Napoli stellare, una "fluida tarantella" ubriacante fino al momento dei cambi
L'analisi di Fiorentina-Napoli, azzurri dominanti nella prima parte della gara del Franchi. Sensazione di superiorità netta fino al momento della sostituzioni.

Quello visto a Firenze nei primi 25 minuti di gioco è stato un autentico manifesto del calcio moderno, fatto di continui interscambi tra gli interpreti e dalla indecifrabilità dei riferimenti per l’avversario. In questo primo quarto abbondante di gara il dominio e la sensazione di superiorità, a tratti anche numerica oltre che tecnico-tattica, sono stati schiaccianti e a tratti di imbarazzante differenza di levatura.
Fiorentina-Napoli, l'analisi del match
Quasi fossimo al cospetto di una contesa tra due compagini di diverse categorie o meglio, due pugili di differente peso, un peso Massimo contro un peso Piuma. Sebbene i viola abbiano provato ad uscire dal tourbillon partenopeo, dalle sembianze della migliore tarantella napoletana, fino all’ora abbondante di gioco è stato un Napoli imperturbabile e inscalfibile.
Roccioso in difesa con un Buongiorno tornato a un livello sontuoso, e l’esordiente Beukema quasi sempre pulito negli interventi; deluxe in mezzo al campo con un Kevin De Bruyne dalla sospetta carta di identità e un Anguissa ancora una volta, la seconda di fila, Man of the match; penetrante e finalmente efficace in attacco dove l’esordio di Hojlund ha tratteggiato movimenti, sentieri e profondità spesso inesplorate finora nella gestione Conte.
Napoli non possesso
In lavagna abbiamo voluto evidenziare la posizione di Lobotka che in fase di non possesso si alzava spesso a dettare i tempi del pressing alto, con De Bruyne che ne prendeva posizione e ruolo in zona di mediano basso. La prima aggressione forte con 5 uomini, da sinistra a destra McTominay, Lobotka, Hojlund, Anguissa e Politano, aveva il duplice fine di chiudere le linee di passaggio verso Fagioli e Mandragora, e al contempo orientare l’uscita dal basso dei viola su Comuzzo, dei tre centrali gigliati certamente quello con scarsa qualità in impostazione.
Napoli in possesso
Una volta invece in possesso di palla, ecco che si evidenzia una inversione nei ruoli e nelle posizioni: Lobotka riprendeva il suo posto da centro mediano metodista, il genio belga si posizionava in zona molto avanzata, quasi a ridosso di Hojlund, nel tentativo evidente di massimizzare le sue doti da assistman visionario. In queste dinamiche il prezioso McTominay assume una funzione completamente diversa da quella di incursore, sacrificandosi nel ruolo, comunque prezioso per quanto più oscuro, di sentinella in mezzo al campo.
Con i cambi ecco le sbavature
A margine di questa grande bellezza e col punteggio in ghiaccio, ecco arrivare i cambi a cavallo tra il minuto 69 e il minuto 73. Dentro Lucca per Hojlund, Olivera per Spinazzola – il cui apporto in termini di qualità è troppo spesso poco evodenziato – Neres per Politano e Elmas per De Bruyne. Premesso che le considerazioni che andremo a fare sugli ultimi 25 minuti di gioco prescindono dalla qualità degli interpreti subentranti, sulla cui valenza poco si può discutere, tuttavia non si può essere miopi di fronte a chiare difficoltà palesate da tutti i nuovi entrati. In primis lascia perplessi la posizione di Neres che, con Politano fuori, avrebbe potuto finalmente presidiare la sua fascia preferita a destra, con Elmas che analigamente avrebbe potuto assumere il ruolo e la posizione di De Bruyne. Invece, forse nel tentativo di tenere più basso Dodò preoccupandolo della vena offensiva del connazionale Neres, Conte ha tenuto il macedone basso a mò di terzino per arginare le offensive di Gosens, cambiando di fatto tutto il lato mancino, dove anche Olivera è entrato male, saltato in continuazione prima da Dodò e poi dal Lamptey, subentrato negli ultimi minuti a Comuzzo. L’ingresso dell’ex Brighton in continua sovrapposizione a Dodò ha consentito ai viola di sfondare più volte su quel lato. La minore efficacia di Lucca rispetto a Hojlund ha fatto il resto, non permettendo al Napoli, specie negli ultimi 15 minuti di gara, di uscire e di far respirare la retroguardia partenopea.
Conclusioni
Appare evidente, anche dalle dichiarazioni del tecnico azzurro nel post partita, il lodevole tentativo di far coesistere giocatori di qualità attraverso la costruzione di nuovi meccanismi e nuove codifiche, nonché la scoperta di capacità relazionali tra gli interpreti di un sistema di gioco in continuo divenire, la cui evidente prima conseguenza è il sacrificio degli esterni alti. Tuttavia, come ampiamente evidenziato da queste colonne nella analisi delle caratteristiche e dei movimenti di Ramus Hojlund, nuovi ulteriori orizzonti e spazi si aprono con l’arrivo di questo forte talento danese, che ha già messo in mostra capacità di attaccare gli spazi, profondità, progressione e tecnica, senza trascurare le doti realizzative di un centravanti che, finalmente, ha tirato ben 4 volte verso la porta avversaria e che, in generale, ha consentito al Napoli di concludere per ben 9 volte nello specchio della porta sui 14 tentativi totali, vale a dire il 64% dei tiri totali verso la porta difesa da un ottimo De Gea, un autentico record per l’era “contiana”. D’altra parte anche un Napoli da 3,55 di xG non si era mai visto negli ultimi due anni. Molto lavoro invece bisognerà fare sulle dinamiche di chi subentra, troppo diverso il Napoli dopo i cambi. In particolare, insistiamo, almeno quando l’inamovibile Politano non è in campo, date la fascia destra a Neres, è lì che il brasiliano può spaccare le partite e far male alle difese avversarie.







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