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"Aria fritta", un Politano ancora così basso lascia non poche perplessità

L'analisi di quanto avvenuto in Empoli-Napoli, ci sono alcuni importanti aspetti tattici da sottolineare della vittoria dei partenopei.


Alessandro D'AriaAlessandro D'AriaMatch Analyst

21/10/2024 21:52 - Campionato
Aria fritta, un Politano ancora così basso lascia non poche perplessità

Napoli ancora capolista dopo la difficile trasferta di Empoli vinta non senza sofferenza, forse troppa, dagli azzurri di Conte. Prima di addentrarci nella consueta analisi tecnico-tattica della gara, alcune brevi premesse sono d’obbligo. In primis siamo ancora una volta ad evidenziare come la capacità di resilienza e di sacrificio dal sapore di un sano provincialismo abbiano avuto la meglio, portando ad una vittoria sofferta, probabilmente non meritata, ma di straordinaria importanza. In secondo luogo, pur non convincendo, il Napoli ha vinto grazie ad un rigore sacrosanto e chi sostiene il contrario lo fa artatamente e in modo subdolo e soprattutto senza argomentazioni.


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Il fallo su Politano non è il famoso “step on foot”, ma un intervento in ritardo sulla coscia da parte del pur bravo Anjorin quando la palla era stata già spostata anche in maniera scaltra dall’ ottimo esterno partenopeo. Infine, ciò che andiamo ad analizzare non costituisce in alcun modo critica al lavoro di straordinaria qualità che lo staff tecnico sta svolgendo con risultati in qualche modo sorprendenti per la velocità con cui sono arrivati, quanto piuttosto una riflessione su alcune tematiche che a nostro modesto avviso potrebbero essere perfettibili o se non altro modificabili, specie in alcune gare con le cosiddette “piccole”.


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PRIMO TEMPO – POLITANO BASSO SU PEZZELLA, RRAHMANI TIRATO FUORI DA COLOMBO. La situazione tattica verificatasi al minuto dieci del primo tempo, riprodotta nella lavagna, si è riproposta come leit motiv dell’intera prima frazione di gioco. Si tratta però di una situazione ricorrente già nel primo tempo al Maradona contro il Como e, in parte seppur con dinamiche un po' diverse, in casa contro il Parma. Nello specifico il bravo D’Aversa ha preparato la gara tenendo spesso fuori dall’area di rigore i due attaccanti, in particolare Colombo. Quest’ultimo, evidenziato in possesso di palla, tirava spesso fuori dall’area Rrhamani abbassandosi in zona quasi di trequartista offensivo di sinistra. Al tempo stesso, con Esposito che spesso girava a largo come vediamo dal lato opposto, a riempire l’area erano spesso Gyasi, che vediamo in lavagna aver tagliato tra Buongiorno e Spinazzola, e Fazzini che sovente gravitava in zona trequarti al limite dell’area tra le linee, pronto all’inserimento in zona gol. Un atteggiamento così aggressivo, con la ricerca della superiorità in zona sinistra, costringeva Politano ancora una volta a stare molto basso per assorbire la posizione di Pezzella tenuto molto alto. L’esterno “offensivo” di Conte finiva spesso per essere il giocatore più basso della linea difensiva partenopea. Questa densità voluta da D’Aversa creava il cosiddetto sovraccarico in zona sinistra per svuotare il lato opposto, laddove a turno Esposito e talvolta Gyasi, godevano dello spazio lasciato a loro disposizione da Kvaratskhelia tenuto volutamente da Conte in posizione di smarcamento preventivo per la eventuale transizione positiva, che mai nel primo tempo il Napoli è riuscito ad azionare, complice l’indolenza del georgiano e la giornata decisamente negativa di Lukaku. Quest’ultimo aspetto costituisce la motivazione per la quale Conte sta considerando la opportunità di impiegare Neres, comunque meno portato alla copertura, come alternativa al georgiano, anche ieri in ombra.

Dunque tre sono le domande che ci poniamo in maniera chiediamo legittima e che non crediamo certamente siano archiviabile alla voce “aria fritta”

1. In gare come quelle con Empoli, Como, Parma, è davvero necessario abbassare il nostro esterno di attacco in copertura così stabile sull’esterno avversario, privando al contempo la squadra delle sue capacità offensive? 

2. Riempire l’area di rigore a protezione della porta con 4 elementi, contro i potenziali 2 attaccanti, schiacciando così tanto la squadra, non penalizza troppo le possibilità di ripartenza? 

3. Quanto potrà durare organicamente Politano in questa funzione che lo porta ad un lavoro di sacrificio ingente per tante gare? Vero è che il Napoli non ha impegni di coppa, ma resta il fatto che anche ieri l’esterno azzurro ha terminato la gara stremato.

SECONDO TEMPO – CONTE CAMBIA IL SISTEMA IN UN 4-3-3 PIU’ PURO. Sottolineando che non sempre si potrà concedere un tempo agli avversari, che non sempre si chiameranno Empoli, al termine di un primo tempo inguardabile dal punto di vista tecnico-tattico dei suoi, Conte negli spogliatoi, come già accaduto contro il Como, ha potuto apportare gli opportuni correttivi tattici, portando McTominay in posizione meno offensiva e più da mezzala, sistema che ha portato benefici alla manovra di Gilmour e di tutta la squadra che ha beneficiato del concomitante calo dei padroni di casa dopo una prima frazione giocata a ritmi insostenibili per l’intera contesa. Il Napoli ha così potuto beneficiare degli automatismi di sovrapposizione e di taglio sul lato offensivo di destra della catena collaudato tra Politano, Di Lorenzo e Anguissa, come vediamo in lavagna, lasciando spesso in uno contro uno i due centrali di difesa contro i due attaccanti toscani. Atteggiamento più coraggioso che, se non altro, ha portato i partenopei a non subire praticamente nulla nella ripresa. Atteggiamento al tempo stesso reso possibile dalla diversa verve con cui sono entrati sul terreno di gioco Olivera e soprattutto Simeone in luogo dello scialbo Spinazzola e del non pervenuto Lukaku, al cospetto del cui fantasma Ismajli ha fatto un figurone. Lo stesso ingresso di Neres in luogo dell’apatico Kvaratskhelia, ha dato verve alla manovra in trequarti e ci si chiede ancora una volta se ci si possa ancora permettere il lusso di tenere in panca un elemento che ha evidentemente una marcia in più rispetto agli standard attuali del georgiano, i cui dati lasciano ancora una volta perplessi e certificano la sua assenza nella gara. Anche ieri infatti 3 dribbling tentati nessuno dei quali a buon fine, 8 contrasti totali di cui solo uno vinto, 30 tocchi di cui 13 possessi persi, e un solo fallo subito. Da un giocatore della sua classe e del suo talento è lecito aspettarsi decisamente di più. 

Pur avendo dunque subito nulla nella ripresa, tuttavia la produzione offensiva degli uomini di Conte è risultata pressoché pari allo zero anche nella seconda frazione e l’ottimo portiere Vasquez ha dovuto raccogliere il pallone alle proprie spalle senza aver mai subito una conclusione in porta e con i guantoni sostanzialmente immacolati. 

NAPOLI I PLUS E I MINUS. Dalla analisi delle metriche e da quella tecnico-tattica il Napoli tornerà da Empoli con una serie di spunti di riflessione positivi ma anche negativi. Li abbiamo riassunti nella grafica dei Plus e Minus della gara in terra toscana.

Come evidenziato bene i cambi, ottimo lo spirito di sacrificio e resilienza, le prove su tutti di Buongiorno e Caprile che hanno tenuto a galla il Napoli nel primo tempo, da rimarcare la condizione fisica che consente al Napoli di finire sempre in crescendo rispetto agli avversari, senza tralasciare l’importanza capitale dei tre punti.

Di contro vanno evidenziate le prove incolore di Lukaku e di Kvaratskhelia, il primo tempo ancora una volta regalato agli avversari, e il troppo poco coraggio mostrato dal Napoli con un atteggiamento tattico eccessivamente prudente e remissivo. Aspetto certificato tra l’altro dalla metrica PPDA - Passes allowed Per Defensive Action, metrica che utilizziamo per misurare l’intensità del pressing di ogni squadra, indica la frequenza con cui una squadra intraprende un tentativo di riconquista del pallone nelle prime fasi della costruzione della manovra avversaria, permettendo di misurarne attitudine difensiva ed aggressività in maniera oggettiva e comparabile. Per i più curiosi esso viene calcolato dividendo il numero di passaggi concessi nella metà campo avversaria per il numero di azioni difensive intraprese, intese come tentativi di intercetto, contrasti (vinti e persi) e falli commessi. 

Maggiore sarà il pressing offensivo portato da una squadra e minore sarà il valore del PPDA. Al contrario una squadra che preferisce difendere più vicino alla porta avrà un PPDA più alto, risultante dal maggior numero di passaggi concessi nella metà campo avversaria prima di intraprendere un tentativo di riconquista del pallone. E quest’ultimo risulta essere proprio il caso del Napoli che anche ieri ha evidenziato un valore del PPDA pari a 11.81, decisamente troppo alto. Il dato, se associato anche a quello relativo alla percentuale di recuperi in zona offensiva pari nel primo tempo allo 0% contro il 17% dell’Empoli e nella ripresa attestatosi all’ 11,8% contro il 10.5% dei toscani, per un consuntivo a fine gara pari al 5% a fronte di un 15% dei padroni di casa, certifica un atteggiamento poco aggressivo in fase di non possesso che risulta probabilmente voluto dallo staff tecnico del Napoli, specie se andiamo a guardare la graduatoria dei PPDA in Serie A dopo otto giornate. Essa vede il Napoli con un valore pari a 13.29 al quattordicesimo posto, dietro tutte le grandi (graduatoria guidata dal Bologna di Italiano con 7,48, su Roma, Lazio, Inter, Atalanta e Fiorentina). Tuttavia viene da chiedersi se in gare come quella di Empoli, al cospetto di avversari ostici ma certamente dalla cifra tecnica inferiore, non sia il caso di osare di più ed alzare il pressing in maniera più decisa, riservando un atteggiamento tattico più prudente per gare contro avversari dallo standing più elevato, leggi ad esempio Juventus e Inter.


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Alessandro D'AriaAlessandro D'Aria
Match Analyst e Football Data Analyst certificato ed abilitato alla professione. A fine anni '90 ha seguito da vicino prima la Primavera e la prima squadra del Napoli. Si occupa per AreaNapoli.it, tra l'altro, dell'analisi dell'avversario.

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