Alla scoperta del Sassuolo di Grosso: primo scoglio per il Napoli Campione
Il Sassuolo di Fabio Grosso è il primo ostacolo da superare per il Napoli nel campionato 2025-2026. Alla scoperta della squadra emiliana.

E’ già tempo di campionato anche se, come ormai da anni, vivremo le prime due giornate di Serie A con il mercato ancora aperto e con molti affari che andranno a conclusione proprio nelle ultime ore della sessione estiva della campagna trasferimenti e prestiti.
Alla scoperta del Sassuolo
Il Napoli campione d’Italia in carica esordisce in una trasferta in quel di Reggio Emilia contro una squadra, il Sassuolo, che sembra poter riservare non poche insidie ai partenopei. La gara si giocherà al Mapei Stadium, il settore ospiti dello stadio è andato soldout nel girone di pochissime ore, c'è grandissima attesa. Proviamo a conoscere meglio la neo promossa allenata dal campione del mondo Fabio Grosso.
LE INSIDIE PER I PARTENOPEI
Come spesso accade le squadre cosiddette “piccole”, segnatamente le neo promosse, tendono a tarare la preparazione pre-campionato in modo tale da partire forte proprio nelle prime giornate per poter accumulare punti preziosi per i momenti di magra. Questa potrebbe certamente rappresentare la principale insidia insieme all’entusiasmo di un ambiente che ha ritrovato, velocemente, la Serie A. Anche dal punto di vista tecnico non pochi gli elementi di valore da segnalare. Su tutti quel Domenico Berardi che per motivi vari non è mai riuscito a salire sul treno importante delle squadre top pur avendone le capacità, ma anche l’esterno Laurientè, accostato spesso anche al Napoli, così come Andrea Pinamonti, centravanti scuola Inter che spesso ha castigato i partenopei anche in un recente passato. A sinistra lo scozzese Doig ha dimostrato di essere dotato di passo e capacità organiche di rilievo, mentre in mezzo al campo sono certamente da segnalare la sapienza tattica e l’ordine di Boloca, oltre alla freschezza del giovane canadese Ismael Konè, che potrebbe essere una delle rivelazioni del campionato. Vanno inoltre tenuti d’cchio l’ex esterno del Como Fadera e il giovane talentuoso Cristian Volpato, atteso alla definitiva esplosione.

GIOCO E MENTALITA’ DEL NUOVO SASSUOLO
Dal punto di vista tattico Fabio Grosso ama schierare la squadra con un classico sistema 4-3-3. In sede di costruzione, il tecnico emiliano predilige la verticalizzazione immediata, cioè il lancio verso la prima punta o uno degli esterni d’attacco. La prima ha il compito di agire di sponda, mentre gli altri due quello di tentare l’uno contro uno e presentarsi, in caso di successo, al tiro o all’assist in favore di un compagno che, oltre al centravanti, ha seguito intanto l’azione. Su questo canovaccio si innesta qualche variante, per cui non mancano casi in cui la sfera è condotta verso l’area di rigore opposta attraverso il fraseggio, che inizia coinvolgendo il play o l’altro mediano ed uno dei laterali, più di frequente il sinistro, dal momento che il giovane scozzese Josh Doig, esterno basso di sinistra, ha spiccate doti di spinta e notevole gamba. Il modulo, pertanto, diventa 3-4-3, con la mezzala destra o mancina (a seconda del terzino che spinge) che si allarga sul suo lato di competenza. Se l’azione trova sviluppo offensivo, l’esterno d’attacco più vicino all’azione tende a convergere verso il centro, e sovente finisce per concludere a rete. Questa è una delle ragioni per cui Laurienté, che è proprio un esterno, è stato capocannoniere del campionato di serie B nella passata stagione, ferma restando, ovviamente, l’eccellente struttura complessiva della compagine neroverde, che ha letteralmente dominato l’ultimo campionato di Serie B.
In fase di non possesso, il Sassuolo si sistema di solito in un 4-1-4-1. Il primo attaccante diventa sostanzialmente il primo difensore, agendo in pressione sul costruttore dal basso avversario, mentre i due esterni e le altrettante mezze ali si sistemano alle sue spalle, con lo scopo di chiudere i corridoi laterali e centrali, e quindi non concedere particolari sbocchi agli atleti con maglia diversa dalla loro. Il playmaker si sistema davanti al pacchetto arretrato. L’obiettivo principale, quindi, non è tanto il recupero rapido del pallone, quanto obbligare i calciatori opposti al lancio ad ampia gittata, sul quale i difensori centrali, ben strutturati, tra cui segnaliamo il bosniaco Muharemovic, hanno sovente vita facile. In qualche caso, però, l’undici emiliano preferisce operare una pressione più forte e più alta. In questo caso i due esterni d’attacco, per aiutare la prima punta, si accentrano, e le mezze ali si sistemano in linea con il regista, che avanza di diversi metri il suo raggio in un sistema che diventa in questo caso un 4-3-2-1.
Questo sistema consente al Sassuolo di arrivare alla conclusione, su azione, in quattro diverse codifiche. La prima, che è anche la più frequente, è conseguente all’opera di un esterno d’attacco, che si mette personalmente in condizione di battere a rete (iniziativa personale) oppure ci arriva a seguito di rapidi movimenti e combinazioni che coinvolgono la prima punta, una mezzala o in qualche caso un laterale. La seconda è la finalizzazione del terminale, il centravanti, che può raccogliere un assist proveniente dai lati (terzini o ali) oppure sfruttare, con intelligenza e cattiveria agonistica, le tantissime possibili situazioni che si possono determinare nei sedici metri opposti. La terza prevede il tiro (di esterno o centrocampista) dai venti metri circa, dopo invito proveniente da una delle bande laterali o sponda della prima punta. Naturalmente, per disattenzioni, si può anche creare un buco centrale in cui si infila il mediano neroverde che poi, come accennato, conclude a rete dalla media distanza. La quarta ed ultima codifica dipende dall’eccellente capacità di diversi calciatori del Sassuolo di essere imprevedibili nelle giocate. Dal piede di Berardi, ad esempio, può nascere non solo una conclusione in prima persona, ma anche un’invenzione improvvisa in favore di un compagno di squadra.
Ma una delle caratteristiche del tecnico emiliano è certamente la flessibilità tattica per cui Grosso potrebbe anche decidere di schierare i suoi calciatori in un 4-2-3-1, un sistema che , evidentemente, prevede la presenza di un atleta con incarichi di fantasista, oltre due mediani con uno un po’ più basso (più difensivo) e l’altro un po’ più alto e deputato a legare il reparto nevralgico con quello offensivo. Si tratta di un’ipotesi da non escludere perché il tecnico può contare su elementi estremamente abili nei compiti di rifinitura: Kristian Thorstvedt in primo luogo (anche se fuori dai giochi per infortunio), ma anche Nicholas Pierini o il più giovane Cristian Volpato, anche se gli ultimi due potrebbero agire come ali. A proposito degli esterni d’attacco, i loro compiti, nel 4-2-3-1, non sono molto diversi da quelli svolti nel 4-3-3: volate sulle fasce o accentramento per il tiro, a seconda delle varie situazioni. Tuttavia aumentano le loro responsabilità difensive, considerato che manca una mezzala che potrebbe aiutare il terzino nel lavoro di contenimento sulle corsie. In sede di non possesso, quindi, il sistema diventa 4-4-1-1 o 4-1-4-1 se il trequartista si abbassa all’altezza del mediano in precedenza più alto, con quello basso che va ad agire da schermo davanti al pacchetto difensivo per aumentare la capacità di interdizione e di opposizione alla manovra offensiva avversaria.
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