.67 da appena 0.87 xG concessi, quasi il doppio. Allora la squadra di Fabregas era addirittura la quinta miglior difesa per qualità delle occasioni concesse ma appena la dodicesima per gol effettivamente subiti. Le cose sono migliorate quando dal mercato è arrivato Jean Butez - un portiere non eccezionale, ma comunque meglio della catastrofica situazione che c’era prima, in cui i due scelti per la stagione (Audero e Reina) erano i peggiori della Serie A per differenza tra post-shot Expected Goals subiti e gol presi. Davanti, dove il Como faceva una fatica enorme a convertire le occasioni in gol, Assane Diao ha tolto le castagne dal fuoco al tecnico spagnolo. Prelevato dal Betis con un esborso da 12 milioni di euro dopo una manciata di partite tra i professionisti, i suoi numeri nella seconda metà di stagione sono stati impressionanti. 8 gol in 1259 minuti giocati (parametrando il dato per 90 minuti solo otto giocatori hanno fatto meglio di lui in Serie A), una resa più che doppia rispetto agli xG avuti a disposizione (0.25 per 90 minuti), una percentuale di tiri trasformati in gol assolutamente irreale (46%), e il Napoli scudettato ne sa qualcosa.

L’ANNO DELLA CONSACRAZIONE

Venendo a questa stagione, sul mercato estivo, il Como ha voluto dare una svolta anche a questa nuova stagione. Nelle prime settimane la proprietà è stata impegnata a difendere i cardini del progetto, messi a repentaglio prima dai tentativi di Inter e poi Roma di mettere sotto contratto Cesc Fabregas, e poi da quelli del Tottenham per acquistare Nico Paz, per cui era stata presentata un’offerta da 40 milioni di euro e un ruolo da sostituto dell’infortunato James Maddison.

È stato importante, e per niente scontato, anche il riscatto di Maximo Perrone, per cui comunque sono serviti 13 milioni di euro (e una clausola di recompra garantita al Manchester City, che forse ancora ci punta). Inutile dire che senza di loro le ambizioni della squadra sarebbero state amputate ancora prima di nascere, e che una grande stagione - questa - servirebbe forse a convincerli che a Como c’è ancora un futuro. Serviva quindi rilanciare, e non si può certo dire che il Como non l’abbia fatto. Solo per i cartellini dei giocatori sono stati spesi oltre cento milioni di euro e i nuovi arrivati, tra acquisti e prestiti, sono davvero tanti. I più importanti, Jesus Rodriguez, Nicolas Kuhn, Martin Baturina, Jayden Addai, Jacobo Ramon, Alvaro Morata, Diego Carlos e Stefan Posch, sono quelli sui quali il Como di questa stagione si sta modellando. Il più importante è senza dubbio Alvaro Morata, a lungo ricercato come soluzione ai problemi di finalizzazione della squadra. Lo spagnolo di certo non è nella fase ascendente della sua carriera ma forse è stato liquidato un po’ troppo frettolosamente dal Milan. La scorsa prima metà di stagione, Morata ha messo a segno 0.38 gol per 90 minuti (a esclusione dei rigori) da 0.29 xG avuti a disposizione: dopo Gimenez è stato l’unico giocatore offensivo del Milan ad avere un’overperformance significativa. Rispetto a Patrick Cutrone o al generoso Douvikas (che comunque ha esordito in questa stagione con una bella doppietta), Morata rappresenta un upgrade sostanziale. Gli interventi più pesanti il Como però li ha fatti a centrocampo, e questa è già una notizia perché è il reparto dove sembrava avesse più qualità e abbondanza. L’idea era quella di prendere centrocampisti molto forti nel dribbling, che si aggiungessero a quelli che c’erano già in rosa, come Nico Paz e Maxence Caqueret, entrambi nella top ten dei centrocampisti della Serie A con più dribbling tentati e almeno mille minuti di gioco. Tanto Jesus Rodriguez quanto Addai sono delle ali classiche, Kuhn è quasi un’ala regista, mentre Baturina è un centrocampista, ma tutti e quattro sono accomunati da grande qualità nel dribbling. Pur non trattandosi di giocatori veloci in transizione a cui basta allungarsi la palla per scappare al difensore, sono comunque giocatori di grande tecnica, capaci di sfidare l’uomo nello stretto sia per conservare palla, con un dribbling più difensivo, sia per saltarlo direttamente. A sinistra, Assane Diao e il giovane Jesus Rodriguez, arrivato dal Betis per oltre 22 milioni di euro, sembrano avere un livello tecnico piuttosto alto che sopperisce abbondantemente alla cessione di Fadera. Sempre in zona offensiva Martin Baturina, che era stato accostato a squadre di rango molto più alto rispetto a quello del Como, sta probabilmente trovando minore minutaggio di quanto ci si potesse aspettare. La coppia di centrocampo Da Cunha-Perrone la scorsa stagione ha funzionato piuttosto bene, e il trequartista croato sta cercando di abituarsi a una posizione più bassa sul campo, in cui la gestione del pallone è più delicata e la sua efficacia in fase di pressing più importante. Più interessante la situazione a destra, dove il ballottaggio è aperto tra Jayden Addai, olandese ex AZ, e Nicolas Kuhn, ala destra tedesca che viene da una stagione da 21 gol e 15 assist in 51 partite con la maglia del Celtic. Sono due esterni dall’interpretazione molto diversa: Addai più esplosivo sui primi passi e diretto nelle scelte, Kuhn più tecnico ed elegante nelle conduzioni. Fabregas li sta alternando a seconda dell’avversario. In questo contesto, così votato alla fase offensiva, oltre al più esperto Posch, è piuttosto strano che dal centrocampo in giù abbia preso solo il giovane Jacobo Ramon, ex Real Madrid con appena sei apparizioni tra i professionisti. Come già evidenziato, il Como di Fabregas fa della sua spregiudicatezza senza palla uno dei suoi punti di forza principale. È un sistema efficace ma anche fragile senza una difesa in grado di leggere le situazioni, o di essere dominante nei duelli, e al momento il reparto difensivo, dopo le prime uscite amichevoli non proprio confortanti, sembra aver dato ottime risposte. Quella lariana è infatti, dopo quella della Roma, la difesa meno perforata della lega Serie A, con cinque reti subite, tre delle quali in trasferta e due sole tra le mura amiche.

IDENTITA’ TATTICA

Il sistema di gioco del Como di Fabregas è tipicamente un 1-4-2-3-1 che incarna la sua visione da ex centrocampista d’élite, con i seguenti punti cardine: controllo del pallone come forma di difesa, linee di passaggio multiple e corte, centralità dei centrocampisti tecnici (Perrone, Baturina, Da Cunha). È un progetto che unisce la scuola spagnola (possesso e posizionamento) con la pragmaticità italiana, soprattutto nella fase difensiva.

Grafica Como 1

PUNTI DI FORZA

Qualità tecnica elevata – giocatori come Baturina, Perrone, Da Cunha, Kuhn e Rodriguez garantiscono precisione e fantasia.

Filosofia coerente – squadra giovane, allenatore con idee chiare, identità condivisa.

Mentalità ambiziosa – il Como gioca per costruire, non per distruggere, anche contro big della Serie A.

Punti di forza Como

PUNTI DEBOLI

Fragilità difensiva nelle transizioni – quando perde palla alto, la squadra è vulnerabile alle ripartenze.

Dipendenza dal ritmo del possesso – se non riesce a controllare il pallone, fatica a trovare alternative dirette.

Esperienza limitata in alcuni reparti – molti titolari sono giovani o nuovi al campionato italiano.

Grafica Como punti deboli

IL PIANO TATTICO ANTI-COMO

Battere il Como di Fabregas richiede un piano preciso, perché è una squadra organizzata, tecnica e capace di manipolare gli spazi.

Ecco le chiavi tattiche principali per metterla in difficoltà.

1. PRESSING MIRATO SULLA PRIMA COSTRUZIONE

Fabregas imposta sempre dal basso: portiere, centrali e mediano (Perrone) si assumono rischi.

Ecco perché la mossa vincente potrebbe essere un pressing a uomo sui primi costruttori, forzando il Como a giocare lungo. Conte potrebbe pensare di bloccare Perrone con un trequartista o una mezzala aggressiva. In questa fase una buona idea sarebbe quella di indirizzare il gioco verso la fascia destra, dove spesso l’uscita è più lenta su Posch o su Fellipe Jack. Se il Como non riesce a costruire pulito, perde la propria identità.

2. BLOCCO MEDIO COMPATTO E TRANSIZIONI RAPIDE

Il Como soffre quando l’avversario non lo pressa alto, ma lo attende.

Ecco perché una buona idea sarebbe quella di lasciare che i lariani costruiscano, per poi intercettare e ripartire. La loro linea difensiva è molto alta e vulnerabile alle verticali e i centrali (Diego Carlos e Kempf) non amano difendere ampi spazi alle spalle. Inoltre gli esterni alti del Como faticano a rientrare velocemente.

3. DENSITA’ CENTRALE, CHIUSURA DELLE LINEE DI PASSAGGIO

Baturina, o anche Da Cunha e Perrone vivono di triangolazioni corte, motivo per il quale sServono due linee centrali strette per soffocarli. Per questo motivo, in fase di non possesso, Conte potrebbe utilizzare un 4-4-2 compatto, con i mediani molto vicini per chiudere il corridoio centrale e obbligare il Como a giocare largo, dove perde efficacia. Fabregas detesta la partita “sporca”; se costretto a giocare palloni diretti o duelli fisici, la manovra si disgrega.

4. RITMO E FISICITA’ NEI DUELLI

La squadra di Fabregas è tecnica ma non particolarmente robusta.

Aumentare il ritmo, l’intensità dei contrasti e la pressione sui portatori fa emergere limiti di struttura. In questa chiave, raddoppi sistematici sugli esterni e tanti contrasti a metà campo servono a togliere fluidità.

5. PALLE INATTIVE E SECONDE PALLE

Il Como tende a difendere le palle da fermo a zona e concede spazi sul secondo palo. Conte e il suo staff tecnico dovranno curare corner e punizioni laterali perché i centrali pesanti fisicamente di cui dispone il tecnico dei partenopei possono fare certamente male.

Como grafica 4

IN SINTESI

Per battere il Como di Fabregas serve:

Blocco medio + pressing mirato + transizioni rapide + duelli fisici. Un modello efficace può essere il piano visto da squadre come Torino o Bologna — difesa ordinata, recupero palla e verticalizzazione immediata verso la punta.


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Alessandro D'AriaAlessandro D'Aria
Match Analyst e Football Data Analyst certificato ed abilitato alla professione. Giornalista pubblicista iscritto all'ODG Campania, a fine anni '90 ha seguito da vicino il Napoli, sia Primavera che prima squadra.

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