Jeppson, Savoldi e Maradona valgono (finanziariamente) meno della metà di Osimhen
Una simpatica analisi finanziaria condotta da Imperatore Consulting per "pesare" dal punto di vista storico il rischio di impresa nel mondo del calcio.

Nel corso degli anni, il calcio ha subito una trasformazione profonda, evolvendosi da semplice sport a una vera e propria macchina economica. Lo scopo di questo articolo è di analizzare come sia cambiato il rischio di chi fa impresa nel business del calcio, giocando un po' con i numeri (anche se il "gioco" è decisamente serio) per dimostrare quanto l'aspetto finanziario del calcio moderno sia incommensurabile rispetto al passato. Attraverso un'analisi finanziaria dei trasferimenti che ebbero una grande rilevanza mediatica di alcuni dei più iconici calciatori del Napoli, come Jeppson, Savoldi e Maradona, confrontiamo questi investimenti con l'acquisto più costoso nella storia del Napoli, quello di Victor Osimhen (70 milioni di euro), evidenziando come il rischio imprenditoriale sia drasticamente cambiato.
Per fare un confronto accurato, abbiamo considerato l'inflazione accumulata nel tempo (ovvero l'aumento dei prezzi e la conseguente riduzione del potere d'acquisto) e il tasso di cambio fisso lira-euro, stabilito in 1 euro = 1.936,27 lire. Cominciamo con Hasse Jeppson, il primo clamoroso acquisto dell’allora presidente Lauro, che lo portò al Napoli nel 1952 per la cifra record di 105 milioni di lire. Ma quanto varrebbe oggi l’asso svedese? Considerando l’inflazione accumulata dal 1952 al 2020 pari al 2.590% (i prezzi sono aumentati di circa 26,9 volte in questo arco di tempo) e il tasso di conversione dalla lira all’euro (1 euro = 1.936,27 lire), quei 105 milioni di lire avrebbero un potere d’acquisto equivalente a circa 1,46 milioni di euro nel 2020.
Passando a Beppe Savoldi, acquistato nell’estate del 1974 dal Bologna per 2 miliardi di lire dal presidente Ferlaino, quanto varrebbe oggi questo trasferimento? Considerando l’inflazione accumulata dal 1974 al 2020, pari al 517% (i prezzi sono aumentati di circa 6,17 volte nel corso di questo periodo) e il tasso di conversione lira-euro (1 euro = 1.936,27 lire), quei 2 miliardi di lire avrebbero un potere d’acquisto di circa 6,37 milioni di euro nel 2020.
Infine, arriviamo a Diego Armando Maradona, il più grande calciatore della storia del football, acquistato dal presidente Ferlaino nell’estate del 1984, senza entrare nel merito della dinamica dell’investimento (garantito da Banco Napoli), per 15 miliardi di lire. Considerando l’inflazione accumulata dal 1984 al 2020, pari al 178,9% (i prezzi sono aumentati di circa 2,789 volte durante questo periodo) e il tasso di conversione lira-euro (1 euro = 1.936,27 lire), quei 15 miliardi di lire oggi avrebbero un potere d’acquisto di circa 21,6 milioni di euro!
Si tratta di calcoli approssimativi, ma, pur tenendo presente che è un gioco, risulta sorprendente notare che gli importi spesi per gli acquisti di Jeppson, Savoldi e Maradona, rivalutati e sommati, corrispondono a circa il 40% dell'investimento per Victor Osimhen. Questo dato non solo evidenzia la crescita esponenziale del valore economico del calcio, ma mette in luce il notevole rischio d'impresa che ha assunto il presidente Aurelio De Laurentiis.
Spesso i "nostalgici" tendono a sminuire il contributo di De Laurentiis, richiamando alla memoria i "grandi acquisti del passato", ma senza considerare davvero la portata dei rischi economici che comporta il calcio moderno. Il contesto attuale è radicalmente diverso: ogni investimento richiede strategie complesse e una visione a lungo termine per garantire la sostenibilità del club. De Laurentiis ha saputo affrontare queste sfide, trasformando il Napoli in una realtà competitiva a livello internazionale, pur navigando in un mercato molto più difficile e incerto rispetto a quello dei decenni passati.





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